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Francia: carbon tax e stipendi manager

Il governo francese pensa a un raddoppio dei prelievi fiscali dalle pensioni dei grandi manager. Potrebbe essere previsto il passaggio dell’aliquota fiscale dal 6 al 12%, sulle pensioni di molti ex dirigenti d’azienda e che sono state oggetto di molte polemiche negli ultimi mesi. Anche in Italia le polemiche si sono fatte sentire: inq uesti giorni il Consiglio dei ministri sta discutendo un nuovo regolamento tramite il quale il nuovo tetto per le retribuzioni è fissato a quota 300mila euro lordi (circa).

Ma non solo stipendi manager: dal prossimo anno, in Francia, entrerà in vigore la tassa carbone e costerà 17 euro per ogni tonnellata di Co2. Oggi lo ha annunciato il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. La tassa toccherà la consumazione di gas, petrolio e carbone, ma non si applicherà al consumo di elettricità (in Francia è in gran parte di origine nucleare).

Occorre lottare contro il cambiamento climatico – ha affermato il presidente francese -. E’ ora di creare una fiscalità ecologica, la Francia deve aumentare le imposte sulle attività inquinanti e diminuire quelle sulla produzione e il lavoro.

Come vedono i cittadini francesi l’aumento della tassa? Sia Sarkozy che il suo primo ministro François Fillon insistono nel dire che l’introduzione di questa imposta non accrescerà la pressione fiscale, poichè il governo attuerà una sorta di compensazione con la riduzione di altre imposte.

Questa nuova tassa – continua Sarkozy – non ha l’obiettivo di far fare cassa allo Stato ma di incitare i francesi ad utilizzare energie meno inquinanti. Pertanto sarà accompagnata da un calo simultaneo e equivalente di un’altra imposta, quella sui redditi per le famiglie che sono soggette a quell’imposta.

In Svezia, la tassa, introdotta sin dai primi anni 90 e che attualmente è arrivata a 108 euro per ogni tonnellata di emissione di C02, sta riscontrando con una riduzione delle emissioni del 9% per ogni abitante.