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La Cina si prepara per una tassa sulle risorse naturali

Introduzione di una tassa sull’uso delle risorse naturali: é la proposta della Cina per ridurre la dipendenza delle autorita’ locali a fronte della vendita di terreni. Il quotidiano China Daily ha sottolineato inoltre che il governo ha intenzione di rivedere anche al rialzo le tasse per le fasce ad alto reddito e introdurre una tassa fondiaria. La Cina, soprattutto nella zona del Nord Ovest è ricca di risorse naturali: i giacimenti di oro, argento, rame, stagno, nichel, platino, litio, manganese, alluminio, ferro, sale e borace sono ai primi posti nel paese.

L’economia della Cina è in una fase di crescita inarrestabile: questo si traduce direttamente in un enorme consumo di risorse naturali, basti pensare che solo per produrre le famose bacchette usa e getta, vengono tagliati 25 milioni di alberi all’anno. Ne consegue quindi che la Cina ha un fabbisogno energetico in crescita esponenziale, al quale, con le risorse che ha a disposizione e gli attuali indici di sviluppo, non riesce a fare fronte.

La tassa sulle risorse naturali e’ gia’ stata introdotta nella regione dello Xinjiang nel mese di giugno allo scopo di risparmiare energia e ridurre le emissioni (i produttori di petrolio e gas naturale dello Xinjiang sono obbligati a pagare una tassa del 5% sulle vendite). Secondo quanto annunciato dal governo estesa a tutto il paese nel 2015. La Cina quindi esterndera’ all’intero paese entro entro tale termine anche la tassa sulle estrazioni di petrolio, gas e carbone, che era stata introdotta a giugno nello Xinjiang. Saranno colpiti soprattutto i grossi gruppi come PetroChina, che dovranno pagare un’imposta del 5% sul valore delle vendite di questi prodotti e non sui volumi prodotti. Il petrolio è infatti un’altra importante risorsa energetica del paese. I giacimenti petroliferi e di gas ammontano rispettivamente 370 e 110, distribuiti nella maggioranza delle province, regioni autonome e municipalità del paese.

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