Per arginare la crisi occorrono 100 mld di tasse

La crisi del debito pubblico graverà sui cittadini. Almeno questo é quello che si inizia a prospettare. Più tasse per tutti per salvare l’Italia, per conseguire l’obiettivo dell’azzeramento del deficit occorreranno tra il 2012 e il 2014 circa 100 miliardi di tasse aggiuntive alle quali bisogna aggiungere 40 mld di taglio alle spese pubbliche. La previsione e’ della Confcommercio che oggi ha riunito a Milano i propri Stati generali dove si é discusso della crisi e del vero incubo per l’impresa italiane: la recessione che ormai s’intravede nitida all’orizzonte.

Tasse, redditi e manovra: solo ipotesi per il ferragosto

Un Consiglio dei Ministri straordinario, forse domani venerdì 12 agosto del 2011, o forse il 16 agosto. Sono queste le date che circolano per la convocazione del CdM che sarà chiamato ad approvare con urgenza il Decreto che anticipa, per la manovra di bilancio, il pareggio al 2013 anziché per l’anno 2014. Intanto stamattina, presso le Commissioni parlamentari, riunite congiuntamente, c’è stato il tanto atteso intervento del Ministro all’Economia ed alle Finanze, Giulio Tremonti. In molti si aspettavano contenuti e misure certe per arginare una crisi che, comunque, non è solo italiana, ma a livello planetario. Ed invece il Ministro ha comunicato solo una serie di misure allo studio senza dire con precisione cosa si farà, quali redditi e quali capitoli della spesa pubblica si andranno a colpire.

Tasse manovra: stangata con l’anticipo

In questi ultimi giorni si è appreso della notizia di anticipare di un anno gli effetti della manovra correttiva triennale, ai fini del raggiungimento del pareggio di bilancio. Al riguardo c’è in corso una vera e propria disputa politica visto che secondo la posizione di alcuni partiti di opposizione l’Italia è stata sostanzialmente commissariata dalla Bce. E’ stata infatti proprio la Banca centrale europea a chiedere l’anticipo di un anno delle misure contenute nella manovra finanziaria, ed in cambio già da ieri, stando a quanto confermato dagli operatori sui mercati obbligazionari, è stato avviato un massiccio programma di acquisto di titoli di Stato italiani e spagnoli. Ma quanto costerà agli italiani l’anticipo di un anno della manovra?

Pressione fiscale: Abruzzo, Cisl chiede abbassamento

Nella Regione Abruzzo la popolazione residente e l’economia locale non si è ancora pienamente ripresa dal sisma del 2009, ed anche per questo servirebbe un alleggerimento della pressione fiscale a carico delle famiglie. A chiederlo è il Sindacato della Cisl che al riguardo si è rivolta all’Amministrazione regionale in vista della messa a punto, per l’anno prossimo, del Bilancio. Il Sindacato chiede che si liberino risorse sia per lo sviluppo, sia per le politiche sociali al fine di poter dare risposte ai bisogni dei cittadini. A tal fine, tra l’altro, si potrebbe e si dovrebbe accelerare la vendita di quel patrimonio immobiliare non utilizzato e sostenere le famiglie in difficoltà a fronte dell’invarianza del gettito, e quindi attraverso un’oculata razionalizzazione e rimodulazione delle risorse.

Eurostat, l’evoluzione della pressione fiscale comunitaria

Che stato di salute vive in questo momento la fiscalità dell’Unione Europea? Una pubblicazione congiunta di Eurostat e Taxud ne mette in luce i tratti salienti, quindi cerchiamo di capire cosa può essere associato oggi alle tasse comunitarie. Anzitutto, un dato emerge su tutti, ovvero il fatto che la pressione fiscale sia sostanzialmente diminuita nel complesso dei ventisette stati membri. Nel dettaglio, si è passati dal 39,3% del prodotto interno lordo nel 2008 al 38,4% dell’anno successivo, non un grandissimo ridimensionamento e soprattutto un evento dovuto in larga misura al calo del pil stesso. Il documento di Eurostat può essere suddiviso in tre sezioni: nella prima viene infatti elencato l’andamento generale del fisco nel Vecchio Continente, poi si passa alla classifica dal punto di vista tributario e infine sono state stilate ventinove schede paese per capire meglio, nazione per nazione, quali sviluppi si sono effettivamente verificati.

