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San Marino e le prime ammissioni sull’evasione fiscale

L’ultima relazione che la Banca Centrale di San Marino ha provveduto a consegnare al governo è stata finalmente improntata al realismo. Sono due, in particolare, le ammissioni che si notano maggiormente nel testo: anzitutto, il fatto che si cominci ad ammettere che l’economia locale riesce a sopravvivere in buona parte grazie all’evasione fiscale e, inoltre, che questa stessa evasione è da considerarsi come reato anche nella piccola repubblica. In questo modo verrebbe meno uno dei cavilli su cui si basa la magistratura sanmarinese per respingere le diverse rogatorie internazionali, vale a dire il fatto che non sia reato rubare su tasse e tributi. Il documento porta la firma di Luca Papi, il banchiere su cui il governo ha puntato molto per sostenere l’immagine e la credibilità internazionale di San Marino. Appare ovvia la pubblicazione di questo rapporto in un momento simile: la piccola repubblica, infatti, avverte sempre più il fiato sul collo del fisco italiano, col ministro Giulio Tremonti che ha posto in essere una vera e propria unità per indagare sui contribuenti italiani che hanno finora prediletto l’off-shore. Ma anche prima dell’intervento italiano, c’era stata l’operazione della procura di Forlì, con numerose indagini sulle banche sanmarinesi.

 

La forte dipendenza di denaro cash da parte di tali istituti, come emerge dalla relazione Papi, viene soddisfatta attraverso contante che proviene dall’esterno: dunque, il mercato di riferimento è rappresentato dai residenti e, in prevalenza, dai non residenti che decidono di recarsi nelle banche sanmarinesi piuttosto che affidarsi a propri intermediari. Con assoluta onestà, bisogna riconoscerlo, si precisa anche che è stato proprio il segreto bancario uno dei punti di forza del paese, oltre alla mancanza di controlli sistematici alla frontiera.

 

Forse non si tratta di grandi rivelazioni, ma è la prima volta che vengono messe nero su bianco da parte delle autorità di San Marino, come a sottolineare che il tempo del lobbismo e degli incentivi quasi sfacciati all’evasione fiscale stia progressivamente finendo.