Equitalia: sportelli informativi virtuali a Barletta-Andria-Trani

Continuano a tamburo battente le intese territoriali di Equitalia con il mondo produttivo. Martedì scorso, 19 luglio del 2011, è stata la volta della Provincia di Barletta-Andria-Trani, dove Equitalia Etr ha siglato con la Confesercenti un apposito accordo che consente alle piccole e medie imprese associate di poter dialogare in maniera ancora più semplice e veloce riguardo alle tematiche legate alla riscossione. Nel dettaglio, il protocollo d’intesa che è stato stipulato prevede l’attivazione di sportelli informativi virtuali che funzionano attraverso l’inoltro di messaggi di posta elettronica, da parte delle PMI associate alla Confesercenti nella Provincia di Barletta-Andria-Trani, attraverso degli appositi indirizzi di posta elettronica; in particolare, possono essere formulati dalle piccole e medie imprese dei quesiti e richieste di informazioni e di chiarimenti in materia di conto fiscale e di ruoli.

Equitalia: modulo compensazione debiti erariali pronto

Per il pagamento dei debiti erariali mediante compensazione, il modulo di dichiarazione che deve essere presentato ad Equitalia è pronto. A darne notizia in data odierna, venerdì 11 marzo 2011, è stata proprio Equitalia nel precisare come questo sia scaricabile direttamente online, dai siti Internet delle società agenti della riscossione, oppure si può andare a ritirare in formato cartaceo presso tutti gli sportelli della rete Equitalia. La compensazione debiti erariali, in accordo con quanto ha ricordato Equitalia con una nota, fa seguito sia al decreto del MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, riportante la data dell’11 febbraio 2011, sia alle indicazioni che sono state fornite dall’Agenzia delle Entrate, includendo anche una Circolare, la numero 13/E, che è stata emanata oggi dall’Amministrazione finanziaria dello Stato in attuazione al Decreto Legge numero 78 del 2010. In particolare, a sua volta con una nota l’Agenzia delle Entrate ha spiegato come non ci sia alcuna preclusione all’autocompensazione in caso di ruoli per i quali viene concessa la sospensione oppure la rateazione.

Compensazione fiscale: firmato il Decreto sui ruoli

Il cosiddetto Decreto “compensa ruoli” è stato firmato dal Direttore Generale delle Finanze. A darne notizia con un comunicato ufficiale è stato proprio il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ragion per cui presto, in linea con le attese e l’orientamento dell’attuale Governo in carica, si potranno portare in compensazione nell’F24 anche le imposte erariali che sono iscritte a ruolo. In particolare, la partenza della nuova misura è subordinata sia alla pubblicazione del Decreto stesso sulla Gazzetta ufficiale, sia all’istituzione, da parte dell’Amministrazione finanziaria dello Stato, ovverosia l’Agenzia delle Entrate, dei codici tributo che dovranno essere utilizzati per effettuare i pagamenti tramite il modello F24. Il Decreto, in particolare, è stato firmato in attuazione del Decreto Legge numero 78 del 2010, ed nello specifico del comma 1 dell’articolo 31.

Evasione fiscale: troppi gli accertamenti senza riscossione

Nel nostro Paese è anche e soprattutto l’inefficienza della macchina della riscossione ad incentivare l’evasione fiscale. Questo è quanto, in particolare, sostiene l’Associazione Contribuenti.it in virtù del fatto che in Italia il Fisco riesce ad incassare in media solamente il 10,4% degli importi accertati, mentre in Paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti le percentuali vanno a superare il 90%. In base ad un rapporto annuale che, attraverso lo Sportello del Contribuente, Contribuenti.it ha presentato nei giorni scorsi a Bari, l’Italia in materia di riscossione tributi è di conseguenza maglia nera nel Vecchio Continente a causa, come accennato, dell’inefficienza degli esattori ma anche della bassa qualità dei servizi che vengono erogati dalla pubblica amministrazione. Nel dettaglio, le ultimissime stime parlano di un’evasione che annualmente oscilla tra i 125 ed i 163 miliardi di euro tra imposta sul valore aggiunto (Iva), imposte dirette ed imposta regionale sulle attività produttive (Irap).

Cartelle pazze Milano: può intervenire il Difensore civico

Nei giorni scorsi circa ventimila automobilisti di Milano e Provincia si sono visti recapitata o stanno per ricevere una “bella” raccomandata con la quale si viene invitati a pagare una cartella esattoriale per tasse o multe non pagate, altrimenti in tempi brevi è pronto a scattare il fermo amministrativo dell’automobile, ovverosia quella procedura tipicamente denominata con le “ganasce fiscali“. E così, per chi pensava magari di farla franca, dopo tanto tempo sta arrivando l’avviso di riscossione dopo aver strappato la multa per la rabbia o averla riposta e dimenticata in un cassetto con gelida noncuranza. Ma tra queste ventimila raccomandate c’è di sicuro qualche avviso di riscossione riguardante tasse o multe regolarmente pagate, ragion per cui è un’assoluta ingiustizia vedersi “bloccata” la macchina magari proprio in concomitanza con lo spostamento per le vacanze.

