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Carbon tax: lo schema cinese e quello australiano a confronto

L’industria australiana del carbone nutre ancora molta fiducia in merito alle vendite da destinare alla Cina, nonostante la seconda economia mondiale, il paese con il più alto tasso di inquinamento in assoluto, stia pianificando l’adozione di una carbon tax a partire dal 2015: la tariffa iniziale, in particolare, dovrebbe essere pari a 1,55 dollari. I media dell’ex Impero Celeste stanno riferendo da tempo di queste indiscrezioni, tanto che sembra quasi certo il nuovo sistema di tassazione ambientale che dovrebbe ovviamente far capo al locale Ministero dell’Economia.

Il direttore esecutivo dell’Australian Coal Association ha però fatto sapere che il prezzo menzionato in precedenza, relativo a una tonnellata di biossido di carbonio, non rappresenterà un abbandono immediato dai combustibili fossili, visto che esiste anche il rischio di un rallentamento della crescita economica. Insomma, la questione rimane aperta a molti tipi di interpretazioni e di dibattiti. Tra l’altro, la carbon tax della nazione oceaniana è stata progettata nello specifico per dar vita a un vero e proprio cambiamento in merito al settore della produzione di energia. Il problema è che questa compensazione è piuttosto inadeguata di fronte ai reali problemi ambientali, oltre che limitata a poche miniere.

Secondo alcuni analisti, inoltre, le industrie australiane sarebbero tra le più svantaggiate al mondo in tale ambito, a causa dei notevoli svantaggi dettati dallo schema domestico, uno dei più costosi al mondo: in effetti, la carbon tax adottata a Canberra e dintorni ammonta a ventitre dollari per ogni singola tonnellata, ben venti volte la tariffa cinese, senza dimenticare i costi che dovrà sostenere l’industria del carbone, circa diciotto miliardi di dollari entro il 2020. I cambiamenti climatici impongono questi impegni, molto probabilmente gli 1,55 dollari di Pechino saranno una misura aggiuntiva ad altri sforzi volti a ridurre le emissioni in atmosfera. La politica futura della Cina sarà improntata all’efficienza energetica, il primo schema fiscale da adottare è proprio quello esaminato.

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