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Carbon tax: Francia pronta per il nuovo contributo

In Francia si discute sulla carbon tax, che aumenterà il costo dei combustibili fossili da parte dei francesi. Il ministro delle Finanze, Eric Woerth, ha annunciato l’inserimento della tassa nella finanziaria 2010. La tassa é stata fissata a 32 euro per tonnellata di CO2 emessa, ma potrebbe esserci un aumento progressivo a 100 euro per tonnellata entro il 2030.

All’inizio partiremo dal prezzo della tonnellata sul mercato, cioe’ 14 euro – ha detto il primo ministro François Fillon -. In seguito metteremo in campo una commissione indipendente incaricata di misurare gli effetti della politica messa in opera e di proporre dei correttivi. La carbon tax e’ un trasferimento di fiscalita’, non una nuova tassa. Per le imprese, sara’ compensata con la soppressione della parte della tassa professionale basata sugli investimenti. Quanto alle famiglie, beneficeranno di una diminuzione della fiscalita’ sul lavoro, sia sull’importo sulle entrate, sia con un calo dei costi sociali.

La tassa avrà il nome di “contributo clima ed energia” e Sarkozy lo proporrà formalmente all’Unione Europea affinchè venga introdotto a livello comunitario.

La Francia si batterà al fianco dei suoi 26 partner europei per ottenere un accordo mondiale ambizioso sul cambiamento climatico – ha affermato il Capo dello Stato -. Ma io lo dico seriamente, non è possibile imporre alle nostre imprese delle regole molto restrittive in materia di ambiente ed accettare che si continui ad importare in Europa dei prodotti di paesi che non rispettano queste regole. Di fronte ai paesi che rifiuteranno di rispettare le politiche di protezione dell’ambiente, la Francia si batterà per l’instaurazione di una carbon tax ai confini dell’Europa, che permetterà all’Europa di far fronte al dumping ecologico.

Mentre in Europa quindi si procede verso la definizione della tassa, arriva un no secco dal continente asiatico. Il vice ministro degli Esteri cinese He Hafei solo poche settimane fa in una conferenza stampa ha sottolineato sì la necessità di una “strategia comune” da parte della comunità internazionale per affrontare l’emergenza clima, ma che non deve essere nè una tassa sulla CO2.

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