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Francia: obiettivo tassa sull’inquinamento

Il biossido di carbonio (detto comunemente anidride carbonica) è una sostanza fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali ed è certamente uno dei principali gas serra dell’atmosfera terrestre, Occorre però precisare che solo la metà dell’anidride emessa nell’atmosfera viene assorbita dagli oceani e dalle foreste, la restante parte si accumula all’interno del nostro pianeta provocando l’effetto serra. Negli ultimi decenni l’effetto jserra si è intensificato a causa dell’emissione di metano, di vapor acqueo, degli ossidi d’azoto, i clorofluorocarburi e appunto l’anidride carbonica.

La Francia ha deciso di porre rimedio tassando l’inquinamento. Il principio della nuova tassa, soprannominata carbon tax, dovrebbe rendere più costoso il consumo di energia inquinante in Francia. Essa impone un costo aggiuntivo per ogni tonnellata di CO2 emessa.

Ma come si potrà quantificare l’emissione di Co2? La tassa sarà applicata prima sulle fatture di combustibili fossili (benzina, olio combustibile, carbone e gas) e poi eventualmente, sulle bollette dell’energia elettrica. Bisogna pagare fino a 2.600 euro se si acquista una nuova auto che emette più di 160 grammi di anidride carbonica per chilometro; se le emissioni sono minori, si beneficerà invece di un bonus fino a mille euro. L’imposta inoltre colpirà le imprese che non sono ancora soggette al sistema delle quote di CO2.

Il rischio? Che le imprese facciano ricadere il costo della tassa sul prezzo dei prodotti. Contrarie quindi le associazioni dei consumatori che hanno protestato affermando che in un contesto economico difficile, questa imposta è da considerarsi abusiva.

La Francia non é la prima a pensare ad una tassa del genere: nel 1990 la Svezia introdusse la legge e le emissioni di CO2 nel Paese sono diminuite del 9%. Nessuna ripercussione sull’economia dato che da allora il prodotto interno lordo è cresciuto del 48%.

È uno strumento molto utile, ma è difficile imporlo a livello europeo perché serve l’unanimità dei 27 – ha detto il commissario europeo dell’ambiente Stavros Dimas -. È possibile però raccomandare agli stati membri di prendere provvedimenti nazionali. Già alcuni paesi l’hanno fatto, come la Svezia, mentre la Francia lo sta discutendo.

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