Stretta fiscale di Obama contro le principali compagnie del petrolio

Mentre in Italia non sembra avere ancora portato agli effetti sperati l’iniziativa fiscale nei confronti dei petrolieri, l’ultimo bilancio statunitense illustrato dal presidente Barack Obama ha messo in luce la totale assenza di generosi sconti fiscali e di misure speciali rivolte al settore petrolifero. Per essere più precisi, nel bilancio mancano 26 miliardi di dollari, una somma che avrebbe dovuto essere destinata alle grandi multinazionali del greggio per l’anno finanziario 2009-2010. Una mossa che non deve sorprendere in quanto tale, dato che era stata ampiamente prevista nella campagna elettorale del neoeletto presidente, ma per la tempistica: le compagnie petrolifere, abituate da ben 50 anni a beneficiare di consistenti incentivi fiscali, non hanno ovviamente gradito la decisione. Anzi, l’Associazione petrolifera indipendente americana (IPAA), una sorta di sindacato del settore, ha dissentito in maniera evidente, dato che ritengono sia stato messo in discussione un principio strategico della storia statunitense.

 

Maggiorate inglesi: niente tassa XL

Dopo la tassa sulle sigarette in Cina, non per diminuirne il consumo ma per incentivare i dipendenti pubblici ad accenderne più possibile; dopo la tassa sui grassi di Ryanair, il cui pericolo é ormai scongiurato, eccoci di fronte ad un’altra stranezza. Sembra che in tempi di crisi le aziende ne stiano inventando di tutti i colori allo scopo di reperire un pò di denaro in più. L’ultima stranezza arriva dall’Inghilterra, dove la catena Marks&Spencer aveva deciso di tassare – aumentando il prezzo – i reggiseni dopo la IV misura. In pratica giudicata una vera e propria ingiustizia dalle donne che ne sono dotate naturalmente e da coloro che hanno visto aumentare le loro forme dopo la gravidanza.

Come si può ben immaginare non poche sono state le proteste delle inglesi anche sul fronte della salute: indossare reggiseni di taglia più piccola potrebbe essere dannoso per la postura.

Stati Uniti: l’Oklahoma insorge contro la pressione fiscale

Negli Stati Uniti Barack Obama ha acquisito in breve tempo una popolarità ed un consenso di gran lunga superiore al predecessore repubblicano George W. Bush, ma anche di quello democratico Bill Clinton. Pur tuttavia, dopo quattro mesi dall’insediamento alla Casa Bianca del primo Presidente afro americano della storia degli Stati Uniti, per Barack Obama potrebbero arrivare le prime grane nel rapporto tra l’Amministrazione e gli Stati federati. C’è gran fermento infatti in Oklahoma dove, nonostante il veto imposto da Brad Henry, Governatore dello Stato federato, sponda democratica, la Camera ha approvato una Legge che, se arriverà anche il via libera da parte del Senato, potrebbe arrivare dritta sulla scrivania di Barack Obama. La Legge in questione, in particolare, punta a ribadire il diritto di sovranità dello Stato dell’Oklahoma, ma è strettamente collegata al fatto che la decisione di Barack Obama di puntare, in materia di sviluppo energetico, sulle fonti rinnovabili, penalizza proprio l’Oklahoma a causa di un inasprimento della tassazione sulle materie prime energetiche non rinnovabili che rischia di mandare a gambe all’area l’economia di un paese che vive di gas e di petrolio.

Ryanair annuncia: niente tasse per i grassi

Continueranno quindi a volare in tutta tranquillità gli amanti della buona forchetta. Nelle ultime ore la decisione, Ryanair ha confermato in una nota:

Non si applicherà la tassa sui ‘grassi’ perche’ non c’e’ modo di incassarla senza sconvolgere il turnaround degli aerei di 25 minuti ed il check-in online.

