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Avvisi tributari: brutte notizie dall’1 luglio

Per quel che riguarda gli avvisi tributari, dal prossimo 1 luglio 2011 arrivano brutte notizie per i contribuenti, per i quali infatti, anche in caso di errore, scatta l’obbligo di pagare in anticipo il 50% degli importi richiesti. A denunciarlo, non senza indignazione, sono Elio Lannutti, Presidente dell’Adusbef, e Rosario Trefiletti, Presidente della Federconsumatori, nel sottolineare che “la mancata volontà di modificare tale norma è una tra le cose più vergognose accadute negli ultimi tempi“. Per questo le due Associazioni di Consumatori continuano a portare avanti quella che è in tutto e per tutto una denuncia pubblica. Adusbef e Federconsumatori, pur ammettendo che la cancellazione di tale norma non è così semplice, sottolineano come sin da ora valuteranno, studieranno ed avvieranno ogni iniziativa possibile affinché tale provvedimento possa essere superato.

Gli avvisi tributari per i quali scatta tale obbligo, bollato come inaccettabile e vessatorio da parte dell’Adusbef e della Federconsumatori, sono quelli relativi a tasse come l’Ires, l’imposta sul valore aggiunto (Iva), ma anche l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap).

Insomma, nonostante a livello politico si parli di semplificazione e di riforma fiscale, per i cittadini/contribuenti italiani arrivano tutto tranne che benefici ed alleggerimenti in materia di adempimenti. Secondo le due Associazioni con tale provvedimento altro non si fa che fare cassa a spese dei cittadini, mentre qualche piccolo passo in avanti, con l’approvazione del Decreto Sviluppo, è stato invece fatto in materia di ganasce fiscali e di pignoramenti, oltre che con la dilatazione dei tempi per la sospensiva che passa da 120 a 180 giorni.

Intanto in materia di fisco nei giorni scorsi è intervenuta anche Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani, sottolineando come in Italia negli ultimi cinque anni la fedeltà fiscale abbia fatto registrare un crollo del 12%. Il che significa che il fisco deve essere oggetto di una profonda riforma in modo tale da renderlo equo e mettendo al centro il contribuente.