La tassa sul calcetto fa infuriare gli inglesi

Anche nel Regno Unito la fantasia non conosce limiti quando si decide cosa bisogna tassare: l’idea-ipotesi contro la crisi economica che è venuta un mente al governo di Londra ha già suscitato un vespaio di polemiche, visto che si tratta della cosiddetta “tassa sul calcetto”. In pratica, si sta studiando la possibilità di far pagare ai giocatori l’Imposta sul Valore Aggiunto quando scenderanno sul campo di gioco.

Il Regno Unito è pronto a intervenire sulla tassa aeroportuale

La Gran Bretagna è pronta a seguire l’esempio di Grecia e Irlanda per quel che riguarda la cosiddetta “airport tax”, la tassa aeroportuale: si tratta di una misura che si è ormai resa necessaria per sostenere adeguatamente il turismo, in particolar modo il settore in questione, così duramente colpito dalla crisi economica e dal conseguente calo dei passeggeri. È proprio per questi motivi che molte nazioni stanno provvedendo a ridurre, se non ad eliminare, questo specifico tributo. In altri casi, invece, gli interventi sono stati improntati al rialzo. Volendo essere più precisi, c’è da dire che la Grecia ha adottato tale restrizione fiscale da circa un mese e che il provvedimento rimarrà in vigore per tutta la durata del 2011. In Germania, invece, è stato l’ambiente a giustificare l’intervento, visto che l’Aviation Tax Act rappresenta un’imposta turistica finalizzata a contrastare gli effetti dell’inquinamento del trasporto aereo (si va da una tariffa minima di otto euro fino a un massimo di quarantacinque).

Londra ancora indecisa sull’aliquota Iva da applicare

Si può parlare a ragione di un vero e proprio “balletto” per quel che riguarda l’Iva britannica: analisti, economisti e centri di ricerca autorevoli, ma anche bookmakers e scommettitori sono in prima linea nello stilare continue proiezioni e studi sugli effetti che potrebbe produrre un mutamento dell’aliquota dell’imposta sull’economia del Regno Unito. L’ultima decisione del governo attualmente in carica è stata quella di mettere a punto un taglio dell’Iva, con l’intento principale di dare nuovo vigore alla domanda interna e ai consumi, sempre più messi in difficoltà dalla crisi; tra l’altro, bisogna anche fare i conti con l’inatteso impoverimento di moltissimi proprietari immobiliari britannici e con il non facile momento delle piccole e medie imprese, in particolare quelle dell’Inghilterra settentrionale. Proprio alla luce di questi fattori negativi, l’Iva era stata portata fino al 15%. Che effetti ha avuto questa revisione al ribasso dell’imposta? Anzitutto, il debito pubblico ha avuto un pericoloso picco verso l’alto (800 miliardi di euro); lo stesso discorso può essere fatto anche per il deficit, facendo dunque sorgere i primi dubbi sull’iniziativa fiscale.

 

Federalismo fiscale: le implicazioni sull’Ue a 27

L’entrata in vigore della legge delega sul federalismo fiscale è stata senza dubbio un evento molto importante: attraverso questa introduzione normativa, infatti, si è proceduto alla riforma del titolo V della costituzione regolando l’assetto dei rapporti “tra centro e periferia”. L’intento principale del federalismo fiscale è soprattutto quello di riallocare l’equilibrio di risorse dal Nord verso il Sud, ma quello che bisogna sottolineare è che esso fa parte di un più ampio programma di riconfigurazione delle amministrazioni europee, anche e soprattutto mediante il rafforzamento del ruolo delle regioni (in particolare quelle dei paesi della Scandinavia) e il contenimento della parcellizzazione comunale. È ormai passato un anno dall’introduzione, in alcuni paesi dell’Unione Europea, di questo progetto: quello che bisogna comprendere ora sono le modalità di applicazione del federalismo all’interno dei paesi dell’Unione e quale livello di crescita può produrre il sistema impositivo di finanziamento dei vari stati, tenendo presenti le differenze che esistono a livello di amministrazione (vi sono ad esempio nazioni molto “centraliste”, come la Francia e il Regno Unito).

 

Fisco britannico: le novità in materia di transfer pricing

Lo scorso 23 aprile lo Special Commissioner of Income Tax, il primo grado della giustizia tributaria britannica, aveva pubblicato una storica sentenza circa il transfer pricing, anche se, bisogna sottolinearlo, l’interesse valica i confini dello stesso Regno Unito. Si tratta di una questione fondamentale, che concerne la determinazione dei prezzi di trasferimento infragruppo e dei cosiddetti prezzi “comparables. Quale caso è stato al centro di questo confronto? La Dsg Retail Ltd, tra i maggiori distributori britannici per quel che riguarda i beni di largo consumo e i prodotti elettronici, era finita sotto l’attenzione del fisco del Regno Unito per i premi pagati tra il 1996 e il 2004 ad entità residenti nell’Isola di Man; in particolare, come già accennato in precedenza, la questione rilevante si riferiva alla determinazione dei prezzi di trasferimento.

 

Aspetta la firma di Tremonti il decreto per diminuire gli interessi di mora

Vi é mai capitato di pagare in ritardo le tasse? Probabilmente non sono pochi coloro che, come a scuola, alzerebbero le mani. Quest’anno però potrebbe riservare una bella sorpresa per i contribuenti “pigri” ovvero coloro che pagano a rate o in ritardo imposte sui redditi, Iva e Irap (Unico e 730 compresi). Il Fisco ha deciso di rivedere i tassi di interesse che i contribuenti devono pagare su rate o pagamenti tardivi allo scopo di attuare una riduzione.

Non dovremmo attendere molto poichè é già terminato il lavoro istruttorio: il decreto è arrivato agli uffici tecnici del ministero dell’Economia e attende la firma finale di Giulio Tremonti. Il decreto all’esame di Tremonti si basa su una delega contenuta nella Finanziaria 2008 (l’ultima del Governo Prodi). La legge prevede che con decreto del ministro dell’Economia siano stabilite le misure, anche differenziate, degli interessi per versamento, riscossione e rimborsi nei limiti di tre punti percentuali di differenza rispetto al tasso legale, attualmente al 3% annuo, salva la determinazione degli interessi di mora. Si prevede un sistema di interessi articolato su diversi livelli (per esempio, al 3% per le dichiarazioni), lo scopo é sempre quello: aiutare la popolazione in una situazione di disagio economico dovuto alla recessione e favorire l’accesso alla rateazione. Ma l’aiuto in una fase di congiuntura economica molto difficile compenserebbe la perdita del gettito per il fisco? Il taglio dei tassi, infatti, potrebbe portare un beneficio immediato, di cassa, a imprese e professionisti, ma bisognerà poi confrontare anche le perdite delle casse dello Stato.