Tasse e imposte: quelle indirette le più odiate dai contribuenti

Qual è per quest’anno la tassa più odiata dagli italiani? Ebbene, l’imposta meno gradita, ma anche la più chiacchierata, è quest’anno la Tarsu/Tia, ovverosia la tassa sui rifiuti per la quale, in merito all’applicazione dell’IVA, si è pronunciata anche la Corte Costituzionale dichiarandone l’illegittimità. La tassa rifiuti è la tassa più odiata dagli italiani in accordo con la consueta classifica annuale, una vera e propria “top ten“, stilata da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, avvalendosi dell’operato dello Sportello del Contribuente. L’indagine, in particolare, è stata effettuata lo scorso mese di settembre su un campione di italiani residenti nel nostro Paese, e maggiorenni, intervistati telefonicamente. Al secondo posto della “top ten” delle tasse più odiate c’è un altro tra i balzelli più chiacchierati delle ultime settimane.

Aumentare le tariffe aeroportuali per risolvere i disservizi?

Sembrano richieste banali – afferma il presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona – ma è ciò che serve al settore per essere competitivo, crescere, non farsi superare da chi, nella Ue, pratica tariffe del 50% superiori alle nostre. Un impasse che dura da anni. Da troppo tempo.

Così il presidente da il suo consenso all’aumento delle tariffe aeroportuali, purchè il gettito sia reinvestito nelle infrastrutture, permettendo agli scali italiani di essere realmente competitivi con quelli europei.

Francia: carbon tax e stipendi manager

Il governo francese pensa a un raddoppio dei prelievi fiscali dalle pensioni dei grandi manager. Potrebbe essere previsto il passaggio dell’aliquota fiscale dal 6 al 12%, sulle pensioni di molti ex dirigenti d’azienda e che sono state oggetto di molte polemiche negli ultimi mesi. Anche in Italia le polemiche si sono fatte sentire: inq uesti giorni il Consiglio dei ministri sta discutendo un nuovo regolamento tramite il quale il nuovo tetto per le retribuzioni è fissato a quota 300mila euro lordi (circa).

Ma non solo stipendi manager: dal prossimo anno, in Francia, entrerà in vigore la tassa carbone e costerà 17 euro per ogni tonnellata di Co2. Oggi lo ha annunciato il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. La tassa toccherà la consumazione di gas, petrolio e carbone, ma non si applicherà al consumo di elettricità (in Francia è in gran parte di origine nucleare).

Italia: troppe tasse e meno servizi

Su ogni italiano grava un peso tributario annuo pari a 7.777 euro. Il dato é stato rilevato da un’indagine della Cgia di Mestre da cui si evince inoltre che, in termini di spesa sociale, i tedeschi ricevono 8.972 euro pro capite l’anno, mentre agli italiani tra spese per sanita’, istruzione e protezione sociale toccano solo i 7.749 euro, ben 2.745 euro in meno della Francia e 1.223 euro in meno della Germania. Non indifferente differenza pro capite tra quanto si riceve in termini di spesa e quanto si versa di tasse.

La situazione è fortemente sconfortante perché dimostra ancora una volta come pur in presenza di un peso tributario tanto elevato – afferma il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi -, come in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della società. E’ evidente a tutti che le tasse così elevate nel nostro Paese sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva.

Da tassa di circolazione a tassa di possesso

Tassa di circolazione o bollo? Dovremmo dire la “vecchia tassa di circolazione”, perchè oggi si chiama tassa di possesso. E la differenza non é poca, significa quindi che se abbiamo l’auto in garage dobbiamo pagare la tassa anche se non la usiamo? Evidentemente sì, almeno così si deduce dal cambiamento della nomenclatura. Quindi bollo di circolazione (da pagare solo se si “circolava”) divenuto ora tassa di possesso (da pagare per il solo possesso dell’auto).

La tassa regionale automobilistica é un tributo regionale, a carico sia dei veicoli iscritti al PRA (in questo caso si chiama tassa regionale di proprietà, meglio conosciuta come “bollo auto” ) sia dei veicoli non iscritti al PRA, es. ciclomotori, nel qual caso essa viene chiamata tassa regionale di circolazione. Dal 1° gennaio 1999 la competenza in materia di tasse automobilistiche è stata trasferita dal ministero delle Finanze alle Regioni a statuto ordinario e alle Province autonome di Bolzano e Trento.

