Evasione Fiscale Svizzera: USA contro il segreto bancario

Continua la lotta dell’amministrazione Obama contro l’evasione fiscale. In particolare, gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra al sistema bancario Elvetico, principale “contenitore” di capitali sfuggiti al fisco Americano che ora viene preso di mira per la seconda volta in maniera sostanziale.

Il primo round aveva visto gli Stati Uniti avanzare la richiesta di avere migliaia di nomi e cognomi di cittadini statunitensi con conti correnti sul suolo Svizzero; la posta in gioco è decisamente interessante per le casse USA, visto che si parla di 7 mila miliardi di euro distribuiti su oltre 300 istituti Svizzeri, ma ovviamente la resistenza incontrata non è cosa da poco.

Tassa sui bagel a New York

Prima di avventurarci in filosofiche considerazioni cerchiamo di ricreare la scena, per renderci almeno conto del tenore di questa tassa: siamo a New York e in pratica, un americano ha comprato un bagel e se lo porta a casa incartato pagando un prezzo normale, nello stesso momento un suo concittadino ha deciso di mangiarlo nel negozio e lo paga il 9-10%, non a causa del servizio al tavolo. A New York si sono inventati questa nuova tassazione che colpisce il consumo dei prodotti di bottega.

USA chiede a Svizzera i nomi degli evasori

Le banche della Svizzera potrebbero essere sanzionate per due miliardi e mezzo di dollari se, entro martedi prossimo, non sveleranno i nomi degli evasori che hanno trasferito i propri capitali all’estero per sottrarli alle leggi fiscali. La Svizzera entro martedì deve fornire dati dettagliati sui conti bancari di cittadini americani sospettati di utilizzare banche svizzere per evadere le tasse negli Stati Uniti. L’amministrazione Obama é assolutamente intenzionata a sapere quanti e quali clienti americani hanno depositato in Svizzera tra il 2002 e il 2010 fondi superiori ai 50 mila dollari.

Warren Buffett disposto a pagare più tasse

Sarà stato il caldo estivo oppure un improvviso senso di equità, fratellanza, benevolenza e che altro dir si voglia. Fatto sta che un discorso del genere da uno degli uomini più ricchi del mondo non ce lo saremmo aspettati, almeno non con questi toni. Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del mondo, in un editoriale sul New York Times in cui rimprovera Washington di non tassare abbastanza i miliardari americani sottolinea come i poveri e la classe media lottino continuamente e mentre molti americani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, i multimilionari, tra cui lo stesso Warren, continuano ad avere straordinari sgravi fiscali. Ecco una parte del sorprendente discorso:

I milionari Usa disposti a pagare maggiori tasse

La notizia arriva direttamente dall’America, mentre qui in Italia si parla ogni giorno di balzelli fiscali troppo alti e quasi impedenti alla crescita del Paese, negli Stati Uniti ci sono almeno un centinaio di milionari che invece vorrebbero pagarne di più e hanno scritto al governatore dello stato Andrew Cuomo. Questa strana (almeno per noi) iniziativa, presa da circa cento facoltosi abitanti chiedono di prolungare la cosiddetta tassa per i milionari, un provvedimento che sarebbe dovuto scadere ad aprile che preleva una sovrattassa sugli individui che guadagnano più di 200.000 dollari all’anno e le famiglie con un reddito sopra i 300.000. La domanda viene spontanea; perchè? La ragione è che vogliono fare la loro parte per aiutare lo stato ad affrontare la crisi di bilancio, una ragione sociale quindi.

Rivoluzione fiscale bipartisan: Obama vara tagli alle tasse

La rivoluzione fiscale bipartisan, nel compromesso raggiunto Obama e i repubblicani vengono prolungati gli sgravi fiscali dell’era Bush anche per i ricchi oltre 250.000 di reddito annuo ma Obama taglia una tassa anche per chi lavora come dipendente: la ritenuta alla fonte della Social Security, cioè l’equivalente degli oneri sociali, cala subisce un calo, precisamente dal 6,2 al 4,2%. Così il presidente Usa, Barack Obama, annuncia di aver raggiunto un accordo di compromesso con i Repubblicani per estendere di due anni i tagli fiscali dell’era Bush. Un programma che prolunga nel tempo i tagli non solo per le famiglie della classe media, ma anche per gli americani più ricchi.

