Italia vessata dalle tasse: l’evasione fiscale

Gli ultimi dati Eurostat parlano chiaro: la tassazione vessa ancora l’Italia. La rilevazione si riferisce alla tassazione rispetto al PIL nel 2007. Il livello medio di tassazione nella Zona Euro è risultato pari al 40,4% e nell’Europa allargata al 39,8%. Il livello di tassazione é più alto in Belgio con una quota del 44% e in Italia e in Francia con una quota del 43,3%. Meno vessatorie la Germania con un peso medio del 39,5% e la Spagna con il 37,1%, ancor meno nel Regno Unito (36,3%).

La tassazione sul lavoro è il vero salasso all’italiana, la penisola è al primo posto con un tasso del 44%, seguita da Svezia (43,1%) e Belgio (42,3%). La media UE é invece del 34,4% e quella della Zona Euro del 34,3%.

Afghanistan: ecco come funziona la tassa dei Talebani

La parte settentrionale dell’Afghanistan può considerarsi forse l’area più “pacifica” del paese, se è concesso utilizzare questo aggettivo, almeno rispetto agli scontri che divampano nel resto del territorio: un chiaro segnale in questo senso viene fornito anche dall’infrastruttura economica qui esistente, in grado di generare un livello di produttività tale che molte bande organizzate di Talebani stanno rivolgendo su questa porzione di terra la loro attenzione. È da questi fattori che bisogna partire per spiegare il recente avvio in territorio afghano di un vero e proprio sistema di riscossione tributaria da parte delle amministrazioni locali; i Talebani sono soliti applicare questa sorta di “flat tax” in maniera generalizzata, senza fare distinzioni per quel che riguarda l’attività svolta dai contribuenti. È ovvio come l’attività a cui si riferisce la riscossione sia soprattutto quella agricola: la tassa talebana costa circa il 10% di ciò che si produce. Il metodo di riscossione è alquanto singolare, visto che gli stessi Talebani, con le armi ben in vista, impongono ai contribuenti di effettuare velocemente il versamento (ad esempio, un agricoltore che ha raccolto 200 chili di riso ne verserà 20 alle “autorità”).

 

Corte dei Conti: la corruzione é una tassa immorale

La corruzione é un abuso di posizione (spesso pubblica ma anche privata) per l’ottenimento di un vantaggio. Si conclude spesso in un accordo tra la persona che abusa della sua posizione di fiducia e la persona che desidera quel vantaggio. Come non menzionare la corruzione per l’aggiudicazione di appalti pubblici, anche se si parte spesso anche da piccoli regali fino all’erogazione di grosse somme di denaro per ottenere ciò che si auspica.

La concussione invece é un comportamento che consiste nel farsi dare o promettere denaro o un altro vantaggio anche non patrimoniale abusando della propria posizione. E’ diversa dalla corruzione, perchè mentre in quest’ultima c’è un accordo tra il corrotto e chi invece promette dle denaro per raggiungere l’obiettivo, la concussione può esplicarsi per costrizione o per induzione. In questo caso si profila quindi una vittima della concussione, il pubblico agente costringe o induce il privato ad avere un certo comportamento per evitare maggiori pregiudizi e quindi si sente costretto a sottostare alle ingiuste pretese del primo.

Evasione fiscale: solo i “nullatenenti” possono permettersi uno yacht di lusso

In Italia, prendendo a riferimento i dati del 2006, solamente poco meno di 35 mila contribuenti hanno dichiarato di guadagnare oltre 200 mila euro; pur tuttavia, nello stesso anno, c’è stata l’immatricolazione di ben 146 mila tra auto di lusso e fuoristrada, ma anche il rilascio di oltre ventimila patenti nautiche. A mettere in evidenza tali dati è Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, sottolineando come nel nostro Paese continui a non esserci una reale corrispondenza tra i redditi dichiarati e l’effettivo stile di vita. Lo Sportello del Contribuente dell’Associazione, inoltre, rileva come stiano progressivamente aumentando i cittadini nullatenenti, ivi compresi i pensionati sopra gli ottanta anni, che hanno intestate barche a vela e yacht di lusso. Trattasi chiaramente di intestazioni fittizie da parte di imprenditori furbi e scaltri che hanno come palese obiettivo quello di non pagare le tasse; insomma, non ci sono solamente i “fannulloni” della Pubblica Amministrazione, ma c’è anche un’ampia schiera di nullafacenti che esercitano il ruolo di poveri possidenti.

