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Studi di settore Basilicata: redditi avvocati sotto la media nazionale

In Basilicata esercitare la professione di avvocato non sembra facile. Basti pensare che alla Cassa forense gli iscritti sono poco più di 1.300, ma di questi ben 900 conseguono un reddito che non supera i 13 mila euro annui. Il dato, in particolare, è stato reso noto dal rappresentante degli Ordini professionali all’Osservatorio regionale istituito di recente per mettere a punto in materia di studi di settore degli adeguamenti in linea con le tendenze economiche locali. Su scala nazionale, gli iscritti alla Cassa forense sono quasi 137 mila, ragion per cui solo l’1% circa degli avvocati iscritti è lucano; il reddito medio degli avvocati della Basilicata, in base ai dati del 2006, è pari a 26.272 euro rispetto ad una media nazionale di 49.213 euro annui, ragion per cui sono evidenti le difficoltà dei legali della Basilicata nel poter dichiarare somme che possano essere congrue e coerenti con gli studi di settore. Nella regione il 63,7% degli avvocati iscritti alla Cassa forense è uomo, ed il 36,3% è donna, mentre in termini numerici gli avvocati sono maggiormente iscritti all’ordine di Potenza, ed a seguire Matera, Melfi e Lagonegro.

Per fascia d’età, gli avvocati lucani hanno in prevalenza un’età compresa tra i 35 ed i 39 anni, ed hanno in media un reddito netto pari a 23.216 euro. Di contro, la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, ed in particolare l’Ufficio Analisi e Controlli, ha rilevato come nel distretto di Potenza, su un totale di 560 avvocati iscritti all’ordine, ce ne siano ben 301 che dichiarano di percepire annualmente un reddito compreso tra 0 e 15 mila euro.

Di conseguenza, l’Osservatorio non ha potuto non dedurre come la causa legata al 53,75% di avvocati, che non guadagna più di 15 mila euro, sia da spiegarsi con la mancata dichiarazione di effettivi ricavi visto che non si spiega come una famiglia monoreddito con due figli a carico ed una moglie possa mantenersi con meno di 15 mila euro all’anno. E’ proprio così? Ebbene, il rappresentante degli Ordini professionali, intervenendo a difesa della categoria, ha invece sostenuto che il possibile occultamento dei ricavi sia probabilmente da spiegarsi con la mancata fatturazione di piccole transazioni familiari per una categoria che, tra l’altro, lamenta difficoltà sia per quanto riguarda le tempistiche, spesso lunghe, di riscossione delle parcelle, sia la durata, spesso interminabile, delle vie legali.

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