Tasse imprese funebri: due morti su tre si seppelliscono “da soli”

C’e una norma di diritto naturale che dice che se c’è uno Stato che chiede un terzo di quanto guadagni allora la tassazione ti appare una cosa giusta. Ma se ti chiede il 50-60% di ciò che guadagni, come accade per le imprese, ti sembra una cosa indebita e ti senti anche un pò giustificato a mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione.

La frase famosa di Berlusconi che ha fatto il giro del web e che in effetti non fa una grinza. E infatti l’Italia è il Paese europeo con la più alta evasione fiscale, con il 48,5% del reddito imponibile che non viene dichiarato.

Ma non solo i viventi preferiscono non pagare le tasse, a quanto pare il fisco non lascia in pace neanche chi ha deciso di passare a miglior vita.

Separazioni simulate per pagare meno tasse

Tra moglie e marito non mettere i dito. Così recita un vecchio detto popolare e i detti degli antichi, se sono arrivati sino ai nostri giorni, una qualche buona ragione ci sarà. E forse se ci si intromette troppo nei matrimoni, quelli meno stabili finiscono per vacillare e per divorziare. Oltre allo stress psicologico, il divorzio incide pesantemente sull’aspetto economico di chi ritorna single. In media 400 euro mensili da versare per il mantenimento dei figli non sono certo pochi.

Spese legali, mantenimento, figli, il divorzio costa veramente tanto. Eppure c’è chi divorzia per convenienza. Sembra che sempre più coppie simulino la separazione per risparmiare sulle tasse. Soprattutto al Centro Nord, tra le coppie di mezza età e di ceto medio si diffonde questo fenomeno: si risparmia riguardo a Ici, bollette, tasse universitarie, medicine, assegni familiari.

Multe Roma: come pagare quelle dal 2005 in poi

A Roma le cartelle di pagamento riguardanti le multe inflitte dal 2005 in poi devono essere pagate entro i termini di scadenza, ma in ogni caso, grazie a nuove regole in vigore a seguito dell’emanazione di una Circolare da parte dell’Amministrazione capitolina, è possibile chiederne la rateizzazione. La modalità di pagamento rateale, da richiedere in forma esplicita, comporta l’applicazione di interessi contenuti, pari al 3% annuo; la richiesta deve essere formulata compilando un modulo specifico, presente anche sul sito Internet del Comune di Roma, e deve essere spedita o a mezzo lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure con invio a mezzo fax. Nel caso in cui la cartella preveda il pagamento di importi legati a multe fino al 31 dicembre 2004, ed importi relativi ad infrazioni dall’1 gennaio 2005, questi ultimi devono essere saldati o entro i termini di scadenza o con rateazione come sopra descritto, mentre per quelli fino al 2004 occorre effettuare una separazione del debito tributario in scia al fatto che su tali multe l’Amministrazione di Roma ha aderito al mini-condono predisposto dal Governo.

La Corte Costituzionale inquadra la Tia come tributo

La sentenza 238 del 2009 pubblicata dalla Corte Costituzionale si è rivelata molto importante per chiarire alcune fondamentali questioni dal punto di vista tributario. In effetti, si è anzitutto venuti a capo della complicata vicenda legata all’inquadramento giuridico della Tia, la Tariffa di igiene ambientale introdotta dodici anni fa dal cosiddetto “Decreto Ronchi” (per la precisione si tratta del D.lgs 22/1997); sostanzialmente, dalla sentenza della Consulta emerge come la tariffa in questione abbia una vera e propria natura tributaria. Ci troviamo di fronte a una conclusione essenziale per quel che concerne questa tassa, la quale, progettata per sostituire la vecchia Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), ha invece avuto un cammino travagliato, tanto che al giorno d’oggi solamente 1.200 comuni in Italia hanno effettuato il passaggio. Cosa c’era che non andava con la Tia? Pur presentando elementi di continuità con la Tarsu, la Tariffa di igiene ambientale aveva anche novità che spingevano ad optare per la sua natura privatistica.

 

Imposte, tasse e tributi: gli italiani pagano in media 7.800 euro annui

Nel nostro Paese gli italiani versano più tasse rispetto a quanto poi si vedono restituire in termini di spesa pro-capite per i servizi sociali, la sicurezza, la scuola e la sanità. A rilevarlo è uno studio della CGIA di Mestre, da cui in particolare è emerso come tra imposte, tasse e contributi ogni italiano versi in media allo stato ben 7.777 euro. Il dato è superiore a quello della Germania dove il peso fiscale pro-capite è pari a 7.052 euro, ma dove, pur tuttavia, i cittadini ricevono di più dallo Stato; allo stesso modo, se in termini di peso tributario su ogni cittadino transalpino gravano ben 8.972 euro di tasse annue, lo Stato poi però ritorna ben 10.494 euro in spesa sociale. Ma come mai in Italia il saldo tra tasse versate e spesa sociale è negativo rispetto a Paesi “cugini” come la Germania e la Francia? E’ tutta colpa dell’evasione fiscale?