Eppure ben più di 16.000 passeggeri hanno votato l’ultimo sondaggio online per spiegare come la compagnia aerea avrebbe dovuto far pagare ai passeggeri più grassi. A favore della tassa sono stati non pochi: il 46% dei votanti proponeva di far pagare a kg. per gli uomini che superano i 130 kg e per le donne che superano i 100 kg.

“Robin Tax”: un primo bilancio a quasi un anno dall’introduzione

È ormai passato quasi un anno dal lancio, da parte del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, della cosiddetta Robin Tax: il 3 giugno 2008, infatti, veniva ideato questo particolare tipo di imposta, con l’intento di tassare petrolieri, banche, assicurazioni e cooperative per poi alleggerire conseguentemente il gettito fiscale dei soggetti con redditi più bassi. Si può dunque stimare un primo, sommario, bilancio di questa interessante iniziativa? È il bilancio annuale dell’Eni a illuminarci in tal senso: nel 2008, le aziende dell’ente hanno contabilizzato imposte correnti sul reddito per 1,91 miliardi di euro, mezzo miliardo in meno rispetto a un anno prima. Il bilancio mette in luce come, senza la Robin Tax, esse avrebbero pagato ancor meno imposte: ma sono due i motivi che possono scontentare il ministro. Anzitutto, Tremonti contava molto sull’apporto della tassa per far respirare i conti pubblici; le previsioni parlavano infatti di un gettito che sarebbe salito fino a 4,6 miliardi di euro, quindi una misura imponente, ma non tutti i petrolieri sono stati colpiti allo stesso modo.

 

Cina obbliga dipendenti pubblici a fumare: tasse sulle sigarette fanno bene al fisco

Mentre in Usa dal 1 aprile è entrata in vigore la norma che prevede un aumento del prezzo delle sigarette, dall’altra parte del mondo si incentivano i fumatori non solo a continuare nella loro abitudine, ma anche ad aumentarne le dosi. Arriva dalla Cina una notizia alla quale molti stenteranno a crederci: nella contea di Gong’an nella provincia di Hubei, l’amministrazione è pronta ad adottare un provvedimento per stimolare l’economia locale.

Si tratta di sigarette: “obbligare” i lavoratori della regione a fumare. Obbligatorio quindi consumare almeno 230mila pacchetti di sigarette locali ogni anno. Non si hanno ancora notizie precise se sia stata fissata una quota-pacchetti pro capite, tuttavia per ora il provvedimento riguarda solo i dipendenti pubblici. Dovremmo chiederci: insegnanti a fumare davanti agli alunni? Medici che accendono una sigaretta davanti a un paziente? Asili che vedono le maestre impegnate più che altro a scambiarsi sigarette e non a cantare una filastrocca con i bimbi? La notizia ha quasi del ridicolo ma non si può fare a meno di rilevarne la triste realtà.

Maxi evasione imprese edili: 500 milioni di Iva non versata

Evadere le tasse é situazione in cui spesso ognuno di noi si trova a dover fare i conti: si va dal bar che non rilascia lo scontrino, al pescivendolo, al carrozziere, al dentista al quale per farci rilasciare la fattura dobbiamo dire che ci serve per la dichiarazione dei redditi, ecc.. L’ultima notizia in fatto di evasione rivela cifre allarmanti: sono oltre cinquemila, le imprese edili che negli ultimi tre anni hanno eseguito lavori di ristrutturazione senza dichiarare il reddito. La notizia trapela dall’esecuzione da parte della guardia di Finanza del Piano Pandora, che ha scoperto in tutta Italia 5246 evasori totali. L’operazione era stata avviata già nel 2006 per vigilare sulle ristrutturazioni per cui erano stati richiesti sgravi fiscali. I redditi non dichiarati ammontano a circa 3 miliardi di euro, si ipotizza che le ditte emettessero fatture per consentire ai proprietari delle case di avere gli sgravi previsti dalla legge, ma in sede di dichiarazione nascondevano il reddito e non da poco: si tratta di circa 500 milioni di euro di Iva non versata all’erario.

