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La Francia accantona la carbon tax e pensa all’imposta sui profitti

Niente da fare per quel che riguarda l’introduzione della carbon tax in Francia: il paese transalpino ha infatti deciso di rinviare questa novità fiscale a una data futura, ancora da definire, a causa soprattutto dei tempi contabili che sta vivendo la nazione. Come sarebbe stata strutturata questa imposta? Il gettito sarebbe aumentato di ben quattro miliardi di euro, grazie, in particolare, al versamento di 17 euro per ogni emissione di tonnellata di anidride carbonica. I maggiori benefici sarebbero andati all’industria, visto che erano in previsione molte esenzioni volte ad agevolare i settori più inquinanti (ad esempio, l’agricoltura, le raffinerie e il settore aereo), mentre l’imposta avrebbe avuto un peso maggiore sulle famiglie francesi. Tra l’altro, la carbon tax è stata messa da parte anche per studiare in maniera più approfondita l’introduzione di una tassa simile; per il momento, a livello di Unione Europea, sono solamente quattro le nazioni che hanno messo a punto una misura di questo tipo, vale a dire la Finlandia, la Danimarca, l’Irlanda e la Svezia, ma più che di carbon tax si tratta di una tassazione che vuole espressamente salvaguardare l’ambiente.

 

Si attende l’intervento della Commissione Europea per dare il via libera definitivo alla riforma dell’imposta sulle società. Gli impegni più urgenti previsti in agenda da Parigi si riferiscono alle innovazioni giuridiche, in particolar modo quelle da apportare in relazione alle aliquote riferite alla tassazione dei profitti delle imprese transalpine.

 

Christine Lagarde, ministro delle Finanze della Francia, ha già fatto sapere, in questo senso, che a breve verrà avviata una importante revisione della imposizione fiscale che favorisce le aziende più grandi, piuttosto che le piccole e medie imprese; l’obiettivo principale è quello di eliminare una volta per tutte le esenzioni, gli sconti e le varie deduzioni che avvantaggiano esclusivamente le società di dimensioni più grandi, senza però dimenticare tutti i benefici che derivano dal transfer pricing, vale a dire le imposte che devono essere versate all’amministrazione finanziaria.