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La Svizzera sceglie Oman e Grecia per i nuovi accordi fiscali

I nuovi standard dell’Ocse, intenzionata a eliminare in maniera definitiva l’annoso problema dei paradisi fiscali, sembrano incontrare un numero sempre crescente di preferenze da parte delle nazioni coinvolte: lo scambio di informazioni in ambito tributario viene dunque visto come un fattore conveniente, anche e soprattutto alla luce dell’introduzione delle “famigerate” liste che annoverano i paesi in base al regime fiscale adottato. La grande protagonista delle ultime intese indirizzate in tal senso è senza dubbio la Svizzera, capace negli ultimi giorni di siglare due accordi di fondamentale attualità e necessità. Il primo protocollo è stato posto in essere con il governo greco: gli esecutivi elvetico ed ellenico hanno infatti trovato dei punti in comune in merito allo scambio informativo poc’anzi elencato, ma anche in relazione all’esenzione nel breve termine dall’imposta alla fonte che solitamente va a colpire i pagamenti dei dividendi alle istituzioni previdenziali e agli enti pubblici.


Inoltre, le due nazioni europee provvederanno a ridurre di tre punti percentuali (dal 10 al 7%) il diritto di imposizione dello Stato della fonte per interessi, una delle tasse più discusse a tal proposito. La convenzione, in pratica, eviterà le doppie imposizioni per quel che concerne le imposte sul reddito. Lo stesso discorso deve essere fatto per l’intesa che ha coinvolto la stessa Confederazione della Svizzera e il Sultanato dell’Oman; come si spiega la scelta di una nazione asiatica così lontana dagli orizzonti europei?

Anche in questo caso, si andranno a ostacolare nella maniera più decisa possibile le doppie imposizioni, ma soprattutto Mascate e Berna hanno intenzione di ridurre drasticamente l’imposta alla fonte sui dividendi, oltre ai vari versamenti dei canoni, mentre ha destato una forte attenzione la clausola arbitrale negoziata nell’accordo. Si tratta comunque di un protocollo che per il momento è soltanto confidenziale, ma il parere delle associazioni economiche e dei cantoni dovrebbe essere positivo, così come il giudizio del Parlamento.

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