Taglio tasse al ceto medio statunitense ma anche ai ricchi

Barack Obama, nella conferenza stampa alla Casa Bianca ha ribadito come il suo obiettivo immediato è l’esclusione di un aumento delle tasse per i ceti medi che sarebbe un peso enorme per la middle class ma anche per l’intera economia statunitense. Il presidente Usa Barack Obama è aperto all’idea di discutere un’estensione dei tagli alle tasse dell’era Bush per tutti i livelli di reddito, prendendo così in considerazione un compromesso con i repubblicani, per la riduzione delle tasse non solo per la middle-class ma anche per gli americani più ricchi. Ha però sottolineato che non vuole rendere permanente la riduzione delle tasse per i più ricchi ma é aperto ad un’estensione temporanea.

In Usa abbattimento tasse per permettere assunzioni

E’ questa l’intenzione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: un taglio delle tasse per le imprese con l’obiettivo di favorire la ricerca e agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro. A quasi tre anni dall’inizio della crisi che ha colpito l’economia globale, gli Stati Uniti appaiono sempre più esposti a ricadere nella recessione. La “velocità di stallo”, un tasso anemico di crescita che, se perdurasse, potrebbe portare al crollo dell’economia preoccupa il Presidente e gli analisti.

Ho intenzione di tagliare le tasse alle imprese americane – ha detto Obama nel consueto discorso del sabato alla radio -, cosi’ che possano investire in nuovi macchinari e tecnologie e assumere piu’ persone. Occorre creare un regime fiscale agevolato ”permanente” per le imprese che investono in ricerca e innovazione, dato che creano posti di lavoro e promuovono nuove idee e tecnologie.

Usa: no agli sgravi fiscali ai ricchi

Obama non ha dubbi: a fine anno dovranno decadere le riduzioni d’imposta a favore dei contribuenti con reddito superiore ai 250.000 dollari annui, i cosiddetti Paperoni d’Oltreoceano. Quegli sgravi erano stati voluti da Bush, e sono stati ereditati dalla legislatura attuale. Obama risponde con un secco no alla continuità di tale agevolazione: il presidente degli Stati Uniti è fermamente contrario all’estensione oltre quest’anno dei tagli alle tasse per i cittadini più benestanti. Il piano del governo prevede un taglio di tasse per i nuclei famigliari con un reddito inferiore ai 250.000 dollari per le coppie e sotto i 200.000 per le persone sole. Stiamo parlando del 98% degli americani, quindi solo il 2% va al di là di questo tetto. Per queste persone, l’amministrazione vuole riportare la tassazione ai livelli precedenti al 2001.

Usa: taglio tasse a imprese che assumono

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti a luglio si é attestato al 9,5%, invariato rispetto a giugno. I dati sono stati diffusi dal U.S. Bureau of Labor Statistics. Leggeremente migliore delle stime (9,6%), il risultato non é comunque confortante. Sempre a luglio negli Usa sono stati persi 131mila posti di lavoro nei settori non agricoli, quasi il doppio rispetto alle attese (73mila). Solo il settore privato ha registrato un miglioramento: gli occupati sono aumentati di 71mila unità. Nella prima settimana di 7 agosto le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti si sono attestate a quota 484 mila contro le 482 mila della settimana precedente. Obama ha quindi pensato di dare un taglio tasse alle imprese che assumono. Lo rende noto il dipartimento Usa del Lavoro. L’aumento in questo caso è superiore alle attese degli analisti che prevedevano un calo a quota 465 mila e il dato è il più alto dalla metà dello scorso febbraio.