Cartelle di pagamento: via libera a compensazione debiti con i crediti di imposta

Per pagare i debiti indicati nelle cartelle di pagamento arriva una nuova modalità comoda e “conveniente” per i contribuenti; trattasi, nello specifico, della possibilità di andare a compensare i debiti che sono iscritti a ruolo con i crediti di imposta che vanta lo stesso contribuente. A tal fine Equitalia ha reso noto d’aver messo a punto, proprio per la compensazione volontaria dei debiti fiscali con i crediti di imposta, i modelli e le procedure per avviarne la comunicazione. Il meccanismo funziona nella maniera seguente: nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate riceve comunicazione dell’esistenza di un credito di imposta vantato da un contribuente che, contestualmente, ha somme iscritte invece a ruolo, l’agente della riscossione, proprio riguardo ai debiti dovuti, procede con la sospensione di ogni azione di recupero e provvede all’inoltro e all’attivazione di una proposta di compensazione.

Modello Unico 2009: gli errori da evitare con l’F24

Scaduti i termini per la presentazione del modello 730/2009 da parte dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, con l’entrata del mese di giugno si avvicina l’appuntamento con la compilazione del modello Unico 2009 da parte dei titolari di partita IVA. Ma per mettersi in regola con il fisco non basta compilare correttamente e trasmettere il modello della dichiarazione dei redditi; occorre altresì versare correttamente le imposte, tramite il modello F24, senza incorrere in errori formali. A tal fine, l’Agenzia delle Entrate ha stilato una vera e propria “classifica” degli errori più frequenti che i contribuenti commettono quando pagano le tasse con il modello F24; tra gli errori più comuni c’è quello relativo al codice tributo, mediante il quale con il modello F24 viene univocamente identificata l’imposta che si sta versando. Sono frequenti infatti gli errori relativi a versamenti dell’IRPEF scambiando un codice per un altro, così come molto spesso si sbaglia ad indicare, riguardo alle addizionali regionali, il codice della Regione corretto.

Modello Unico 2009: come, dove e a chi presentarlo

Per gli imprenditori e per tutti coloro che, in possesso di partita IVA, esercitano arti e professioni, si avvicina a grandi passi l’appuntamento con Unico 2009 e con il relativo pagamento delle tasse che quest’anno, per chi rientra nell’ambito degli studi di settore, potrà avvenire nel mese di luglio senza la “consueta” maggiorazione dello 0,40%. Il modello Unico 2009 è disponibile gratuitamente, con le relative istruzioni, sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, e può essere compilato e trasmesso in via telematica direttamente dal contribuente, oppure quest’ultimo può sempre e comunque avvalersi di un intermediario abilitato alla trasmissione. Gli intermediari, inoltre, a fronte di un corrispettivo possono compilare il modello per conto del contribuente, il quale è chiamato a consegnare al professionista tutta la documentazione necessaria per il calcolo delle imposte.

Riscossione crediti insoluti: il fermo amministrativo

Cosa si rischia quando non si paga una cartella esattoriale? Ebbene, attraverso l’operato di un agente per la riscossione, le Regioni, i Comuni, l’INPS, ma anche l’Agenzia delle Entrate, possono provvedere, al fine di riscuotere i crediti insoluti, a procedere al fermo amministrativo una volta trascorso il termine di Legge di sessanta giorni per il pagamento della cartella esattoriale. Con la procedura del fermo amministrativo, che non è altro che una pratica coattiva e forzosa di riscossione del credito, l’agente della riscossione punta a riscuotere il credito, che può essere costituito da  tasse, contributi previdenziali, ma anche il canone RAI, attraverso il pignoramento di beni mobili e immobili. Per il pagamento tramite cartella esattoriale di piccoli importi, di norma viene recapitato al soggetto che deve pagare un sollecito, ma quando l’importo è elevato si passa subito all’invio del “preavviso di fermo“; nel caso in cui il soggetto che deve pagare non provvede a saldare il dovuto, si passa all’iscrizione del provvedimento e, per gli importi elevati, al “fermo” dell’autoveicolo o di più autoveicoli intestati al debitore.

Evasione fiscale: contrasto più efficiente con l’incrocio dati Tarsu

Il pagamento della tassa sui rifiuti solidi urbani può essere fatale per quei contribuenti con il “vizietto” dell’evasione, specie se trattasi di imposte non pagate nel campo della locazione immobiliare. Periodicamente, infatti, sia le società concessionarie, sia gli Enti locali, provvedono a comunicare i dati acquisiti sulla Tarsu all’Agenzia delle Entrate. E proprio nei giorni scorsi, tra l’altro, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a concedere una proroga a Comuni e società concessionarie nell’obbligo di invio dei dati sulla tassa sui rifiuti solidi urbani relativamente agli anni solari 2007 e 2008. Per l’inoltro dei dati c’è ora tempo per le Amministrazioni locali fino al prossimo 31 ottobre 2009, quando, nell’ambito dell’attività di gestione dei rifiuti, dovranno essere comunicati i dati catastali di ogni singolo immobile unitamente a quelli identificativi sia dei detentori, sia degli occupanti. Una volta acquisiti, nell’ambito dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, ed in particolar modo, come accennato, per quella nell’ambito delle locazioni immobiliari, i dati potranno essere incrociati con quelli che mette a disposizione l’Agenzia del territorio.

