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Federalismo fiscale: perdita gettito con la cedolare secca

Una perdita secca, per le casse dell’Erario, pari ad oltre un miliardo di euro. E’ questa la previsione/stima, in termini di minori entrate per lo Stato, con l’entrata in vigore dell’imposta sostitutiva sui redditi da locazione, ovverosia con la partenza di quella che comunemente viene definita come la cedolare secca. A rilevarlo è il Sindacato della CGIL che al riguardo ha calcolato la differenza tra gli incassi fiscali con il vecchio sistema, e quelli con la nuova imposta secca che, lo ricordiamo, viene applicata sugli immobili affittati ad uso residenziale nella misura del 21% per i contratti d’affitto liberi, ed al 19% per quelli a canone cosiddetto concordato; il prelievo dell’imposta fissa va a sostituire sui redditi da locazione sia l’Irpef, sia l‘imposta di registro.

A fronte della perdita di gettito per l’Erario, che dovrà di conseguenza andare a recuperare le imposte da qualche altra parte, secondo Laura Mariani, che in CGIL ricopre il ruolo di responsabile delle politiche abitative, la cedolare secca rappresenta in tutto e per tutto un regalo ai proprietari di immobili, ed in particolare quelli con redditi medi ed alti, senza che nello stesso tempo ci sia a favore degli inquilini una contropartita sociale.

Questo punto di vista, tra l’altro, è stato più volte riaffermato anche dal SUNIA, il Sindacato Unitario Inquilini ed Assegnatari, nel sottolineare come la cedolare secca, così come è stata definita in sede legislativa, non contribuirà a calmierare i prezzi di mercato degli affitti; con la conseguenza che la crisi continuerà a picchiare duro sulle famiglie a basso reddito che vivono in affitto e sulle quali, di riflesso, nei casi più gravi continuerà ad incombere il rischio dello sfratto. I calcoli della CGIL, tra l’altro, rivelano come la cedolare secca sia strutturata in maniera tale che la maggior convenienza fiscale per gli affitti i proprietari la troveranno con l’affitto sul mercato libero, e non con i contratti a canone concordato. Insomma, come sopra detto, non ci sono contropartite sociali con la cedolare secca.