La Cina introduce una tassa sulle bacchette di legno

In Cina le stanno pensando davvero tutte per sconfiggere un problema importante e pericoloso come l’inquinamento. La qualità dell’aria che si respira nell’ex Impero Celeste è una delle peggiori al mondo, ma il fatto che si voglia andare anche contro le tradizioni più antiche può forse essere un segnale importante (vedi anche La Cina si prepara per una tassa sulle risorse naturali). Il riferimento non può che andare alle famose bacchette di legno, le “forchette” che i cinesi utilizzano per gustare i loro cibi. Il governo di Pechino si è scagliato proprio contro questo innocuo utensile, popolarissimo in tutta la vasta nazione asiatica, ma comunque responsabile del degrado ambientale.

Carbon tax: lo schema cinese e quello australiano a confronto

L’industria australiana del carbone nutre ancora molta fiducia in merito alle vendite da destinare alla Cina, nonostante la seconda economia mondiale, il paese con il più alto tasso di inquinamento in assoluto, stia pianificando l’adozione di una carbon tax a partire dal 2015: la tariffa iniziale, in particolare, dovrebbe essere pari a 1,55 dollari. I media dell’ex Impero Celeste stanno riferendo da tempo di queste indiscrezioni, tanto che sembra quasi certo il nuovo sistema di tassazione ambientale che dovrebbe ovviamente far capo al locale Ministero dell’Economia.

Italia primato per l’evasione fiscale della comunità cinese

I cinesi stanno sommergendo la nostra economia, é facile accorgersene. Qualsiasi cosa noi compriamo riporta la scritta “Made in China” e se talvolta invece leggiamo “Made in P.R.C.” non fraintendiamo, significa Popular Republic Chinese. I loro prodotti costano pochissimo rispetto a quelli Made in Italy e mentre la qualità meriterebbe un capitolo a parte, sono in molti a preferire risparmio e convenienza, soprattutto in questo periodo di turbolenze finanziarie. L’Associazione Contribuenti Italiani ha aumentato la dose con i dati di una indagine sugli imprenditori e commercianti cinesi che… non pagano le tasse.

La Cina si prepara per una tassa sulle risorse naturali

Introduzione di una tassa sull’uso delle risorse naturali: é la proposta della Cina per ridurre la dipendenza delle autorita’ locali a fronte della vendita di terreni. Il quotidiano China Daily ha sottolineato inoltre che il governo ha intenzione di rivedere anche al rialzo le tasse per le fasce ad alto reddito e introdurre una tassa fondiaria. La Cina, soprattutto nella zona del Nord Ovest è ricca di risorse naturali: i giacimenti di oro, argento, rame, stagno, nichel, platino, litio, manganese, alluminio, ferro, sale e borace sono ai primi posti nel paese.

La Cina è pronta a introdurre la propria tassazione sugli immobili

Nel nostro paese i principali dibattiti a carattere fiscale e tributario sono incentrati sul programma federalista e sui possibili risvolti relativi alle imposte sugli immobili; non deve stupire nessuno, però, se gli stessi discorsi saranno ascoltati anche in territorio cinese, visto che l’ex Impero Celeste è fortemente intenzionato a varare una sorta di rivoluzione impositiva, introducendo una apposita tassazione sulla casa che dovrebbe ricalcare piuttosto fedelmente il modello dell’Imposta Comunale sugli Immobili. Quali sono i dettagli di questo specifico progetto? Anzitutto, c’è da precisare che l’introduzione appena citata riguarderà, come “primo assaggio”, la municipalità di Chongqing, il più esteso distretto della Repubblica Popolare, nella parte sud-occidentale della nazione asiatica. L’indiscrezione è giunta direttamente dall’agenzia statale Xinhua, la quale ha fatto sapere che la nuova tassa comincerà a produrre i propri effetti soltanto nell’ipotesi in cui il Parlamento locale fornirà il proprio assenso al rapporto del governo di Pechino.

Paradisi fiscali e giurisdizioni sempre più rivolti alla Cina

La conformazione dei paradisi fiscali e le loro caratteristiche principali sono mutate profondamente negli ultimi tempi e non solo come il risultato della lotta tenace intrapresa dall’Ocse per ridimensionare il fenomeno: gran parte di quei paesi che applicano una tassazione agevolata e molte giurisdizioni offshore, infatti, si stanno rivolgendo sempre di più al governo di Pechino. Che cosa trovano di così appetibile tali paradisi nella Cina? Secondo moltissimi analisti, sta diventando una prassi ordinaria, persino per i consiglieri della Fed: l’intento è quello di rincorrere letteralmente il mercato dei capitali dell’ex Impero Celeste. Il paese più convinto in questo senso è sicuramente la Svizzera. La Confederazione elvetica, in effetti, ha delineato una serie di fondamentali incontri dal punto di vista tributario, in modo da sistemare nella maniera migliore bilanci e capitali appunto.

Carbon tax: Francia pronta per il nuovo contributo

In Francia si discute sulla carbon tax, che aumenterà il costo dei combustibili fossili da parte dei francesi. Il ministro delle Finanze, Eric Woerth, ha annunciato l’inserimento della tassa nella finanziaria 2010. La tassa é stata fissata a 32 euro per tonnellata di CO2 emessa, ma potrebbe esserci un aumento progressivo a 100 euro per tonnellata entro il 2030.

All’inizio partiremo dal prezzo della tonnellata sul mercato, cioe’ 14 euro – ha detto il primo ministro François Fillon -. In seguito metteremo in campo una commissione indipendente incaricata di misurare gli effetti della politica messa in opera e di proporre dei correttivi. La carbon tax e’ un trasferimento di fiscalita’, non una nuova tassa. Per le imprese, sara’ compensata con la soppressione della parte della tassa professionale basata sugli investimenti. Quanto alle famiglie, beneficeranno di una diminuzione della fiscalita’ sul lavoro, sia sull’importo sulle entrate, sia con un calo dei costi sociali.

Cina obbliga dipendenti pubblici a fumare: tasse sulle sigarette fanno bene al fisco

Mentre in Usa dal 1 aprile è entrata in vigore la norma che prevede un aumento del prezzo delle sigarette, dall’altra parte del mondo si incentivano i fumatori non solo a continuare nella loro abitudine, ma anche ad aumentarne le dosi. Arriva dalla Cina una notizia alla quale molti stenteranno a crederci: nella contea di Gong’an nella provincia di Hubei, l’amministrazione è pronta ad adottare un provvedimento per stimolare l’economia locale.

Si tratta di sigarette: “obbligare” i lavoratori della regione a fumare. Obbligatorio quindi consumare almeno 230mila pacchetti di sigarette locali ogni anno. Non si hanno ancora notizie precise se sia stata fissata una quota-pacchetti pro capite, tuttavia per ora il provvedimento riguarda solo i dipendenti pubblici. Dovremmo chiederci: insegnanti a fumare davanti agli alunni? Medici che accendono una sigaretta davanti a un paziente? Asili che vedono le maestre impegnate più che altro a scambiarsi sigarette e non a cantare una filastrocca con i bimbi? La notizia ha quasi del ridicolo ma non si può fare a meno di rilevarne la triste realtà.