Turismo: cancellazione tassa di soggiorno in Sardegna

Riteniamo che la tassa di soggiorno sia stata un grande successo là dove è stata applicata. Nel comune di Villasimius sono stati raccolti 500mila euro che sono andati per la gran parte a piccole cooperative locali che si occupano di pulizia delle spiagge, servizi ambientali o intrattenimento dei turisti. Insomma, è un’imposta che crea reddito.

Così difendeva la tassa di soggiorno Chicco Porcu, consigliere regionale del Partito democratico.

Roberto Capelli dell’Udc sin da subito a sfavore:

Hawaii: aumenta la tassa di soggiorno turistico

Le Isole Hawaii si trovano nell’Oceano Pacifico, a nord della Polinesia e a 4.000 km. circa di distanza dalle coste occidentali degli Stati Uniti. La popolazione supera 1.200.000 abitanti e le etnie sono diverse: Hawaiani, americani, genti di origine asiatica e polinesiana (tuttavia la Polinesia é piuttosto distante dalle isole hawaiane).

Si avvicina l’estate e per molti viaggiatori appassionati é tempo di prenotazioni. Già da questo mese i più precisi iniziano a valutare le varie proposte per l’estate e in breve tempo, scelgono la meta dei loro sogni (se possono permetterselo). Avete deciso per le Hawaii? Recandovi su queste splendide isole americane dovrete però quest’anno, pagare qualcosa in più per quanto riguarda la tassa di soggiorno turistica.

Cartelle di pagamento: come chiedere la rateazione del debito

Avete un debito fiscale iscritto a ruolo per un importo inferiore ai cinquemila euro? Niente paura! Sia che siate persone fisiche, sia che siate persone giuridiche, la società di riscossione Equitalia permette, semplicemente dietro l’inoltro di una dichiarazione motivata, di poter rateizzare l’importo fino a 36 rate mensili. Nel dettaglio, i debiti iscritti a ruolo fino a duemila euro si possono rateizzare fino a diciotto mesi; quelli da duemila e fino a 3.500 euro fino a ventiquattro mesi e quelli da 3.500 a 5.000 euro in ben trentasei rate. Tutto cambia invece per i debiti iscritti a ruolo oltre i 5.000 euro; in tal caso, infatti, la rateazione è ammessa se e solo se il contribuente è in grado di dimostrare oggettivamente di essere in una situazione di difficoltà riguardo al saldo della cartella di pagamento in un’unica soluzione. Per questo, Equitalia in tal caso chiede alle persone fisiche ed alle ditte individuali la certificazione dell’indice della situazione economica equivalente (ISEE), mentre per le imprese è richiesta la documentazione attestante la sussistenza di difficoltà a livello finanziario attraverso la comunicazione di alcuni dati ed indicatori societari.

Aumento tariffe autostradali dal 1 maggio

Dal primo maggio, chi si troverà in viaggio e deciderà di utilizzare il servizio autostradale dovrà pagare di più. La cifra stimata dell’aumento è di circa 2,40%. Precisamente gli incrementi: per il raccordo autostradale della Valle d’Aosta l’aumento è dello 0,51%, a Napoli l’aumento é del 6,63%. Napoli-Salerno +4,89%; Torino-Aosta +2,90%; Raccordo Gran S. Bernardo +2,71%; Asti-Cuneo +9,30%; Torino-Quincinetto +6,57%; Milano-Serravalle +2,48%; Piacenza-Brescia +2,61%; Brescia-Padova +1,59%; Parma-La Spezia +1,61%; Torino-Savona +0,73%; Torino-Bardonecchia +4,57%; Genova-Ventimiglia +1,83%; Sestri Levante-Livorno +4,55%; Milano-Torino +19,46%, Torino-Piacenza +12,63%; Venezia-Padova +0,66%; Autobrennero +1,57%; Livorno-Rosignano M. +5,14%.