Cartelle di pagamento: come funziona l’istanza di autotutela

Quando ad un contribuente viene recapitata una cartella di pagamento, magari di importo rilevante, e risulta essere sbagliata, o addirittura vengono richieste somme già pagate con un ravvedimento fatto di recente, è bene muoversi con estrema tempestività. Il contribuente che vuole contestare il contenuto e la somma da pagare scritta nella cartella di pagamento può infatti avvalersi dell’autotutela che è uno strumento utile sia per l’Amministrazione finanziaria, sia per il contribuente in quanto si possono in questo modo effettuare delle verifiche ed evitare che il contenzioso si protragga nelle sedi opportune con conseguente spreco di tempo e di risorse a carico delle parti in gioco. Con l’autotutela, infatti, il contribuente, con una semplicissima domanda in carta semplice, può presentare l’istanza all’ufficio competente segnalando l’atto per il quale si richiede l’annullamento e, soprattutto, i motivi per i quali il contribuente chiede l’annullamento della cartella.

Cartelle pazze: anche i defunti non hanno pace

Il recapito delle cartelle di pagamento ai contribuenti è uno dei problemi più grossi ed irrisolti nel nostro sistema fiscale, visto che buona parte di queste sono spesso incomplete, errate o addirittura “pazze“. E se già la ricezione di una cartella di pagamento per il contribuente non è di certo una cosa piacevole, tutto diventa frustrante quando magari nella cartella sono indicate cifre molto alte che il cittadino ritiene che non debba pagare; ma, al fine di evitare pignoramenti ed altre procedure esecutive, spetta purtroppo al contribuente andare a dimostrare che la cartella è errata con conseguente perdita di tempo e, spesso, anche di denaro. Le cartelle pazze, tra l’altro, nel nostro Paese arrivano ad “ondate”, con la conseguenza che i contribuenti in massa si recano presso gli uffici delle Entrate a fare lunghe file spesso inutili in quanto magari i computer dell’ufficio sono andati in tilt, e magari dopo aver cercato, invano, di poter fissare in Agenzia un appuntamento utilizzando il telefono oppure la rete Internet.

Cartelle di pagamento: come chiedere la rateazione del debito

Avete un debito fiscale iscritto a ruolo per un importo inferiore ai cinquemila euro? Niente paura! Sia che siate persone fisiche, sia che siate persone giuridiche, la società di riscossione Equitalia permette, semplicemente dietro l’inoltro di una dichiarazione motivata, di poter rateizzare l’importo fino a 36 rate mensili. Nel dettaglio, i debiti iscritti a ruolo fino a duemila euro si possono rateizzare fino a diciotto mesi; quelli da duemila e fino a 3.500 euro fino a ventiquattro mesi e quelli da 3.500 a 5.000 euro in ben trentasei rate. Tutto cambia invece per i debiti iscritti a ruolo oltre i 5.000 euro; in tal caso, infatti, la rateazione è ammessa se e solo se il contribuente è in grado di dimostrare oggettivamente di essere in una situazione di difficoltà riguardo al saldo della cartella di pagamento in un’unica soluzione. Per questo, Equitalia in tal caso chiede alle persone fisiche ed alle ditte individuali la certificazione dell’indice della situazione economica equivalente (ISEE), mentre per le imprese è richiesta la documentazione attestante la sussistenza di difficoltà a livello finanziario attraverso la comunicazione di alcuni dati ed indicatori societari.

Riscossione tributi: più efficienza per abbattere la pressione fiscale

In Italia la pressione fiscale è oggettivamente troppo alta. Negli ultimi anni, nonostante i proclami dei vari Governi che si sono succeduti, la situazione non è affatto cambiata, anzi è accaduto che, anche a causa del fenomeno diffuso dell’evasione fiscale, i contribuenti onesti per far quadrare le casse dello Stato debbano pagare anche per chi fa il furbo. In sostanza, quindi, i contribuenti rimangono tartassati dal fisco con la conseguenza che ad essere i più penalizzati sono tutti i lavoratori che hanno le ritenute alla fonte, ovverosia i dipendenti, mentre sul fronte dell’imprenditoria e del lavoro autonomo, complice il fatto che in tal caso si paga solo in funzione di ciò che si dichiara, non mancano i casi in cui la Guardia di Finanza, con cadenza giornaliera, scopre evasioni di imposta per svariati milioni di euro. Il tutto, tra l’altro, è frutto di un sistema di riscossione dei tributi che, a causa di pastoie burocratiche, leggi e norme che allungano i tempi, non sempre è efficiente. Basti pensare agli oltre 5,2 miliardi di euro che l’Erario avrebbe dovuto incassare dal condono ma che stanno rientrando nelle casse dello Stato col contagocce.