Multe: italiani “maestri” del divieto di sosta

Gli italiani in fatto di multe stradali sono “maestri” nell’infrangere il divieto di sosta, l’obbligo di guida sulle due ruote con il casco e la guida in vettura con la cintura di sicurezza rigorosamente allacciata. A rilevarlo è Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, sottolineando come siano queste le infrazioni più frequenti commesse dagli italiani nei primi nove mesi di quest’anno. Ma la mancanza di disciplina alla guida da parte degli italiani costa cara, carissima; basti pensare che le multe negli ultimi dieci anni sono aumentate in Italia del 1.275%; trattasi di un aumento di per sé spropositato, e lo è ancor di più se si confronta tale incremento con quello degli altri Stati dell’Unione Europea. Tanto per cambiare, gli aumenti delle multe in Italia negli ultimi dieci anni sono stati i più alti in Europa, con un divario rispetto agli altri Stati che, oltre che essere lampante, alimenta il sospetto che a conti fatti quello delle multe stradali in questi ultimi anni in Italia sia stato in tutto e per tutto, per i Comuni, uno strumento utile, utilissimo per “fare cassa“.

Carbon tax: Francia pronta per il nuovo contributo

In Francia si discute sulla carbon tax, che aumenterà il costo dei combustibili fossili da parte dei francesi. Il ministro delle Finanze, Eric Woerth, ha annunciato l’inserimento della tassa nella finanziaria 2010. La tassa é stata fissata a 32 euro per tonnellata di CO2 emessa, ma potrebbe esserci un aumento progressivo a 100 euro per tonnellata entro il 2030.

All’inizio partiremo dal prezzo della tonnellata sul mercato, cioe’ 14 euro – ha detto il primo ministro François Fillon -. In seguito metteremo in campo una commissione indipendente incaricata di misurare gli effetti della politica messa in opera e di proporre dei correttivi. La carbon tax e’ un trasferimento di fiscalita’, non una nuova tassa. Per le imprese, sara’ compensata con la soppressione della parte della tassa professionale basata sugli investimenti. Quanto alle famiglie, beneficeranno di una diminuzione della fiscalita’ sul lavoro, sia sull’importo sulle entrate, sia con un calo dei costi sociali.

Crisi: impossibile ridurre il prelievo fiscale

Le imposte sulle società, dopo un decennio di ripetuti tagli alle aliquote oggi fermano la corsa al ribasso. La recessione economica ormai tocca l’economia reale, non é più, limitata come un anno fa, agli istituti creditizi.

Con la crisi economica, in molti paesi e’ stata fatta la scelta di salvare le banche, nella assunzione che fosse la scelta costituzionale piu’ razionale – sottolinea il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel suo intervento al Meeting di Rimini, al convegno ‘Oltre la crisi’ -. Credo che si aprira’ su questo una riflessione, ma e’ certa una cosa e non ve la raccontano i banchieri: forse questa crisi e’ uguale a quella del ’29, ma quello che ha fatto Roosvelt non e’ quello che e’ stato fatto ora.

Liti tributarie: quando avvalersi dell’acquiescenza

Quando tra un contribuente e l’Amministrazione finanziaria scatta una lite tributaria non è sempre vantaggioso per il cittadino o per l’impresa intraprendere la via del contenzioso che può portare allo spreco di tempo e di denaro. Questo, in particolare, è da evitare quando al contribuente arrivano avvisi di accertamento in virtù dei quali le valutazioni dell’Amministrazione finanziaria appaiono difficilmente impugnabili e contrastabili. Può capitare, ad esempio, di saltare letteralmente il pagamento di una rata delle tasse di Unico magari solo perché a livello amministrativo è stata fatta confusione tra la carpetta delle tasse pagate, e quelle ancora da saldare. Ebbene, per questi casi in corrispondenza dei quali il Fisco ha praticamente ragione a prescindere, è bene avvalersi della cosiddetta acquiescenza, ovverosia la rinuncia a presentare ricorso potendo tra l’altro sfruttare alcuni vantaggi.