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Scudo fiscale: minacce svizzere o bufale italiane?

Lo sostiene Milano Finanza: E’ partita l’offerta delle liste nere della Svizzera sui correntisti famosi che hanno nascosto capitali nei Cantoni. Semplice minaccia o pericolo reale? Il segreto bancario potrebbe non essere più tsle e coloro che hanno deciso di non aderire allo scudo fiscale potrebbero decidere di farlo subito, per evitare di essere etichettati (e quindi processati) come correntisti illegali.

Tra il Canton Ticino e Zurigo – si legge sul quotidiano on line – ci sarebbero un paio di funzionari (probabilmente italiani) di una banca locale, pronti a offrire, a chiunque sia disposto a pagare un prezzo adeguato, un dischetto contenente un elenco di correntisti italiani in odore di irregolarita’ fiscali.

Wallstreetitalia risponde prontamente:

Non e’ vero che “la Confederazione sarebbe pronta a diffondere le liste dei clienti italiani titolari di conti correnti, o di deposito-titoli, non regolari depositati in Svizzera.

Si tratterebbe quindi, secondo WSI di una vera e propria bufala con lo scopo di intimorire i clienti titolari di conti in Svizzera.

Figuriamoci se la Confederazione o le banche pubblicheranno mai liste simili – continua Wallstreetitalia – , la bufala ha tutta l’aria di non essere sparata a caso, sperando ovviamente che qualche cliente ci caschi e aderisca velocemente allo scudo fiscale.

Il giornale parla addirittura di vero e proprio terrorismo mediatico nei confronti della Confederazione svizzera, finanziato ad arte da chi ha interesse, in Italia, a far rientrare i capitali il più presto possibile.

Le autorità italiane sono recentemente ricorse anche a strumenti di pressione quali la registrazione delle targhe delle automobili che attraversano la frontiera e la presenza di agenti in borghese della Guardia di Finanza in territorio ticinese. E ancora i raid di agenti finanziari nelle banche svizzere in territorio italiano.

Che la situazione non fosse destinata a placarsi in poco tempo – scrive MF – nonostante la recente visita ufficiale in Szzera del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, lo si era capito già qualche settimana fa quando sul Corriere del Ticino era apparso un editoriale che non faceva presagire nulla di buono.