Calcio e tasse: in Spagna è ora di fare i conti con la crisi

In Spagna la crisi economica c’è e si sente. Ma per due squadre del campionato di calcio spagnolo, il Barcellona, fresco campione d’Europa, ed il Real Madrid di Florentino Perez, non sembra ancora arrivato il momento di “adattarsi” al mutato scenario. In particolare, il Real Madrid, con l’acquisto di Kakà e di Cristiano Ronaldo ha imposto palesemente le Legge del più forte in Europa, che coincide con chi in questo momento ha più soldi da spendere. Ma nonostante il mercato sia libero, tutto ciò crea delle distorsioni sulla concorrenza che stanno generando anche effetti nefasti sul campionato italiano di calcio che in termini di qualità rischia di impoverirsi. Non mancano infatti i campioni di squadre come il Milan e l’Inter che sono palesemente attratti dalle sirene spagnole, sia con la speranza di strappare ingaggi più elevati, sia con l’obiettivo di andare a giocare la Champions League con il Barcellona o con il Real Madrid, ovverosia con quanto di meglio al momento il calcio internazionale possa offrire.

Iran: una tassa sulla pallottola

Una “tassa pallottola“, ecco cosa hanno pensato le autorità iraniane. E’ stata chiesta ai genitori di Kaveh Alipour, un diciannovenne ucciso nelle proteste di Teheran. Si tratta di una vera e propria tassa che ammonterebbe a tremila dollari, per i quali le autorità consegnerebbero il cadavere del figlio. Nello specifico il denaro serve per ripagare i proiettili usati per uccidere il ragazzo.

Una logica terribile quella adottata in Iran. Kaveh stava tornando a casa dopo il corso di recitazione, probabilmente quindi non era neanche sua intenzione prendere parte alla sommossa, quando è finito in mezzo alla rivolta dei manifestanti ed é stato colpito dalle forze della sicurezza.

Evasione fiscale: giro di vite sulle triangolazioni con i Paesi “off-shore”

Nei primi cinque mesi del 2009, la Guardia di Finanza ha scovato triangolazioni con i Paesi “off-shore” e capitali, detenuti in Paesi esteri, per a ben 3,1 miliardi di euro. E nell’ambito delle operazioni a contrasto del riciclaggio e dell’usura, sono stati intercettati al confine ben 390 milioni di euro di capitali non dichiarati nell’ambito delle azioni di controllo sulle frontiere terrestri e marittime. Il fatto è che con l’inasprirsi della crisi tendono ad aumentare anche le operazioni illecite, e di conseguenza la Guardia di Finanza ha allo stesso modo inasprito e potenziato i controlli ed i monitoraggi su tutti i fronti, contribuendo anche al maggior incasso per l’Erario di imposte su redditi mai dichiarati. All’interno del nostro Paese, non a caso, solo nei primi cinque mesi di quest’anno la Guardia di Finanza ha scovato redditi per ben 13,7 miliardi che sono stati nascosti al fisco; ben 3.200 sono stati gli evasori stanati dalla GDF, e di questi ben 1.200, per aver superato le soglie di punibilità, sono stati denunciati alle Procure della Repubblica.

Tasse sul lavoro alle stelle in Italia

L’Italia è il Paese dei record. Il problema è che molto spesso trattasi di record negativi, e l’ultimo tra questi in ordine di tempo viene messo in risalto da un Rapporto di Eurostat, l’Ufficio di Statistica europeo, da cui è emerso come tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia sia la “prima” in fatto di tassazione sul lavoro. Le tasse sul lavoro in Italia, secondo l’analisi di Eurostat, basandosi sui dati del 2007, incidono infatti per ben il 44%, battendo anche Paesi come la Svezia, al 43,1%, ed il Belgio al 42,30%; il divario della tassazione sul lavoro, rispetto alla media UE del 34,4%, è quindi pari a quasi dieci punti percentuali. A farne le spese nel nostro Paese, tra tasse e contributi, sono i contribuenti cui le imposte vengono prelevate alla fonte, ovverosia i lavoratori dipendenti; ed a conti fatti ogni 100 euro lordi 44 vanno in tasse e contributi anche per effetto dell’evasione fiscale che si annida, come storicamente avviene nel nostro Paese, nel lavoro autonomo dove a conti fatti si pagano le tasse solo ed esclusivamente per quello che si dichiara.

