Pressione fiscale, in quali Paesi dell’Ue si pagano meno tasse

La pressione fiscale sul Pil europeo è salita al 39,4% nel 2012 nell’Unione europea. L’Italia, dove la pressione fiscale è aumentata al 44% del Pil, è sesta per il peso di tasse e imposte fra i Paesi europei. Lo dice l’Eurostat nel rapporto annuale sulla fiscalità nei Paesi europei.

I discutibili accordi dell’Austria con i paradisi fiscali

In Austria si sta discutendo, e non poco, di argomenti tributari. Nello specifico, il paese in questione deve fare i conti con gli accordi separati che ha stretto e concluso con diversi paradisi fiscali: queste intese relative alle informazioni bancarie non piacciono all’Unione Europea, in quanto vengono considerate rischiose per la lotta comunitaria all’evasione. Per quale motivo esiste una simile avversione nei confronti della politica fiscale in questione? Anzitutto, il governo di Vienna è stato richiamato in via ufficiale per aver assunto un comportamento ritenuto sleale, tanto è vero che potrebbe diventare una realtà concreta la procedura di infrazione da parte della Commissione Europea.

Paradisi fiscali: il Belize

Tra i tanti paradisi fiscali che pullulano a livello internazionale, il Belize è quello di cui si sente parlare di meno: d’altronde, si sta parlando di una delle nazioni centroamericane più care in assoluto, ma il sistema tributario va approfondito nel dettaglio. Gli ultimi anni, infatti, sono stati caratterizzati da continue modifiche in questo senso, sia per quel che concerne la tassazione diretta che quella indiretta. La trasparenza e la correttezza fiscale, comunque, sono due obiettivi da raggiungere quanto prima, alla luce delle continue pressioni che sono esercitate sul governo di Belmopan dall’Ocse. Una imposizione fiscale interessante è quella dei redditi.

In Parlamento la relazione sui paradisi fiscali

Elio Lannutti, senatore dell’Italia dei Valori, nonché presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi), si è rivolto direttamente ai Ministeri dell’Economia e a quello dell’Interno per un problema strettamente connesso al Fisco: in effetti, la relazione della commissione di inchiesta relativa all’affaire Fincapital è ora in Parlamento e l’intento è quello di far conoscere il più possibile quali sono le relazioni sospette che si sono create all’interno della Repubblica di San Marino. A quale caso si sta facendo riferimento?

I finanzieri alle prese con i paradisi fiscali

Più di 4,5 miliardi di euro: è questo l’ammontare esatto che la Guardia di Finanza ha quantificato per quel che concerne i redditi che non sono stati dichiarati, ma comunque scoperti nei primi cinque mesi di questo anno. Il recupero in questione non è casuale, visto che si sta facendo riferimento al contrasto agli illeciti tributari internazionali che le Fiamme Gialle hanno intensificato da diverso tempo a questa parte. Insomma, i paradisi fiscali esercitano ancora un appeal fortissimo sui contribuenti del nostro paese. Nel dettaglio, si ricorre soprattutto a delle stabili organizzazioni, con le società estere che non provvedono a dichiarare nulla, senza dimenticare le residenze in questi stessi “paradisi”.

Le nuove tasse della Repubblica Ceca

Anche i cittadini della Repubblica Ceca stanno per conoscere delle novità fiscali di un certo rilievo e che non verranno accolte certo a cuor leggero: si tratta infatti del nuovo programma di austerity finanziaria che andrà a riguardare nei prossimi mesi il paese dell’Europa centro-orientale, misure che saranno necessarie per ridurre il deficit di bilancio al di sotto del 3% del prodotto interno lordo, un traguardo da raggiungere non più tardi del 2014. I due cardini fondamentali sono proprio l’incremento delle aliquote fiscale e la soppressione di alcuni ministeri. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che il primo punto del pacchetto in questione prevede che l’Imposta sul Valore Aggiunto subisca un incremento per quel che concerne due aliquote, vale a dire quelle che saliranno fino al 15 e al 21%.

