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La Consulta dice la sua sulla tariffa di igiene ambientale

È arrivato finalmente il turno della Corte Costituzionale nell’ambito della questione giuridica riguardante la Tia (Tariffa di igiene ambientale): la Consulta dovrà infatti pronunciarsi sul decreto 546/1992, il quale all’articolo 2 devolve alle commissioni tributarie la competenza per dirimere le controversie concernenti il canone per lo smaltimento dei rifiuti urbani. È proprio questa norma a rappresentare la vera chiave interpretativa di questa particolare tariffa, che, ad esempio, non viene richiamata in alcun modo da altre leggi come il famoso “decreto Ronchi” (22/1997): la Suprema corte ha basato le proprie convinzioni in materia facendo riferimento a questo specifico articolo. Ma nel 2008 la Corte Costituzionale è andata contro questa interpretazione, riconoscendo l’illegittimità ai principi della Costituzione da parte norma in due punti, nello specifico la devoluzione alle commissioni tributarie delle controversie sul canone e le sanzioni degli uffici finanziari anche nei casi in cui esse stesse siano una conseguenza di violazioni di disposizioni non tributarie.

 


La Corte dovrà ora pronunciarsi sulla natura giuridica della tariffa di igiene ambientale e, di conseguenza, anche sulla legittimità costituzionale della norma ad essa relativa: nel caso la norma venga ritenuta legittima, allora la tariffa vedrebbe ritenuta di natura tributaria, nel caso opposto siamo invece di fronte ad una vera e propria tariffa. La pronuncia della Corte è attesa con relativo interesse, dato che molti utenti si vedono aumentare questa tariffa del 10% a causa dell’applicazione dell’Iva, ma non si tratta soltanto di questo; vanno infatti presi in considerazione anche altri aspetti, come la riscossione coattiva mediante ruolo al posto dell’ingiunzione di pagamento e la diversa natura del processo che è previsto per adire il giudice ordinario.

 

C’è da dire che questa disputa relativa alla Tia è divenuta davvero estenuante, anche perché è caratterizzata da decisioni di giudici in completo contrasto tra di loro: appare dunque ispirata al buon senso la recente decisione che sospende qualsiasi ricorso in materia in attesa delle pronuncia della Corte.