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Usa: una tassa contro il cibo spazzatura

Junk food o cibo-spazzatura, gli esempi sono tanti: patatine fritte, dolciumi ripieni di creme e cremine, salse come ketchup e senape, mega hamburger ripieni di tutto di più e òla lista potrebbe continuare all’infinito. Piu’ della meta’ dei cittadini statunitensi, secondo quanto rivelato da un sondaggio pubblicato Los Angeles Times, ha detto di essere favorevole a una tassa sul cibo di cui sopra. Alla stessa domanda in aprile aveva risposto di si’ il 53%, il consenso su un’eventuale tassa sulle bibite gassate e’ cresciuto dal 46% al 53%.

Uno studio appena pubblicato dall’Urban Institute di Washington, sostiene che la tassa e’ necessaria per poter combattere l’obesita’ chati ma soprattutto l’America. Ogni anno infatti l’eccessivo peso miete 100 mila vittime l’anno e ha costi sanitari di ben 200 miliardi di dollari.

L’ obesità è un fattore di rischio per la salute, tipica delle società del benessere. Gli obesi hanno una massa di tessuto adiposo eccessiva, con indice di massa corporea maggiore di 30. Questo status aumenta la possibilità di disfunzioni cardiocircolatorie, diabete, problemi alle articolazioni, ictus e sindrome da apnea notturna.

Va intrapresa – affermano gli scienziati – la stessa strada seguita per il tabacco, dove l’introduzione di specifiche tasse sulle sigarette ha ridotto la percentuale di fumatori dal 42,4% del 1965 al 20% del 2007. Se questo trend continuera tra sei anni il 40% degli americani adulti sara’ obeso, e per la prima volta nella storia, l’aspettativa di vita della popolazione si ridurra’ anziche’ crescere.

L’Urban Institute quindi si schiera con il 50% della popolazione e dice sì a tasse su quel cibo che porta ben pochi benefici ma tanti kg in più.

Beneficio per la salute ma non solo. I ricercatori affermano che con una tassazione pari al 10% dei ‘junk food’, nelle casse statali Usa entrerebbero piu’ di 500 miliardi di dollari. La cifra però scenderebbe a 350 miliardi se si abbinasse alla misura un sussidio per ridurre del 10% i prezzi di frutta e vegetali: meno hamburger e più frutta e verdura.