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La stretta fiscale sui redditi agrari

Forse il termine “stangata” non è appropriato, fatto sta che le misure previste dalla recente legge di Stabilità per quel che riguarda il settore agricolo rappresentano una sorta di giro di vite: quale stretta fiscale è stata prevista in questo caso? La rivalutazione dei redditi agrari (+15% per la precisione) servirà per determinare le imposte sui redditi che si riferiscono a quest’anno, al 2013 e al 2014; soltanto quei coltivatori diretti e quegli imprenditori agricoli di tipo professionale che possono vantare una iscrizione nella previdenza agricola avranno la possibilità di fruire di uno sconto, vale a dire una rivalutazione pari a cinque punti percentuali.

Nel caso in cui si avrà invece a che fare con una società di capitali che fa parte del settore primario, l’intervento sarà perfezionato a partire dal prossimo 1° gennaio, il che vuol dire che non si potrà fare affidamento sulla tassazione basata sui valori catastali. Il beneficio tributario in questione resisteva ormai da cinque anni, visto che l’introduzione effettiva si deve ai dettami della Legge Finanziaria del 2007, un modo per dare sostegno alle forme più strutturate e all’agricoltura proiettata sul mercato.

Il ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, ha espresso il suo disappunto per tale testo, visto che la soluzione trovata e ufficializzata non è in equilibrio. I sacrifici richiesti non sono certo di poco conto. Tra l’altro, non è stato ben compreso l’atteggiamento del governo, il quale ha sfruttato il Fisco proprio per incentivare le reti di impresa e le cosiddette “start-up”, mentre nel caso agricolo non si è verificato nulla di tutto questo. Secondo la Coldiretti, il problema non è semplicemente economico, ma anche burocratico, dato che si complica di molto la vita delle aziende. In aggiunta, Confagricoltura ha sottolineato come il gettito relativo ai redditi agrari sia certo, ma oltre la metà delle società capitalistiche italiane sono da tempo in perdita.