Contrasto evasione fiscale: aumentano le adesioni nei Comuni dell’Emilia-Romagna

Sono sempre di più i Comuni italiani che hanno ufficialmente annunciato la propria collaborazione con l’Agenzia delle Entrate nell’ambito delle azioni di lotta e di contrasto all’evasione fiscale. Tempi duri, quindi, per chi non dichiara nulla o dichiara meno del dovuto e vive una vita agiata, magari con due/tre SUV intestati in famiglia; gli Enti locali, infatti, possono partecipare e compartecipare al recupero delle imposte evase in scia ad un accordo stipulato nell’ottobre scorso tra l’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, e l’Agenzia delle Entrate. Nel dettaglio, le amministrazioni locali hanno facoltà di poter incrociare, attraverso uno scambio informativo con i dati dell’anagrafe tributaria, i dati relativi, ad esempio, ai contratti di affitto, utenze di gas, acqua e luce, ma anche quelli di successioni e bonifici bancari. In Emilia-Romagna, intanto, c’è stato a partire dal 2009 un boom di adesioni proprio riguardo alla collaborazione con l’Agenzia delle Entrate nelle azioni di contrasto all’evasione fiscale.

Riscossione tributi: più efficienza per abbattere la pressione fiscale

In Italia la pressione fiscale è oggettivamente troppo alta. Negli ultimi anni, nonostante i proclami dei vari Governi che si sono succeduti, la situazione non è affatto cambiata, anzi è accaduto che, anche a causa del fenomeno diffuso dell’evasione fiscale, i contribuenti onesti per far quadrare le casse dello Stato debbano pagare anche per chi fa il furbo. In sostanza, quindi, i contribuenti rimangono tartassati dal fisco con la conseguenza che ad essere i più penalizzati sono tutti i lavoratori che hanno le ritenute alla fonte, ovverosia i dipendenti, mentre sul fronte dell’imprenditoria e del lavoro autonomo, complice il fatto che in tal caso si paga solo in funzione di ciò che si dichiara, non mancano i casi in cui la Guardia di Finanza, con cadenza giornaliera, scopre evasioni di imposta per svariati milioni di euro. Il tutto, tra l’altro, è frutto di un sistema di riscossione dei tributi che, a causa di pastoie burocratiche, leggi e norme che allungano i tempi, non sempre è efficiente. Basti pensare agli oltre 5,2 miliardi di euro che l’Erario avrebbe dovuto incassare dal condono ma che stanno rientrando nelle casse dello Stato col contagocce.

Dalla PlasTax all’utilizzo di sacchetti biodegradabili

In Europa si consumano ogni anno circa 100 miliardi di sacchetti di plastica importati per la maggioranza da paesi asiatici come la Cina, Tailandia e Malesia – afferma in uno studio Coldiretti – . Tali sacchetti vengono dispersi nell’ambiente dove occorrono almeno 200 anni per decomporli. Un effetto inquinante sull’ambiente che si aggiunge alla emissione di gas a effetto serra destinato a influenzare negativamente il clima e al consumo di combustibile di origine fossile contro i quali l’Unione Europea si è impegnata a combattere con la firma del protocollo di Kyoto.

Ma in Europa arriva la soluzione: entro il prossimo 31 dicembre, secondo la direttiva europea EN13432, i sacchetti in polietilene verranno infatti sostituiti dai sacchetti biodegradabili. In alcuni Paesi d’Europa i sacchetti di plastica hanno già iniziato il loro declino, alcuni hanno introdotto tasse e tributi proprio per disincentivare l’uso del polietilene. Lo scopo preciso é quello di disincentivare l’uso dei sacchetti che tanto danneggiano il nostro ambiente. Chi ha iniziato questa lotta ai sacchetti é stata l’Irlanda, che in breve tempo si è imposta come modello per molti paesi europei.