Scontrino fiscale: un optional per gli evasori

Nel nostro Paese il rilascio dello scontrino fiscale è un optional per gli evasori a fronte di un reddito imponibile complessivamente non dichiarato in Italia che è pari a ben il 54,5%. E’ questa la percentuale ricavata da un ultimissimo Rapporto commissionato da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, a KRLS Network of Business Ethics. Sul territorio italiano ci sono poi Regioni come la Campania dove, in base alle rilevazioni effettuate, ci sarebbero addirittura due commercianti su tre che non rilasciano lo scontrino. L’indagine che KRLS Network of Business Ethics ha effettuato prendendo a riferimento i dati che, riguardo ai singoli Paesi dell’Unione Europea, sono stati comunicati dalle polizie tributarie, rivela inoltre come l’Italia mantenga saldo il record percentuale di imponibile evaso, con il 54,5% come sopra accennato, visto che al secondo posto c’è la Romania, sensibilmente staccata, con il 42,4% di imponibile evaso.

Istat pressione fiscale: Italia al quinto posto in Ue

Nel 2009 l’Italia ha registrato un aumento della pressione fiscale sul Pil del 43,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il quinto posto in Europa. La pressione fiscale è un indicatore medio, non misura quindi la se esiste una variazione del livello di tassazione all’interno della popolazione, puo’ quindi verificarsi che all’interno di un Paese alcune categorie di contribuenti possano avere un livello di tassazione molto superiore a quello rilevato. L’Italia registra un aumento della pressione fiscale su Pil, raggiungendo il quinto posto in Europa, risulta dai dati diffusi oggi dall’Istat sui conti pubblici sul 2009.

Evasione fiscale: ecco la mappa aggiornata

Ci sono tante strade e tante soluzioni per abbassare nel nostro Paese la pressione fiscale. C’è quella che prevede la riduzione delle aliquote, ma i tempi non sono maturi visto che la congiuntura internazionale e la bassa crescita economica non permettono in merito grandi manovre. Ma c’è anche la strada che, con provvedimenti e Leggi ad hoc, a costo zero o quasi, permette di far pagare le tasse a tutti gli italiani (o quasi), con la conseguenza che pagano tutti per pagare meno. Quest’ultima soluzione nel nostro Paese, visto quanto accaduto negli ultimi decenni, appare per il momento utopica e non praticabile anche per ragioni meramente politiche, di lobby e di poteri forti che, nella sostanza, a conti fatti vanno a premiare chi le tasse non le paga o le paga solo in parte. Di conseguenza, non stupisce il fatto che, come riporta Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, nel nostro Paese l’evasione fiscale è aumentata del 6,7% nei primi quattro mesi del corrente anno.

Aliquote Irpef: andrebbero ridotte di almeno cinque punti

Qual è il modo più efficiente per combattere in Italia l’evasione fiscale? Di sicuro, una grossa mano la può dare l’abbattimento delle pressione fiscale, visto che le aliquote sono fin troppo elevate e rischiano di rimanere tali ancora per qualche anno visto che il Governo di recente ha fatto presente come per il momento nulla si possa fare a causa della congiuntura sfavorevole e della bassa crescita economica. Ma di quanto occorre tagliare le aliquote per far in modo che le tasse a pagarle siano tutti in modo tale da pagare di meno? Ebbene, al riguardo, Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, ritiene che una delle cose da fare sia quella di tagliare le aliquote fiscali di almeno cinque punti. Il nostro Paese, infatti, in base ad un’indagine che, per conto dell’Associazione, ha realizzato KRLS Network of Business Ethics, detiene e mantiene il triste primato di primo Paese in Europa per evasione fiscale.

Macchina della verità contro gli evasori

Chi ruba allo Stato deve pagare! Potrebbe essere questo il pensiero di Sua Maestà Elisabetta II d’Inghilterra che non molto tempo fa ha annunciato ai cittadini l’approvazione di una legge che prevede l’uso della macchina della verità per scoprire chi froda lo Stato. Chi é sospettato dovrebbe essere sottoposto al test che riconosce gli elementi di stress presenti nella voce dei bugiardi, cogliendo in fallo i cittadini che dichiarano di avere diritto ad assegni e bonus fiscali. La prima comunità ad adottare il test é stata Harrow e pensate un pò sono sono state risparmiate oltre 300 mila sterline.

