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La tassa sul calcetto fa infuriare gli inglesi

Anche nel Regno Unito la fantasia non conosce limiti quando si decide cosa bisogna tassare: l’idea-ipotesi contro la crisi economica che è venuta un mente al governo di Londra ha già suscitato un vespaio di polemiche, visto che si tratta della cosiddetta “tassa sul calcetto”. In pratica, si sta studiando la possibilità di far pagare ai giocatori l’Imposta sul Valore Aggiunto quando scenderanno sul campo di gioco.

Per quale motivo si è scelto di colpire proprio questi soggetti? L’esecutivo guidato da David Cameron è convinto che le leghe di calcetto del paese non siano le vere proprietarie dei campi in cui si giocano le partite in questione, visto che vi sono dei semplici affitti da parte di alcune società commerciali. Ecco perché allora ha senso l’Iva, perché si sta parlando di una transazione commerciale uguale a tutte le altre, quindi il pagamento diventa obbligatorio. Sono già stati effettuati dei calcoli approssimativi, un’ora di calcetto salirebbe da 4,50 a 5,50 sterline. Ma anche all’interno dello stesso governo si vivono dei malumori intensi: ad esempio, Hugh Robertson, ministro dello Sport, ha affermato che in questa maniera si rischia solamente di danneggiare il settore.

Tra l’altro, secondo le ultime stime le partecipazioni al movimento del calcetto sono aumentate e quindi c’è anche il timore che questa tendenza possa finire. Un altro parere discorde non poteva che essere quello di Paul Harvey, numero uno della Oxford Mail Boys League, il quale ha parlato di rischi serissimi per quel che concerne il futuro del settore calcistico inglese: a suo dire, inoltre, il governo dovrebbe invece puntare sugli incentivi invece che sulle tasse, altrimenti si fanno soltanto aumentare i sospetti di una monetizzazione con qualsiasi pretesto. Infine, la tassa sul calcetto non invoglierebbe i ragazzi a uscire di casa e a godersi qualche momento di sano sport competitivo, visto che il calcetto è soprattutto divertimento.