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Svizzera: duty free disponibili anche per passeggeri in arrivo

I negozi duty-free, vale a dire quelli che troviamo di solito agli imbarchi degli aeroporti e accessibili a determinati tipi di soggetti, potranno godere di una fondamentale innovazione, almeno per quel che riguarda la Svizzera: in effetti, la nazione rossocrociata ha deciso di rendere questi centri dello shopping disponibili anche a quei passeggeri che provengono da stati esteri. Più che altro, si tratta di una proposta avanzata dal Consiglio Federale elvetico e che dovrà essere esaminata dalle Camere. Come è noto, i duty-free sono accessibili soltanto dai passeggeri che stanno lasciando un determinato aeroporto e non anche a quelli che sono in arrivo. L’iniziativa svizzera tenterà di modificare queste restrizioni, anche perché sono circa quattro anni che in territorio elvetico si va avanti con proposte, consultazioni e pareri in questo senso.

 

La legge attuale prevede che gli oggetti acquistati in tali negozi, i quali sono ubicati in una zona franca per quel che concerne la tassazione, vanno esportati dalla dogana svizzera per usufruire dell’esenzione tributaria, dunque si può ben comprendere come i soggetti idonei a effettuare un’operazione simile sono soltanto quelli in partenza. Se la proposta verrà accettata, comunque, l’esenzione sarà ovviamente valida anche per i contribuenti che arrivano dall’estero, una novità che è stata vista come un possibile sostegno all’economia della confederazione europea, soprattutto per quel che riguarda il giro d’affari fatto registrare dagli aeroporti.

 

Ci sono però due punti di vista in tutta questa faccenda che fanno pendere la visione da una parte all’altra. In effetti, chi è favorevole all’ampliamento dei duty-free, ritiene che si possano ottenere incrementi occupazionali, maggiori ricavi (anche 50 milioni di franchi ogni anno) e uno sviluppo positivo del settore turistico in Svizzera; d’altro canto, c’è chi è convinto che si tratti di una iniziativa in contrasto con i dettami della Costituzione federale e che non sia prevista in alcun modo dal diritto dell’Unione.