PIL in discesa secondo Confindustria

Dopo l’ennesima giornata di tensione sui mercati azionari Confindustria rivede le stime del PIL ed i mercati affondano sulla scia della negatività prevista nell’immediato. Il prodotto interno lordo dell’Italia calerà “nella migliore delle ipotesi nel 2012 del 2,4%”. Così Giorgio Squinzi al forum annuale Comitato Leonardo chiude la conferenza stampa, sottolineando che nel secondo periodo dell’anno solare in corso non si scorgono vie di fuga dalla crisi.

Confindustria “Italia nell’abisso”

Il quadro disegnato oggi dal centro studi di Confindustria è apocalittico:

Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto

Ed il CSC continua:

l’aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c’è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta, una volta di più, dentro l’Europa e dentro l’Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti

Un milione e mezzo di posti di lavoro sarebbero stati persi. Il Pil oggi segna il -2.4% e l’inflazione sale al 3,3% con un “carrello della spesa” che agli italiani costa il 4,4% in più, grazie ad un aumento dei prezzi al consumo dello 0,2% su base mensile.

Un premio per chi paga le tasse

Un promessa che non passerà certo in osservata per i contribuenti che pagano le tasse senza cercare passacondotti e altri mezzi per evadere. Una promessa che dovrà necessariamente essere mantenuta e che susciterà sicuramente il contento della popolazione. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, in televisione a Otto e mezzo (La7) ha fatto questa proposta: occorre pensare a un meccanismo premiale, una sorta di encomio per chi è in regola con il fisco e ha sottolineato questa intenzione anche nel corso di un’intervista a Radio 2.

Riduzione tasse e aumento dei consumi

Le famiglie italiane hanno bisogno di recuperare potere d’acquisto per poter andare avanti a causa non solo della crisi ma anche dei rincari, delle minori entrate legate a cassa integrazione e licenziamenti che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi due anni. Se le famiglie con figli pagassero meno tasse, spenderebbero di più in edilizia, beni di consumo, trasporti, comunicazioni, sanità e istruzione. Secondo alcuni semplici calcoli relativi a leggi economiche infatti una riduzione delle tasse porterebbe ad un aumento del reddito disponibile e dunque più propensione al consumo. Le risorse che il Paese investirebbe per agevolare le famiglie contribuirebbero a rilanciare l’economia. E’ la conclusione a cui é giunta la ricerca presentata a Roma dall’Associazione nazionale dei tributaristi Lapet, insieme al Forum delle Associazioni Familiari, discutendo sulle conseguenze legate all’introduzione di un fisco amico delle famiglie numerose.

Italia lontana dal federalismo: 80% tasse va allo Stato

Il federalismo fiscale permette di instaurare una proporzionalità diretta fra le imposte riscosse in una determinata area territoriale del paese (ad esempio le regioni e i comuni) e le imposte effettivamente utilizzate dall’area stessa attraverso per esempio, l’erogazione di servizi. Tale sistema, di cui si discute in Italia ormai da tempo non é stato ancora attuato, nel nostro Paese infatti, circa l’80% delle tasse versate annualmente dai cittadini finiscono nelle casse dello Stato. Sono i dati rilevati dal “Centro Studi Sintesi” di Venezia per verificare il grado di decentramento fiscale nei principali Paesi europei. Lo studio ha focalizzato l’obiettivo su due Paesi federali (Germania e Spagna) e due non federali (Francia e Italia). In Italia è emerso che il 79,1% delle entrate tributarie si riferisce alle amministrazioni centrali, mentre il rimanente 20,9% è costituito dai tributi che sono propri di Regioni ed enti locali: Irap, Ici, addizionale Irpef, tassa automobilistica, tassa asporto rifiuti.

Confindustria e riforma fisco: meno tasse alle imprese

Emma Marcegaglia appoggia la manovra varata dal governo. La riforma del fisco è per Confindustria «importantissima» e l’associazione degli industriali è pronta a un’iniziativa condivisa con le altre parti sociali. La presidente, nel suo intervento all’assemblea annuale di Confindustria, ha sottolineato che con la riforma é necessario ridurre le tasse su imprese e lavoratori, per iniziare a ridurre la componente del costo del lavoro dalla base imponibile Irap. “Tornare a crescere” e’ il tema ricorrente della relazione di Marcegaglia all’assemblea annuale degli industriali, lo scopo é tornare ad avere una crescita stabile a un tasso di almeno il 2% annuo. a lenta crescita e’ per Confindustria la vera emergenza nazionale.

Germania: meno tasse contro la crisi

Non solo in Italia si parla di taglio Irap, in Europa c’è chi già sta passando ai fatti. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, presentando a Berlino i contenuti dell’accordo di governo tra Cdu, Csu e i liberali dell’Fdp ha annunciato:

I prossimi due anni saranno focalizzati sull’uscita dalla crisi. Tutto quello che faremo, sarà fatto con lo scopo di creare lavoro. L’obiettivo sarà su come creare lavoro grazie anche alla riduzione delle tasse per i datori di lavoro e le famiglie.

