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Tassazione dei cibi grassi: il successo del modello danese

Meno cibo spazzatura e più lavoro: può essere questo lo slogan ideale per descrivere l’ultima campagna fiscale di cui si sta rendendo protagonista la Danimarca. Il paese scandinavo ha introdotto una imposta sui cibi maggiormente responsabili dell’obesità, come ad esempio il cioccolato, le caramelle e le bibite gassate. L’obiettivo è stato quello di poter aggiungere altri tre anni all’aspettativa media di vita; allo stesso tempo, però, esiste anche una tassa che grava sui grassi saturi e che è volta a ridimensionare i vari tributi che sono stati introdotti per colpire il mondo del lavoro.

Il modello danese sta funzionando in maniera egregia, almeno da quanto è emerso dai primi dati statistici: questi numeri sono stati resi noti da Torbjorn Christensen, consigliere per le questione energetiche e ambientali del Ministero del Fisco, il quale è intervenuto a Milano nel corso di un seminario sull’obesità. A suo dire, quest’ultimo problema non è così grave nella nazione nordica, ma l’esempio della tassazione su sigarette e alcolici, con i consumi drasticamente ridotti, ha convinto a sfruttare lo stesso meccanismo.

Le nuove aspettative di vita dovranno aumentare nel giro dei prossimi anni con le tasse sui vari cibi menzionati in precedenza, cercando di far capire che un eccessivo consumo di zucchero è dannoso per la salute. Di conseguenza, non ci si deve stupire più di tanto se in un supermercato danese i cibi che presentano queste caratteristiche hanno subito un rincaro tariffario compreso tra i 67 e gli 87 punti percentuali. L’altra tassa, invece, quella sui grassi saturi, dovrà finanziare la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro. Di solito, si citano paesi come la Danimarca, la Svezia o la Norvegia per il loro virtuosismo economico e fiscale, queste iniziative sono lodevoli e di successo, ma bisogna anche ricordare che il regno danese conta una popolazione di appena 5,4 milioni di abitanti.

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