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Modello Eas 2011: ultimi giorni per l’invio

Il tempo stringe per l’invio, da parte del cosiddetto Terzo Settore, del modello Eas. L’ultimo giorno utile è infatti quello di giovedì 31 marzo 2011 a seguito di una proroga che ha spostato di un mese i termini per l’invio delle comunicazioni da parte degli enti associativi. Lo slittamento dei termini, in particolare, è stato reso possibile grazie al cosiddetto “Decreto Milleproroghe” che ha quindi concesso agli enti associativi più tempo per adempiere ad un obbligo necessario al fine di poter fruire delle agevolazioni fiscali previste per il terzo settore. Il modello Eas, infatti, è stato introdotto dall’Amministrazione finanziaria dello Stato proprio a tutela, da un lato, degli enti associativi, e dall’altro a contrasto della concorrenza sleale, ovverosia di quegli operatori commerciali camuffati da enti associativi al fine di fruire, indebitamente, delle agevolazioni fiscali. Situazioni di questo tipo sul territorio sono state di recente scovate dall’Agenzia delle Entrate che, di conseguenza, ha presentato a chi di dovere il “conto” con tanto di sanzioni ed interessi da pagare.

Ad esempio, in Emilia-Romagna la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate nell’ottobre scorso aveva comunicato come nell’ambito dell’alleanza anti-evasione Comuni-Fisco fossero state scoperte finte Onlus, ma anche proprietari di immobili nullatenenti agli occhi dell’Erario, nonché finti enti commerciali che, in tutto e per tutto, erano dei ristoranti.

Al fine di scovare enti associativi che, invece, esercitano attività commerciali a tutti gli effetti, l’attività dei Comuni, nell’ambito del protocollo anti-evasione Anci-Entrate, è infatti importante in quanto chiaramente sono proprio gli Enti locali ad avere una conoscenza sul campo del territorio. Inoltre, attraverso l’invio di apposite segnalazioni qualificate, dagli accertamenti delle Entrate i Comuni possono contribuire alla lotta all’evasione e nel contempo incassare il 33% delle maggiori somme riscosse a titoli definitivo. In alcune Regioni d’Italia, tra cui la Toscana e l’Emilia-Romagna, sono tanti i Comuni che già da tempo, come si dice, sono diventati “caccia-evasori“.