Contributo di mobilità per l’F24

La risoluzione 129/E del 22 dicembre 2011 dell’Agenzia dell’entrate stabilisce che, le imprese con più di quindici dipendenti ammesse al trattamento straordinario di integrazione salariale, potranno versare all’Inps, tramite F24, l’anticipo sulle somme da corrispondere per attivare la procedura di mobilità, qualora quindi non possano garantire il reimpiego a tutti i lavoratori. La mobilità é un argomento molto attuale in questo periodo di crisi, essa é infatti uno degli strumenti previsti dal nostro Stato per rendere meno drammatiche le conseguenze della perdita del lavoro. Dopo il licenziamento infatti con la procedura di mobilità lo Stato offre un sostegno economico a chi é stato licenziato e attiva i meccanismi necessari per favorirne la rioccupazione.

Categorie F24

Cassa integrazione erogata dall’INPS

La cassa integrazione é una prestazione economica erogata dall’Inps con la funzione di integrare o sostituire la retribuzione dei lavoratori che si trovano in particolari situazioni: l’azienda ha ridotto le ore di lavoro oppure, nel peggiore dei casi, ha sospeso l’attività lavorativa dei dipendenti. La cassa integrazione spetta agli operai, impiegati e quadri dipendenti che lavorino presso aziende industriali, cooperative di produzione e lavoro, industrie boschive, forestali e del tabacco, cooperative agricole, zootecniche e loro consorzi, imprese addette al noleggio e alla distribuzione dei film, imprese addette agli impianti elettrici, telefonici e ferroviari.

Inps, previdenza sociale

Cos’è e a cosa serve

L’Inps il più grande ed il più importante Ente pensionistico italiano, al quale sono iscritti la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti, sia del settore privato, sia di quello pubblico. A tale previdenza si iscrivono anche anche i lavoratori autonomi non iscritti ad altre casse previdenziali. Sulla base dei contributi versati e dell’anzianità, l’ente ha la finalità di erogare le pensioni. Ha il compito di erogare anche tutta una serie di prestazioni assistenziali a favore di determinate categorie: invalidi, pensioni per inabilità al lavoro, assegni sociali, pensioni minime.

Aliquote Irpef da cinque a tre, cosa cambierebbe

L’estate 2011 per l’attuale Governo in carica è tutto tranne che “vacanziera”. I mercati internazionali ancora di certo non ci guardano con sospetto, ma di sicuro, per continuare ad avere fiducia nel nostro Paese, e quindi nel nostro debito, c’è bisogno che vengano messe a punto riforme strutturali importanti unitamente a quella manovra economica da 40 miliardi di euro e passa in grado di sistemare i conti pubblici quantomeno fino all’anno 2004. Il tutto a fronte della tanto agognata ed attesa riforma fiscale che recentemente è stata tra l’altro chiesta con particolare fermezza, a Pontida, dalla Lega Nord. Il Ministro all’Economia Giulio Tremonti, come da lui stesso dichiarato di recente, ha la riforma fiscale pronta da un pezzo, almeno da un anno; ma mancano le risorse o quantomeno occorre trovare il sistema per reperirle.

Riforma fiscale: Cgil, aumento Iva sarebbe sbagliato

In questo periodo si parla sempre più di una riforma fiscale che sposti il prelievo dalle persone alle cose, e quindi con un conseguente aumento delle aliquote Iva; l’ipotesi, in particolare, sarebbe quella di aumentare specifiche aliquote sui beni di massa di uno o al massimo due punti percentuali, mentre nel contempo l’Irpef verrebbe abbassata. Ma quali vantaggi fiscali reali ci sarebbero da una riforma fiscale di questo tipo? Ebbene, secondo la Cgil, per voce del Segretario Confederale Danilo Barbi, si tratterebbe di una scelta/decisione alquanto sbagliata, per diverse ragioni. La prima è quella per cui in Italia ci sono milioni di persone incapienti che dall’abbassamento dell’Irpef non trarrebbero alcun vantaggio, mentre andrebbero a pagare di più sul mercato i beni di consumo non durevoli. Inoltre, secondo il più grande Sindacato italiano con l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto si andrebbe a creare un effetto depressivo sull’economia in quanto andrebbe a colpire il consumatori con redditi medio/bassi, e non i contribuenti con redditi alti.