Così la cancelliera ha annunciato la riduzione delle tasse per i cittadini tedeschi a partire dal prossimo 1° gennaio. “Crescita, istruzione e coesione della società” sono i punti cardine del piano governativo tedesco. Il taglio delle tasse previsto dal governo di Angela Merkel e Guido Westerwelle sarà di circa 24 miliardi di euro.

Fisco e imprese: Confesercenti propone un patto triennale

Le Associazioni delle piccole e medie imprese, ed in particolare la Confesercenti, per voce del suo presidente, Marco Venturi, chiede al Governo, al fine di uscire dalla situazione di emergenza, di aprire un tavolo di confronto finalizzato all’istituzione di un patto della durata di tre anni che spazi dai consumi al credito passando per il fisco. Il patto, tra l’altro, dovrà servire per fare in modo che molte piccole e medie imprese evitino la chiusura, possano crescere ed innovarsi e possano altresì superare alcuni svantaggi competitivi presenti. Tali richieste, in particolare, sono state formulate dal Presidente della Confesercenti nel corso di un intervento durante il quale è stata presentata una ricerca sul “quadro macroeconomico per l’economia italiana” a cura dell’Ufficio economico dell’Associazione di categoria in collaborazione con il Ref.

Il modello Intrastat e il commercio estero

Il modello Intrastat, denominato anche Elenco Intrastat, fu introdotto dall’art. 50 del D.L. 331/1993 dopo l’abolizione delle barriere doganali all’interno della Comunità Europea nel 1993. Essendo quindi cessati i controlli doganali per il traffico di merci all’interno dell’UE, è diventato necessario rilevare i flussi di merce interna comunitaria. A cosa serve?

Mediante il Modello Intrastat vengono elencati all’Agenzia delle Dogane tutti gli acquisti e le cessioni di beni mobili effettuati da parte di ogni soggetto titolare di Partita IVA nei confronti di fornitori e di clienti appartenenti ad uno stato membro dell’Unione Europea.Difatti é molto importante registrare tutte le entrate ed uscite che un Paese ha.

Un contribuente su due dichiara meno di 15 mila euro

Per chi dice che il Pil italiano é diminuzione: certo, ci crediamo! E se annoverassimo nel conteggio del Pil anche tutta l’economia sommersa? Sicuramente i risultati del Pil lieviterebbero: un italiano su due dichiara al Fisco meno di 15mila euro lordi di reddito, uno su quattro tra i lavoratori autonomi. L’80% dichiara meno di 26 mila euro. I ricchi sono solo lo 0,2% della popolazione e denunciano al fisco un reddito superiore ai 200mila euro (43.006 lavoratori dipendenti e 20.061 autonomi).

I dati sono stati rilevati dalle prime elaborazioni statistiche che il ministero dell’Economia ha realizzato sulle dichiarazioni presentate da circa 41 milioni di italiani nel 2008 (si tratta quindi di redditi relativi al 2007). Italiani poverelli quindi, ma anche le imprese non sono da meno: dalle dichiarazioni delle società di capitale emerge che metà dichiarano di essere in perdita. Sono state circa 520 mila le società che hanno mostrato un utile, mentre sono state 419 mila quelle in perdita. Le società di capitali sono ormai quasi un milione, con una crescita del 2,9% rispetto all’anno precedente, oltre un quinto di esse risiede in Lombardia.

Tasse energetiche in Usa: Oklahoma contro Obama

Dana Murphy, Bob Anthony e Jeff Cloud, titolari della Corporation Commission dell’Oklahoma indirizzano una lettera al presidente degli Stati Uniti Barack Obama richiamando il 10° emendamento della Costituzione secondo il quale i poteri non delegati al governo spettano agli Stati e al popolo. La contesa è nata in merito alle tasse federali considerate una violazione della Costituzione e deleterie per l’economia nazionale. La lettera è stata abbastanza chiara: la Camera dei Rappresentanti di Oklahoma City, con 73 voti contro 22 ha approvato una risoluzione con cui si invita il governo federale ed il Congresso di Washington di tornare ad agire entro i limiti della Costituzione, cessando di agire oltre i propri poteri.

Le motivazioni della Camera sono ragionevoli, in una nota si legge infatti:

L’incremento delle tasse energiche proposto nel bilancio avrà effetti disastrosi sugli sforzi del nostro Stato per educare le nuove generazioni, garantire un ambiente pulito e create posti di lavoro poichè le imposte vanno a ridurre gli investimenti nei nuovi progetti nei settore del greggio e del gas naturale che garantiscono entrate per lo Stato ed energia per gli Stati Uniti.