Tasse: pressione fiscale alle stelle nel 2014

Meno tasse per tutti. Questo slogan di questo passo resterà tale visto che nel nostro Paese la pressione fiscale è tutt’altro che destinata a diminuire. La manovra finanziaria triennale di correzione dei conti pubblici, infatti, attiverà una vera e propria stangata a base di maggiori tasse che, nel 2014, porterà la pressione fiscale in Italia al livello record del 44,1%. A stimarlo è l’Ufficio della CGIA di Mestre a conferma di come la manovra metta pesantemente le mani nelle tasche di milioni di italiani che, nel frattempo, hanno già pagato il salatissimo prezzo della crisi finanziaria ed economica in questi ultimi tre anni. Con la stretta che scaturisce dalla manovra del Ministro Giulio Tremonti, tra l’altro, dobbiamo attenderci il peggio anche a livello di Enti locali, con Comuni, Province e Regioni che, chiamate a finanziare i servizi, non esiteranno nei prossimi anni ad inasprire ulteriormente la pressione tributaria.

Manovre finanziarie: ecco quanto ci costano

Quello relativo alle manovre finanziarie è un tema caldo, molto caldo. E’ stata da poco messa a punto dall’attuale Governo di centrodestra una manovra triennale di correzione dei conti pubblici che non innalza le aliquote Irpef, e quindi la pressione fiscale, ma attua un’armonizzazione, riducendo le aliquote da 5 a 3, che per il momento non sembra però cambiare le carte in tavola, ovverosia il gettito a favore dell‘Erario. C’è anche qualche tassa qua e la, a partire dall’imposta di bollo sul deposito titoli bancario che nei prossimi anni, a meno di un dietrofront, rischia di aumentare a dismisura, pure troppo. Ma in questi anni, quanto sono costate tutte le manovre finanziarie ai cittadini italiani?

Aliquote Irpef da 5 a 3, chi ci guadagna

Con la riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 3, chi ci guadagna? Ebbene, la risposta in tal senso ci giunge dalla Cgia di Mestre che, in base alle elaborazioni effettuate, ha messo in evidenza come ci saranno vantaggi tangibili, ovverosia risparmi fiscali, solo per appena il 4% del contribuenti. Il passaggio, quindi, al 20-30-40% come prima, seconda e terza aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) rischia di non creare quella scossa tale da lasciare qualche soldo in tasca in più agli italiani. In particolare, basandosi sulle ipotesi circolate in questi ultimi giorni in merito ai nuovi scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), l’Associazione degli artigiani mestrina ha rilevato come i contribuenti inizieranno a guadagnare, ovverosia a pagare meno tasse, solo in corrispondenza di un reddito pari almeno a 55 mila euro annui. Insomma, trattasi di un livello di reddito annuo che milioni di italiani nel nostro Paese neanche si sognano.

Imposte salariali: Italia quinta nella classifica Ocse

Forse non c’era bisogno di nessuna conferma, visto che il fatto era scontato, ma visto da chi proviene lo stesso non si può che riconoscerne l’autorevolezza: secondo l’Ocse, infatti, l’Italia è una delle nazioni con la maggiore pressione fiscale. Nel dettaglio, l’eccessivo stress in questione è quello che si riferisce ai salari dei dipendenti, con una percentuale molto vicina al 47% (46,9% per la precisione), un dato che è inferiore soltanto ad altri quattro paesi, vale a dire l’Ungheria, il Belgio, la Francia, la Germania e l’Austria. Al contrario, un vero e proprio paradiso per i contribuenti è il Cile, dove il cuneo si aggira attorno al 7%, mentre la media della stessa organizzazione parigina è del 34,9%. Tutto ciò vuol dire che le famiglie che possono vantare un solo reddito si trovano in estrema difficoltà, visto che l’Italia si caratterizza per l’aggressività tributaria anche in questo caso.