Il punto sui paradisi fiscali nel 2012

I paradisi fiscali maggiormente attivi nel mondo stanno per essere costretti a rendere più trasparenti i loro atti: visto che i regolatori hanno intenzione di controllare tutti i flussi di denaro in questo senso, i governi internazionali, anche quelli che finora si sono caratterizzati per una strenua difesa dei segreti finanziari (il tipico esempio è quello della Svizzera), dovranno far fronte a una pressione nuova di zecca per quel che concerne la condivisione delle informazioni bancarie. Di conseguenza, molti di essi avranno l’obbligo di modificare le politiche sin qui adottate. Istituti privati e manager non avranno alternative e dovranno preferire agli assets del cosiddetto “denaro nero” dei conti che siano più trasparenti possibili.

USA chiede a Svizzera i nomi degli evasori

Le banche della Svizzera potrebbero essere sanzionate per due miliardi e mezzo di dollari se, entro martedi prossimo, non sveleranno i nomi degli evasori che hanno trasferito i propri capitali all’estero per sottrarli alle leggi fiscali. La Svizzera entro martedì deve fornire dati dettagliati sui conti bancari di cittadini americani sospettati di utilizzare banche svizzere per evadere le tasse negli Stati Uniti. L’amministrazione Obama é assolutamente intenzionata a sapere quanti e quali clienti americani hanno depositato in Svizzera tra il 2002 e il 2010 fondi superiori ai 50 mila dollari.

Ocse: liste aggiornate per Costarica, Vanuatu e Panama

Il lavoro dell’Ocse in merito ai cosiddetti paradisi fiscali non è mai terminato, anzi è in costante aggiornamento: gli stati che sono pronti a collaborare dal punto di vista della trasparenza e dello scambio di informazioni tributarie è in aumento, dunque si può nutrire un certo ottimismo. Le ultime novità riguardano principalmente tre nazioni, vale a dire Panama, Vanuatu e Costarica, tutte inserite nella lista bianca. Il rapporto dell’organizzazione parigina è stato molto chiaro in questo senso: le due nazioni centroamericane e quella oceaniana sono riuscite a stipulare almeno dodici intese, vale a dire quelle richieste per far parte della lista in cui sono inseriti i paesi o le giurisdizioni che si sono attenute alle norme internazionali. Qualche dato negativo ancora resiste, come ad esempio il fatto che Nauru e Niue non abbiano ancora attuato i loro impegni, ma la strada finora intrapresa sta avendo successo.

Residenza fittizia all’estero per evadere le tasse

I Paradisi fiscali sono quei Paesi a bassa pressione fiscale e nei quali manca un adeguato livello di scambio di informazioni internazionale. Per ottenere la residenza all’estero occorre il verificarsi di due situazioni: la prima è relativa alla cancellazione del contribuente dall’anagrafe del Comune di residenza, la seconda é l’inserimento nell’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero. Queste sono le condizioni per legittimare la propria impresa all’estero, ma non solo: il richiedente deve effettivamente risiedere nel nuovo Stato per un periodo di centoottantatré giorni almeno all’anno.

Black list: ancora sette giorni per la comunicazione

La fine di questo primo mese del 2011 si avvicina velocemente e molti contribuenti dovranno guardare alla data del 31 gennaio come un appuntamento importante per quel che concerne i loro adempimenti: in effetti, mancano rimangono soltanto sette giorni a disposizione a quei soggetti Iva che sono soliti porre in essere delle operazioni con altre persone o imprese che si trovano (residenza o domicilio) negli stati o nei territori che appartengono alla cosiddetta “black list”. Ad essi viene pertanto richiesto di inviare attraverso la modalità telematica gli elenchi che riepilogano nel dettaglio tutte queste operazioni, con particolare riferimento a ciò che è stato realizzato nel trimestre che va da luglio a settembre dello scorso anno, con la possibilità di ricomprendere anche i mesi di ottobre e novembre.