Cartelle pazze Milano: può intervenire il Difensore civico

Nei giorni scorsi circa ventimila automobilisti di Milano e Provincia si sono visti recapitata o stanno per ricevere una “bella” raccomandata con la quale si viene invitati a pagare una cartella esattoriale per tasse o multe non pagate, altrimenti in tempi brevi è pronto a scattare il fermo amministrativo dell’automobile, ovverosia quella procedura tipicamente denominata con le “ganasce fiscali“. E così, per chi pensava magari di farla franca, dopo tanto tempo sta arrivando l’avviso di riscossione dopo aver strappato la multa per la rabbia o averla riposta e dimenticata in un cassetto con gelida noncuranza. Ma tra queste ventimila raccomandate c’è di sicuro qualche avviso di riscossione riguardante tasse o multe regolarmente pagate, ragion per cui è un’assoluta ingiustizia vedersi “bloccata” la macchina magari proprio in concomitanza con lo spostamento per le vacanze.

Cartelle esattoriali: quasi un milione di auto a rischio fermo amministrativo

Per quasi un milione di proprietari di automobili in Italia le vacanze rischiano di trasformarsi in un incubo, visto che sono state recapitate o sono in corso di recapito la bellezza di 400 mila raccomandate per cartelle esattoriali non pagate, ma in maggioranza “pazze” in quanto vengono indicati importi già pagati o non dovuti. E così, secondo quanto rivela e mette in risalto Contribuenti.it, l’Associazione Contribuenti Italiani, per quasi un milione di vacanzieri si preannuncia un’estate da “bollino rosso“; l’Associazione, in particolare, sta monitorando in questi ultimi giorni l’attività della società di riscossione Equitalia, constatando come delle 400 mila raccomandate ben 200 mila siano già state recapitate, mentre altre 200 mila stanno per essere consegnate nell’ambito di quella che è una nuova ondata di ganasce fiscali.

Meno tasse per imprese e famiglie per sopravvivere alla crisi

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Per favore non scherziamo. Il paese ha già troppe tasse. Non serve nessuna nuova imposta – ha tuonato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia – Serve la lotta all’evasione e tagliare la spesa improduttiva.

Le tasse sono troppe per le imprese e per le famiglie. La leader dell’associazione di Confidndustria ha chiesto al governo cento giorni di azioni mirate per aiutare la ripresa e consentire alle imprese di sopravvivere: meno burocrazia, rendere più facile l’accesso al credito alle aziende, minore pressione fiscale, sostegni per gli investimenti e la ricerca.

Multe e tasse non pagate: in arrivo raccomandate per ventimila milanesi

Inizia l’estate, arriva il sole e per qualcuno forse é già tempo di ferie. State attenti però a non infrangere il codice della strada. Già fatto? Non credete però di farla franca perchè anche se vedete che il tempo passa e nessuno viene a reclamare il pagamento della multa o di una tassa non credete che il fisco o le autorità competenti se ne siano dimenticate.

Occore pagare – affermano da Equitalia (la società per azioni a totale capitale pubblico che si occupa della riscossione del credito su tutto il territorio nazionale -. Sono innumerevoli i motivi per i quali tasse e multe non vengono pagate nei termini legali. Il più diffuso è tuttora l’erronea convinzione riguardo all’inefficienza del Fisco.

Usa: una tassa sui cellulari aziendali

Siete dei dipendenti e per lo svolgimento del vostro lavoro é indispensabile un cellulare? Aumentano infatti le aziende che dispongono i propri dipendenti di un telefono aziendale da utilizzare ovviamente per telefonare clienti, fornitori, l’azienda. Eppure c’è sempre qualcuno che lo usa per motivi personali. Fate attenzione perchè potreste perdere il lavoro. Nel dispositivo della sentenza n. 15334 della Corte di Cassazione sez. Lavoro si legge che l’utilizzo del telefonino aziendale per motivi personali può legittimamente essere sanzionato con l’espulsione dal lavoro

per un grave inadempimento contrario alle norme della comune etica o del comune vivere civile.

Pressione fiscale più sostenibile dove c’è una forte autonomia

In Italia, ed in particolare in città come Latina, Napoli e Salerno, la pressione fiscale risulta essere tra le più elevate, mentre è meno oppressivo il fisco nei confronti di città con forte autonomia come Aosta, Trento e Bolzano. E’ questo, in estrema sintesi, uno dei dati emersi dall’edizione 2009 dell’Indice di Confartigianato sulla qualità della vita dell’impresa; il Rapporto, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione delle imprese artigiane, e disponibile nella sua versione integrale sul sito Internet della Confartigianato, mette in evidenza dove a livello territoriale sia più o meno facile fare impresa proprio in funzione di un indice di qualità frutto dell’analisi di ben trentanove indicatori “compattati” in undici ambiti, tra questi, oltre alla pressione fiscale, c’è anche la burocrazia, la concorrenza sleale del sommerso, i tempi della giustizia civile, i servizi pubblici locali, il mercato del lavoro e la densità imprenditoriale.