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Le dieci tasse più odiate dagli italiani

Perché evadere le tasse? Perchè probabilmente si odiano e il fatto di dover lavorare e togliere parte del nostro duro lavoro per darlo allo Stato ci fa quasi piangere. Può essere una risposta, ma ricordiamo che pagare le tasse é un dovere e il gettito serve a pagare tutti quei servizi pubblici che, se non esistessero tasse, non sarebbero gratuiti (o comunque molto più dispendiosi), per esempio il servizio sanitario.

Ci sono però tasse più e meno odiate, secondo quanto emerge da un’indagine di Contribuenti.it – Associazione contribuenti italiani, che ha intervistato un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti in Italia -, ecco la lista nera:

1. TARSU/TIA
2. Tassa concessione televisiva (canone Rai)
3. Accise su benzina, energia elettrica e metano
4. Canone depurazione acque reflue
5. Tassa di possesso auto
6. ICI
7. Ticket sanitari
8. IVA
9. IRAP
10. Imposte sui redditi

Dalla ricerca si evince quindi che gli italiani odiano in primo luogo le imposte indirette, cioè quelle che si pagano a prescindere dal reddito percepito e sono legate all’erogazione di beni e servizi da parte dello Stato. Sembra infatti più logico da parte del cittadino pagare le tasse in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l’anno, ma non sembra accettabile vedersi tassare in base ai consumi.

Ancora l’indagine sottolinea come solo il 20% dei cittadini è consapevole del motivo per cui paga le tasse, il 35% dei contribuenti evade il fisco per ignoranza o complessità della legge, il 37% perchè pensa che i controlli siano scarsi e quindi spera di farla franca. Infine il 28% per insoddisfazione nei confronti dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche.

Ecco quindi alcuni dei motivi per i quali ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. L’evasione di imposte dirette raggiunge i 115 miliardi di euro, l’economia sommersa sottrae 105 miliardi ogni anno ed infine la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro.