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Pressione fiscale e crisi: liberi professionisti in affanno

Quello che sta per chiudersi in Italia sarà un anno orribile per i liberi professionisti, i quali più di tutti, al pari delle piccole imprese e micro imprese, hanno risentito degli effetti nefasti della crisi finanziaria ed economica. Non a caso, Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, in base a delle rilevazioni effettuate dallo Sportello del Contribuente, ha denunciato come con la pessima congiuntura abbiano chiuso il 14% degli studi professionali, ovverosia la bellezza di 300 mila attività gestite dai liberi professionisti: dai giornalisti ai veterinari e passando per i medici, i biologi, i dottori commercialisti, i sociologi e gli avvocati. D’altronde la crisi, oltre ad aver innescato una stretta creditizia come non si vedeva da decenni, ha causato, a scapito dei professionisti, il mancato incasso di parcelle da parte di soggetti, su tutti le imprese in crisi, che si sono trovati non solo a corto di liquidità, ma in molti casi hanno portato direttamente i libri in Tribunale.

Insomma, le libere professioni, settore che funge non solo da traino, ma da vero supporto all’economia italiana ed alla sua crescita, è in palese affanno; secondo quanto rivela Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, i dati sono stati ottenuti dallo Sportello del Contribuente effettuando un incrocio tra i livelli occupazionali, quelli relativi al fatturato ed alle prenotazioni, e quelli relativi alle forniture professionali.

A risentire maggiormente della crisi quest’anno sono e saranno, in particolare, i dottori commercialisti e gli avvocati, il cui giro d’affari rispetto al 2008 è crollato del 41% nei primi dieci mesi di quest’anno; pesante è comunque anche l’andamento del business per i biologi, i medici ed i veterinari, che accusano una contrazione dei ricavi del 30% con a ruota, in base alle rilevazioni dell’Associazione, i sociologi ed i giornalisti che hanno fatto registrare in media ricavi in calo del 29%. Di fronte a questa situazione, l’appuntamento dell’anno prossimo con la dichiarazione dei redditi, per chi è soggetto agli studi di settore, non si presenta di certo sotto una buona stella.

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