Irpef: addizionali regionali, possibili aumenti col federalismo

Con l’entrata in vigore del federalismo fiscale, a livello di Regioni, nel 2015, potrebbe scattare a carico dei cittadini un massiccio aumento della tassazione attraverso l’applicazione delle nuove addizionali regionali ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). A stimarlo è infatti il Sindacato della Uil che al riguardo, tenendo conto dei contenuti dell’attuale Testo del federalismo fiscale regionale, in fase di discussione presso l’apposita Commissione Bicamerale, stima aumenti medi annui pari a ben l’82,8% a contribuente. Insomma, si tratterebbe di una vera e propria stangata fiscale visto che si passerebbe da un valore medio attuale di 273 euro pro-capite a addizionali regionali ai fini Irpef pari a ben 499 euro pro-capite. La simulazione, in particolare, è stata effettuata andando a considerare il caso peggiore, ovverosia quello per cui tutte le Regioni decidessero di aumentare le addizionali, in maniera graduale, fino al 2015 al massimo consentito.

Recupero da evasione ai contribuenti onesti

Nei giorni scorsi, congiuntamente, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps), Equitalia e l’Agenzia delle Entrate hanno alzato il velo sui dati 2010, in crescita, inerenti il recupero da evasione fiscale, tributaria e contributiva. Ebbene, la CGIA di Mestre, nel complimentarsi con i tre Enti, ha comunque ricordato come nel nostro Paese l’evasione fiscale sia stimata in ben 100 miliardi di euro all’anno di imponibile non dichiarato. Inoltre, secondo Giuseppe Bortolussi, Segretario dell’Associazione degli artigiani mestrina, queste somme, comunque rilevanti, che sono state recuperate andrebbero restituite ai contribuenti che pagano le tasse, ovverosia quelli onesti. Secondo la CGIA l’evasione fiscale non si può contrastare e combattere solamente con delle azioni efficaci di contrasto; per l’Associazione, oltre ad una seria lotta alla criminalità, serve anche un abbassamento della pressione fiscale e tributaria che nel nostro Paese rimane molto alta.

Se tutti pagassero tasse ne pagheremmo un po’ meno

Lo ha detto Berlusconi, alla cui frase non possiamo far altro che aggiungere quella nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi qualche tempo fa, quando il presidente del Consiglio affermò testualmente:

Se si chiede una pressione del 50% ognuno si sentirà moralmente autorizzato ad evadere. Se chiediamo ai cittadini di pagare il 33% di tasse tutti si convinceranno che è giusto e doveroso, che è corretto pagare per i servizi che ottiene.

Sicuramente il presidente non voleva giustificare l’evasione, ma far capire che 50% di tasse sono vermanente eccessive. Nel 2009 la pressione fiscale arriva al 43,2%, ben tre punti superiore al 40,2% dell’area euro. Tra il 2000 e il 2009 la pressione fiscale in Italia è salita di 1,6 punti, in Europa è scesa del 2%, é il risultato emerso da un’indagine condotta dall’ufficio Studi di Confartigianato.

Ires: gettito dello Stato in forte calo nel 2009

Lo scorso anno, rispetto al 2008, il gettito dello Stato, relativamente alla sola Ires, l’imposta sul reddito delle società, è sceso del 23,1% a fronte di un calo del gettito da imposta regionale sulle attività produttive (Irap) del 13% e dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) del 6,7%. Sono questi alcuni dei dati resi noti dall’Istat nel Rapporto “Conti ed aggregati economici delle Amministrazioni pubbliche“, da cui è altresì emerso che la pressione fiscale complessiva, in rapporto al prodotto interno lordo, è cresciuta nel 2009 passando dal 42,9% del 2008 al 43,2% del 2009. In particolare, l’aumento della pressione fiscale si spiega anche con la caduta del Pil che è stata superiore a quella del gettito fiscale che, in particolare, ha fatto registrare un forte aumento per quel che riguarda le imposte di natura straordinaria tra cui lo scudo fiscale ed i versamenti una tantum di imposta a carico di alcuni settori della nostra economia, ed in particolar modo il comparto bancario.

Istat pressione fiscale: Italia al quinto posto in Ue

Nel 2009 l’Italia ha registrato un aumento della pressione fiscale sul Pil del 43,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il quinto posto in Europa. La pressione fiscale è un indicatore medio, non misura quindi la se esiste una variazione del livello di tassazione all’interno della popolazione, puo’ quindi verificarsi che all’interno di un Paese alcune categorie di contribuenti possano avere un livello di tassazione molto superiore a quello rilevato. L’Italia registra un aumento della pressione fiscale su Pil, raggiungendo il quinto posto in Europa, risulta dai dati diffusi oggi dall’Istat sui conti pubblici sul 2009.