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Afghanistan: ecco come funziona la tassa dei Talebani

La parte settentrionale dell’Afghanistan può considerarsi forse l’area più “pacifica” del paese, se è concesso utilizzare questo aggettivo, almeno rispetto agli scontri che divampano nel resto del territorio: un chiaro segnale in questo senso viene fornito anche dall’infrastruttura economica qui esistente, in grado di generare un livello di produttività tale che molte bande organizzate di Talebani stanno rivolgendo su questa porzione di terra la loro attenzione. È da questi fattori che bisogna partire per spiegare il recente avvio in territorio afghano di un vero e proprio sistema di riscossione tributaria da parte delle amministrazioni locali; i Talebani sono soliti applicare questa sorta di “flat tax” in maniera generalizzata, senza fare distinzioni per quel che riguarda l’attività svolta dai contribuenti. È ovvio come l’attività a cui si riferisce la riscossione sia soprattutto quella agricola: la tassa talebana costa circa il 10% di ciò che si produce. Il metodo di riscossione è alquanto singolare, visto che gli stessi Talebani, con le armi ben in vista, impongono ai contribuenti di effettuare velocemente il versamento (ad esempio, un agricoltore che ha raccolto 200 chili di riso ne verserà 20 alle “autorità”).

 

Il tutto viene svolto nel rapido volgere di poche ore, passando da un agricoltore all’altro. A questo punto ci si può chiedere, viste le particolari condizioni in cui versa la nazione, cosa accade a chi non provvede al versamento della tassa. Dalle amministrazioni locali risulta che attualmente non si è verificato alcun episodio di ritardo nei pagamenti o di evasione fiscale. Un sistema che funziona? Il numero zero nella casella degli evasori dipende in particolare dalle modalità e dalle procedure di riscossione che sono state appena descritte.

 

Non è comunque un fattore da trascurare, dato che molti analisti ed economisti internazionali stanno pensando addirittura di esportare questo modello fiscale anche nei paesi più avanzati: certo, sarebbe un metodo efficace per combattere la crisi, ma non sarebbero giustamente d’accordo enti come l’Onu e i responsabili dei diritti umani.