La Tunisia aderisce a una nuova convenzione dell’Ocse

Anche la Tunisia ha deciso di far parte della convenzione dell’Ocse che prevede la reciproca assistenza per quel che concerne l’ambito tributario: nello specifico, si tratta della terza nazione africana che aderisce in tal senso, dopo il via libera da parte del Sudafrica e del Ghana. Che cosa è previsto nel dettaglio? Questa firma non è altro che una parte integrante della collaborazione tra il governo di Tunisi e l’organizzazione parigina, dopo che da qualche tempo ha preso corpo il progetto di sviluppo economico che ha come protagonisti molti paesi del Medioriente e quelli dell’Africa settentrionale.

Morti sul lavoro in calo

Mentre l’OCSE lancia l’allarme sui disoccupati in Eurozona dichiarando che si contano 48 milioni di persone, una notizia positiva arriva proprio dal mondo del lavoro, fulcro attorno a cui ruotano i mercati finanziari in attesa delle riforme per la crescita e lo sviluppo.

OCSE, allarme disoccupazione

Nell’area OCSE la disoccupazione è nettamente aumentata con l’avvento della crisi; nel quarto trimestre del 2011 gli occupati erano 528 milioni ed il calo del tasso di occupazione era pari all1,6% rispetto al periodo precedente alla crisi (66,5% rispetto al 64,9%).

I disoccupati sono aumentati di 13 milioni (arrivando quindi a 45 milioni complessivi) dall’inizio della crisi e la fascia di interesse è compresa tra i 15 ed i 64 anni.

Il dato è però estremamente generalizzato; è necessario in un’area come la nostra dividere le varie realtà ed analizzare di volta in volta i dati specifici. Il tasso di occupazione in Grecia, Irlanda e Spagna è prossimo ad una diminuzione di oltre 8 punti percentuali rispetto al 2008, mentre per l’Italia si parla di due punti percentuali in meno. In Germania si ha una situazione inversa; il tasso di occupazione è aumentato di 3,4 punti percentuali (superando la media di occupazione di oltre 8 punti rispetto all’area OCSE).

L’Ocse pubblica online i dati sulle procedure amichevoli

Prosegue in maniera imperterrita l’impegno dell’Ocse per quel che riguarda la trasparenza fiscale: le liste istituite dall’organizzazione parigina sono ben note in questo senso, ora sono liberamente consultabili sul sito internet ufficiali i dati statistici delle procedure amichevoli che sono state poste in essere nel 2010. Si tratta delle cosiddette Mutual Agreement Procedure (note anche con l’acronimo Map), la cui gestione spetta sia ai paesi che fanno parte dell’Ocse che a quelli che non sono ricompresi nel lungo elenco. L’intento è quello di elaborare delle statistiche importanti volte a rendere più semplice e trasparente il procedimento in questione. Ma che cosa si intende esattamente col termine “procedura amichevole”?

India-Ocse, patto d’acciaio sulla trasparenza fiscale

Anche l’India, come altri paesi da molto tempo a questa parte, ha capito che conviene percorrere la strada della trasparenza fiscale: si inserisce in questa nuova consapevolezza l’intesa che è stata sottoscritta dal paese asiatico con l’Ocse, un accordo della durata di tre anni che è volto a rendere ancora più incisivo questo scambio di informazioni finanziarie. I due firmatari sono Angel Gurria, segretario generale dell’organizzazione parigina, e Pranab Mukherjee, ministro delle Finanze del paese emergente, i quali si sono incontrati qualche giorno fa a Nuova Delhi. Il dialogo e la collaborazione dal punto di vista tributario sono i cardini su cui si regge l’accordo stesso, con l’India che si deve impegnare a una maggiore partecipazione in questo senso.

Ocse: il Global Forum fiscale si terrà alle Bermuda

La due giorni a cavallo tra questo mese e quello di giugno è attesa da molti come una delle più importanti dal punto di vista della trasparenza fiscale. Il 31 maggio e il 1° giugno prossimi sono infatti i due giorni che sono stati scelti come cardini del Global Forum che si terrà alle Bermuda: si tratta della terza edizione di questo evento così importante promosso dall’Ocse, la quale ha scelto non a caso il piccolo arcipelago dell’Atlantico, un tipico paradiso fiscale. La capitale Hamilton vedrà dunque discutere della trasparenza in fatto di tasse e imposte e del relativo scambio di informazioni a fini tributari. In particolare, bisognerà fare il punto sulla situazione attuale della lotta all’evasione, un tema molto caro all’organizzazione parigina, intenzionata anche a coinvolgere in maniera più diretta i paesi in via di sviluppo. Tra l’altro, il Global Forum ha ottenuto un successo dopo l’altro negli ultimi anni, con nuove adesioni che confermano la volontà degli stati di migliorare le condizioni del fisco.

Imposte salariali: Italia quinta nella classifica Ocse

Forse non c’era bisogno di nessuna conferma, visto che il fatto era scontato, ma visto da chi proviene lo stesso non si può che riconoscerne l’autorevolezza: secondo l’Ocse, infatti, l’Italia è una delle nazioni con la maggiore pressione fiscale. Nel dettaglio, l’eccessivo stress in questione è quello che si riferisce ai salari dei dipendenti, con una percentuale molto vicina al 47% (46,9% per la precisione), un dato che è inferiore soltanto ad altri quattro paesi, vale a dire l’Ungheria, il Belgio, la Francia, la Germania e l’Austria. Al contrario, un vero e proprio paradiso per i contribuenti è il Cile, dove il cuneo si aggira attorno al 7%, mentre la media della stessa organizzazione parigina è del 34,9%. Tutto ciò vuol dire che le famiglie che possono vantare un solo reddito si trovano in estrema difficoltà, visto che l’Italia si caratterizza per l’aggressività tributaria anche in questo caso.

