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Aumentare le tariffe aeroportuali per risolvere i disservizi?

Sembrano richieste banali – afferma il presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona – ma è ciò che serve al settore per essere competitivo, crescere, non farsi superare da chi, nella Ue, pratica tariffe del 50% superiori alle nostre. Un impasse che dura da anni. Da troppo tempo.

Così il presidente da il suo consenso all’aumento delle tariffe aeroportuali, purchè il gettito sia reinvestito nelle infrastrutture, permettendo agli scali italiani di essere realmente competitivi con quelli europei.

Il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli risponde:

Bisogna assumersi le responsabilità, altrimenti ci sarà sudditanza dei nostri scali nei confronti di quelli esteri. Per questo abbiamo cambiato approccio e daremo certezze sul fronte delle tariffe, aumentandole. Se vogliamo far sì che gli aeroporti superino i loro problemi soprattutto per Fiumicino c’è bisogno di trovare le risorse, e questo potrebbe essere un percorso.

Così Altero Matteoli, in occasione del convegno dell’Enac tenutosi a Taormina a fine settembre, ha preannunciato aumenti dei costi del biglietto aereo da 1 a 3 euro a passeggero: 1 euro per gli scali che hanno un traffico di 5 milioni di passeggeri l’anno, 2 euro per quelli che arrivano a 10 milioni e 3 euro per quelli che superano i 10 milioni.

Arriva però il “no” di Adiconsum, che ha chiesto all’Enac di convocare urgentemente un incontro con le Associazioni dei Consumatori e degli operatori Turistici.

C’è chi poi é di parere opposto: in Italia secondo il vice amministratore delegato di Ryanair, Michael Cawley, le tariffe non solo non devono essere aumentate ma devono essere ridotte.

Se si adottassero simili provvedimenti – ha detto Cawley -, il numero di turisti in arrivo in Italia aumenterebbe di 5 milioni, e la sola compagnia low cost irlandese riuscirebbe a portare a 35 milioni il numero di passeggeri che transitano negli aeroporti italiani, con una ricaduta positiva di circa 35 mila posti di lavoro nel turismo in Italia.