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Dalla PlasTax all’utilizzo di sacchetti biodegradabili

In Europa si consumano ogni anno circa 100 miliardi di sacchetti di plastica importati per la maggioranza da paesi asiatici come la Cina, Tailandia e Malesia – afferma in uno studio Coldiretti – . Tali sacchetti vengono dispersi nell’ambiente dove occorrono almeno 200 anni per decomporli. Un effetto inquinante sull’ambiente che si aggiunge alla emissione di gas a effetto serra destinato a influenzare negativamente il clima e al consumo di combustibile di origine fossile contro i quali l’Unione Europea si è impegnata a combattere con la firma del protocollo di Kyoto.

Ma in Europa arriva la soluzione: entro il prossimo 31 dicembre, secondo la direttiva europea EN13432, i sacchetti in polietilene verranno infatti sostituiti dai sacchetti biodegradabili. In alcuni Paesi d’Europa i sacchetti di plastica hanno già iniziato il loro declino, alcuni hanno introdotto tasse e tributi proprio per disincentivare l’uso del polietilene. Lo scopo preciso é quello di disincentivare l’uso dei sacchetti che tanto danneggiano il nostro ambiente. Chi ha iniziato questa lotta ai sacchetti é stata l’Irlanda, che in breve tempo si è imposta come modello per molti paesi europei.

Nel 2002 il governo irlandese ha imposto la “PlasTax”, una tassa di 15 centesimi per ogni sacchetto di plastica, “spaventando” così gli utilizzatori. Per poter fare tutto questo, è necessario costringere il consumatore a cambiare atteggiamento. – afferma il ministro – Soprattutto, facendogli perdere l’abitudine di poter disporre gratuitamente di tutti i sacchetti che gli pare e incoraggiandone, in seguito, il riutilizzo.

Qual’è stato ilpiano messo in atto dagli irlandesi? Innanzitutto una campagna pubblicitaria educativa (via tv e cartelloni pubblicitari), poi l’addebito della tassa presso il punto vendita e la possibilità di monitorare l’evasione fiscale dalla tassa; ma anche una tassa applicata sui sacchetti biodegradabili che quindi l’Irlanda non considera veri e propri amici dell’ambiente. Per cui il Paese mira a far sì che la popolazione conservi le proprie buste e le riutilizzi.

In Europa è possibile evitare la dispersione nell’ambiente di plastica sostituendo i sacchetti della spesa in plastica con materiali biodegradabili di origine agricola comunitaria:

Mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole – afferma Coldiretti – sono sufficienti per produrre circa 100 bustine di bioplastica non inquinante (bio shopper) con un effetto ambientale che giustifica l’attuale differenza di costo di pochi centesimi e che tende progressivamente a ridursi (8 centesimi per il sacchetto biodegradabile rispetto ai 5 di quello in plastica tradizionale).