La chiusura definitiva della tristemente nota prigione di Guantanamo comporta anche una importante conseguenza dal punto di vista tributario: infatti, rimane aperta la questione relativa alle nuove residenze fiscali a cui devono essere indirizzati gli ex detenuti del carcere, ormai non più considerati come “combattenti nemici”. Un primo passo in questo senso era stato fatto dal governo svizzero, il quale si era dichiarato disponibile ad accogliere questi soggetti; il luogo ideale era stato individuato proprio nel cantone di Ginevra. L’inizio era stato dunque più che incoraggiante, dato che la diplomazia ha cominciato da subito a funzionare bene, col momento clou rappresentato dalla visita ufficiale, in territorio elvetico, dell’emissario statunitense incaricato della chiusura del carcere di Guantanamo. Ma le prospettive e le aspettative sono state incredibilmente disattese: all’improvviso è sceso il silenzio tra le parti, così come la riservatezza, una sorta di segreto bancario diplomatico. Il motivo di questo silenzio è presto detto: la vicenda che ha coinvolto Ubs e il fisco statunitense ha finito per prendere il sopravvento, condizionando in maniera diretta qualsiasi iniziativa che fosse diretta in ambiti diversi, come è appunto questa modifica delle residenze fiscali.