Categorie IVA

Fiscal drag: Federconsumatori, restituirlo alle famiglie

Restituire alle famiglie il cosiddetto fiscal drag, e detassare quelle a reddito fisso per almeno 1.200 euro all’anno. E’ questa la ricetta della Federconsumatori grazie alla quale il nostro Paese può tirarsi fuori dalla stagnazione dei consumi. Secondo l’Associazione dei Consumatori solo facendo recuperare potere d’acquisto alle famiglie i consumi interni potranno far registrare la tanto attesa e sospirata inversione di tendenza. Altrimenti il nostro Paese rischia per lunghi anni una crescita troppo bassa che non ci possiamo permettere in questa nuova era post-crisi caratterizzata da zero sconti, da parte dei mercati finanziari internazionali, sulla tenuta dei conti pubblici e sui debiti sovrani.

I sindacati chiedono meno tasse per lavoratori e pensionati

Portare qualche soldo in più nelle tasche dei lavoratori è una proposta che potrebbe diventare realta? Cgil, Cisl e Uil, per questo Primo Maggio, Festa dei lavoratori, a 150 anni dall’unità nazionale  viene ripreso il valore storico che il mondo del lavoro, come sancisce l’articolo 1 della Costituzione italiana, libero e democratico. I tre segretari generali provinciali Luigi Bresciani per la Cgil, Ferdinando Piccinini della Cisl e Marco Cicerone della Uil, insieme, dalla piazza del Primo Maggio a Bergamo faranno partire, ancora una volta, le richieste e le proposte unitarie che Cgil, Cisl e Uil avanzano da mesi al Governo e alla classe politica e dirigente anche locale: la riduzione delle tasse sui redditi dei lavoratori e da pensione, spostando il carico più sulle rendite e i patrimoni.

Tassa sulle grandi ricchezze, proposta Cgil

Una tassa sulle grandi ricchezze, ovverosia sui contribuenti italiani ricchi e ricchissimi, il 5% circa, ragion per cui ne sarebbe comunque esentato il 95% dei cittadini. E’ questa la proposta della Cgil al fine di reperire risorse, fino a possibili 18 miliardi di euro annui, da andare a redistribuire alla collettività, a partire chiaramente dai più bisognosi. Questa tassa sulle grandi ricchezze, in accordo con quanto spiega il più grande Sindacato italiano, si andrebbe ad applicare solamente su quelle famiglie la cui ricchezza complessiva supera il livello degli 800 mila euro; quindi, ai fini del raggiungimento o meno di tale limite andrebbero conteggiate le case, ma anche le giacenze nei conti correnti e gli investimenti in azioni, titoli di Stato ed obbligazioni.

Irpef: addizionali regionali, possibili aumenti col federalismo

Con l’entrata in vigore del federalismo fiscale, a livello di Regioni, nel 2015, potrebbe scattare a carico dei cittadini un massiccio aumento della tassazione attraverso l’applicazione delle nuove addizionali regionali ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). A stimarlo è infatti il Sindacato della Uil che al riguardo, tenendo conto dei contenuti dell’attuale Testo del federalismo fiscale regionale, in fase di discussione presso l’apposita Commissione Bicamerale, stima aumenti medi annui pari a ben l’82,8% a contribuente. Insomma, si tratterebbe di una vera e propria stangata fiscale visto che si passerebbe da un valore medio attuale di 273 euro pro-capite a addizionali regionali ai fini Irpef pari a ben 499 euro pro-capite. La simulazione, in particolare, è stata effettuata andando a considerare il caso peggiore, ovverosia quello per cui tutte le Regioni decidessero di aumentare le addizionali, in maniera graduale, fino al 2015 al massimo consentito.