L’Ocse boccia l’ordinamento fiscale di San Marino

Ormai è un dato di fatto, tra l’Ocse e la Repubblica di San Marino è guerra aperta: l’organizzazione parigina ha infatti letteralmente bloccato il piccolo stato del Titano, lamentando le lacune presenti nell’ordinamento tributario, talmente gravi da non permette il pur minimo scambio informativo in campo fiscale. Gli standard dell’Ocse sono noti da tempo, così come la sua battaglia nei confronti dei paradisi offshore, dunque non deve sorprendere più di tanto se il rapporto su San Marino sia così poco lusinghiero. I lavori del Global Forum sono suddivisi in diverse fasi e in questo caso ci troviamo ancora alla Fase 1, visto che il passaggio alla fase successiva relativa alla trasparenza fiscale è stato interrotto proprio per i motivi appena citati, almeno fino a quando le carenze normative della Repubblica non saranno colmate.

Black list: ancora sette giorni per la comunicazione

La fine di questo primo mese del 2011 si avvicina velocemente e molti contribuenti dovranno guardare alla data del 31 gennaio come un appuntamento importante per quel che concerne i loro adempimenti: in effetti, mancano rimangono soltanto sette giorni a disposizione a quei soggetti Iva che sono soliti porre in essere delle operazioni con altre persone o imprese che si trovano (residenza o domicilio) negli stati o nei territori che appartengono alla cosiddetta “black list”. Ad essi viene pertanto richiesto di inviare attraverso la modalità telematica gli elenchi che riepilogano nel dettaglio tutte queste operazioni, con particolare riferimento a ciò che è stato realizzato nel trimestre che va da luglio a settembre dello scorso anno, con la possibilità di ricomprendere anche i mesi di ottobre e novembre.

Il Baharain sigla due accordi fiscali con Messico e Malesia

Prosegue a gonfie vele la campagna di trasparenza fiscale avviata da qualche mese dall’Ocse: la lista nera, elenco famigerato in cui compaiono i principali paradisi offshore a livello internazionale, sta cominciando ad assottigliarsi sempre di più, grazie ai numerosi accordi che i paesi più coinvolti si apprestano a siglare. Una delle nazioni che si è più prodigata in questo senso negli ultimi tempi è sicuramente il Baharain: la monarchia costituzionale asiatica ha infatti deciso di incentivare e potenziare lo scambio di informazioni in ambito tributario, fornendo un prezioso contributo alla lotta nei confronti dell’evasione fiscale. Le banche dello stato dovranno garantire informazioni e dati sempre più dettagliati e in tal senso gli obiettivi sono diventati sempre più concreti grazie alle ultime due recenti intese; il 9 ottobre il Bahrain ha infatti siglato una convenzione con la Malesia, accordo a cui è seguito un altro cinque giorni dopo con il Messico.

Ocse, è online la bozza 2010 del Model Tax Convention

L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) compie un importante passo dal punto di vista fiscale: in effetti, l’ente parigino, o, per meglio dire, il suo Comitato degli affari fiscali, ha provveduto a rilasciare la bozza provvisoria di aggiornamento relativo al Modello di convenzione tributaria, insieme al relativo Commentario. Si tratta di un documento fondamentale in questo senso e occorre sottolineare che verrà reso disponibile entro il prossimo mese di settembre, quando poi vi sarà anche la versione definitiva. Di cosa si tratta con esattezza? In pratica, il modello in questione altro non è che un update relativo a quest’anno e che presenta i tipici contenuti sostanziali in tal campo, ma sarà comunque obbligatorio sottoporlo all’approvazione del Consiglio della stessa Ocse, operazione che avrà luogo nel corso del mese di luglio. Già nei mesi precedenti si era parlato abbastanza diffusamente di questa innovazione fiscale e, in aggiunta ai cambiamenti che erano stati apportati e rilasciati proprio in quelle occasioni, c’è da dire che l’update 2010 beneficia anche della presenza della bozza di revisione del novellato articolo 7 dello stesso Modello di convenzione fiscale dell’Ocse.

 

Paradisi fiscali: societa’ anonime saranno abolite

Un paradiso fiscale è uno Stato che garantisce un prelievo in termini di tasse minore rispetto al paese di origine, o addirittura nullo. Le motivazioni dello Stato sono semplici da spiegare: si cerca in questo modo di attirare molto capitale proveniente dai paesi esteri, fornendo in cambio una tassazione estremamente ridotta.

San Marino è nella White list per l’Ocse, dopo aver firmato oltre 20 accordi per lo scambio di informazioni. Ma l’Italia forse la pensa diversamente, almeno per una questione puramente tecnica. Roma considera non collaborativi tutti i paesi con i quali non c’è un accordo contro le doppie imposizioni, anche se tra i due paesi è stato siglato quello sullo scambio di informazioni.