Un’incertezza, o il cuore che accelera per l’ agitazione, ecco su cosa si basa la macchina della verità. Il poligrafo (nome tecnico della macchina) é progettato per registrare le risposte fisiologiche di una persona nel momento in cui è sottoposta a interrogatorio. Lo strumento fornisce una base per valutare la veridicità delle affermazioni di una persona ed in effetti la macchina si é rivelata molto utile in vari casi.

Gli italiani dichiarano al Fisco il 20% in meno di consumi

I consumi delle famiglie italiane hanno superato di gran lunga i valori che sono stati dichiarati tramite il modello Unico o il 730: la differenza è di ben 20 punti percentuali e si riferisce al livello delle spese relativo al 2007, l’ultimo anno confrontabile in questo senso. Il picco è stato registrato in Calabria, dove la differenza tra consumi reali e quelli effettuati sfiora addirittura il 50%, mentre vi sono percentuali più basse soprattutto al centro-nord (in Lombardia, per esempio, si spende solo il 6% in più di ciò che è stato dichiarato). La media nazionale è comunque del 19-20%. Nelle regioni autonome del Trentino e della Valle d’Aosta, poi, questa discrepanza di valori può essere spiegata anche col fatto che ai contribuenti vengono offerti incentivi per l’acquisto di beni di valore importante.

 

Economia sommersa: l’imponibile evaso continua ad aumentare

Nel nostro Paese anche quest’anno l’imponibile evaso sta aumentando con un ritmo di crescita che, da gennaio a luglio 2009, sfiora il 10%; a rilevarlo è KRLS Network of Business Ethics, che ha effettuato in merito una stima per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani. Nel dettaglio, l’imponibile su base annua evaso nel nostro Paese sfiora oramai il livello dei 350 miliardi di euro, con conseguenti minori introiti per l’Erario stimati in ben 135 miliardi di euro; trattasi di cifre che, se recuperate, non solo darebbero una bella sistemata ai conti pubblici, ma garantirebbero più servizi ai cittadini, più sostegno alle famiglie e più aiuti ai più deboli, in special modo ai disabili ed ai non autosufficienti. E invece, il “vizietto” di evadere le tasse, nonostante i recenti risultati comunicati dalla Guardia di Finanza per l’anno in corso in materia di lotta e contrasto all’evasione, a quanto pare tra gli italiani, quelli furbi, resta ben radicato.

Un contribuente su due dichiara meno di 15 mila euro

Per chi dice che il Pil italiano é diminuzione: certo, ci crediamo! E se annoverassimo nel conteggio del Pil anche tutta l’economia sommersa? Sicuramente i risultati del Pil lieviterebbero: un italiano su due dichiara al Fisco meno di 15mila euro lordi di reddito, uno su quattro tra i lavoratori autonomi. L’80% dichiara meno di 26 mila euro. I ricchi sono solo lo 0,2% della popolazione e denunciano al fisco un reddito superiore ai 200mila euro (43.006 lavoratori dipendenti e 20.061 autonomi).

I dati sono stati rilevati dalle prime elaborazioni statistiche che il ministero dell’Economia ha realizzato sulle dichiarazioni presentate da circa 41 milioni di italiani nel 2008 (si tratta quindi di redditi relativi al 2007). Italiani poverelli quindi, ma anche le imprese non sono da meno: dalle dichiarazioni delle società di capitale emerge che metà dichiarano di essere in perdita. Sono state circa 520 mila le società che hanno mostrato un utile, mentre sono state 419 mila quelle in perdita. Le società di capitali sono ormai quasi un milione, con una crescita del 2,9% rispetto all’anno precedente, oltre un quinto di esse risiede in Lombardia.

Pressione fiscale più sostenibile dove c’è una forte autonomia

In Italia, ed in particolare in città come Latina, Napoli e Salerno, la pressione fiscale risulta essere tra le più elevate, mentre è meno oppressivo il fisco nei confronti di città con forte autonomia come Aosta, Trento e Bolzano. E’ questo, in estrema sintesi, uno dei dati emersi dall’edizione 2009 dell’Indice di Confartigianato sulla qualità della vita dell’impresa; il Rapporto, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione delle imprese artigiane, e disponibile nella sua versione integrale sul sito Internet della Confartigianato, mette in evidenza dove a livello territoriale sia più o meno facile fare impresa proprio in funzione di un indice di qualità frutto dell’analisi di ben trentanove indicatori “compattati” in undici ambiti, tra questi, oltre alla pressione fiscale, c’è anche la burocrazia, la concorrenza sleale del sommerso, i tempi della giustizia civile, i servizi pubblici locali, il mercato del lavoro e la densità imprenditoriale.