Gestione Separata: aliquote congelate per il 2011

In molti si aspettavano per l’anno 2011 un’ulteriore innalzamento delle aliquote contributive, da parte degli iscritti alla Gestione Separata. Una recente circolare dell’Inps ha chiarito le idee, spiegando che le aliquote, per il 2011, sono state congelate alle percentuali valide nell’anno fiscale appena archiviato. La Gestione Separata è un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati, nata negli anni novanta, dopo la riforma del sistema pensionistico, anche nota come riforma Dini. La gestione separata ha assicurato la tutela previdenziale a categorie di lavoratori fino ad allora escluse, come per esempio i lavoratori con contratto a progetto.

Addizionale Irpef: rischio aumenti in cinque Regioni

Sicilia, Calabria, Lazio, Molise e Campania. Sono queste le cinque Regioni italiane che, a causa di un eccessivo deficit nei conti della sanità, rischiano un inasprimento delle addizionali ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), con la conseguenza che i contribuenti residenti nelle Regioni citate rischiano di dover far fronte ad una maggiore pressione fiscale. Secondo il Segretario confederale della UIL, Guglielmo Loy, l’aumento delle addizionali dell’Irpef sarebbe intollerabile in quanto si andrebbe tra l’altro contro la filosofia che sta alla base di un federalismo fiscale che possa definirsi sia equo, sia sostenibile. Ma in cifre a quanto corrisponderebbe tale aumento? Ebbene, gli aumenti a carico di ogni contribuente possono variare da un minimo di 41 euro medi nella Regione Sicilia fino a ben 64 euro medi pro-capite nella Regione Lazio e passando per i 57 euro medi di incremento di addizionale Irpef nella Regione Campania.

Aliquote Irpef: Cgil chiede prima aliquota al 20%

In materia di aliquote Irpef, la prima, ovverosia quella cui è assoggettata la maggioranza dei redditi degli italiani, dovrebbe scendere dal 23% al 20%. E’ questa una delle richieste formulate dalla Cgil nell’ambito di una mobilitazione su lavoro, fisco e cittadinanza che il 12 marzo prossimo sfocerà nello sciopero generale proclamato ed organizzato in maniera non unitaria dal più grande Sindacato italiano visto che la Cisl e la Uil in merito non si sono accodate. Ma come trovare le risorse per poter tagliare di tre punti percentuali in Italia la prima aliquota sull’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef)? Ebbene, la Cgil fa presente come la riduzione delle tasse a favore dei lavoratori e dei pensionati sia possibile mettendo in atto azioni efficaci di contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale, ed aumentando la tassazione su stock option, grandi patrimoni e rendite finanziarie così come avviene in tanti Paesi europei. Tra gli altri punti cardine dello sciopero del prossimo 12 marzo c’è anche la richiesta di fermare i licenziamenti, affrontare le vertenze e costruire un futuro per il Paese.

Pressione fiscale: in Emilia-Romagna è tra le più alte

In Emilia-Romagna i contribuenti, pur fruendo comunque di servizi di qualità, sono soggetti ad una pressione fiscale che risulta essere tra le più alte rispetto al resto d’Italia. A dichiararlo è stato il responsabile della Cisl della Regione Emilia-Romagna Giorgio Graziani, il quale, nel commentare i dati emersi dal “Terzo Rapporto sulla fiscalità in ER”, a cura del Sindacato regionale, ha sottolineato come in media un contribuente emiliano romagnolo versi ben 265 in più ogni anno rispetto agli altri contribuenti delle Regioni italiane. Nel complesso, secondo il responsabile della Cisl nel nostro Paese la fiscalità è sia iniqua, sia insostenibile, con l’Irpef che grava sui redditi fissi, leggasi dipendenti e pensionati, mentre l’evasione fiscale nella Regione Emilia-Romagna incide sul 20% del prodotto interno lordo regionale. Secondo Giorgio Graziani le normative nazionali sono sia ingiuste, sia inefficaci, mentre per quel che riguarda il federalismo fiscale trattasi di un provvedimento che è stato annunciato ma mai realizzato.