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Anche le pennette del pc sono una prova dell’evasione fiscale

Come stabilito di recente dalla Corte di Cassazione, si possono sequestrare legittimamente apparecchi e strumenti informatici nel caso di dichiarazione fiscale infedele per realizzare una vera e propria evasione delle tasse. Secondo i giudici di Piazza Cavour, infatti, i beni in questione sono in tutto e per tutto pertinenziali al reato di cui si sta parlando (vedi anche Aumenta la differenza tra consumi e redditi dichiarati: colpa dell’evasione?).

La pronuncia della Suprema Corte si è resa necessaria per risolvere una controversia che ha visto come protagonista un professionista napoletano, a cui appunto era stato contestato il reato di dichiarazione infedele. Il pericolo riscontrato, infatti, era quello che il soggetto cancellasse i file informatici con cui si era ricostruito il sospetto tenore di vita e i redditi nascosti all’Agenzia delle Entrate. Pennette e altri supporti nascondevano, ad esempio, i ricavi piuttosto alti relativi alle prestazioni mediche nei riguardi di alcuni pazienti. Il professionista aveva raggruppato il tutto in degli appositi documenti Excel, con tanto di schede dedicate ai già citati pazienti e le somme di denaro incassate (sono stati coinvolti ben tre periodi di imposta). Sono stati necessari più momenti per realizzare il sequestro probatorio: in pratica, tutto è dipeso dall’annullamento della prima fase, a causa di un avviso illecito.

I difensori del contribuente hanno quindi proposto il ricorso per Cassazione. Gli “ermellini” hanno considerato inammissibile il ricorso contro le tre misure cautelari, visto che la situazione non è rimasta immutata, come precisato dai difensori stessi. Riguardo, poi, al vizio di motivazione del provvedimento per quel che concerne la pertinenzialità del materiale sequestrato, la Cassazione ha sottolineato come la misura cautelare sia stata fondamentale per acquisire delle prove certe: il caso di specie è stato caratterizzato da un provvedimento probatorio collegato alle attività criminose, dunque i beni sequestrati vanno considerati come inerenti e pertinenziali al reato di frode fiscale.