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Studi di settore: parte il restyling in chiave federale

Gli studi di settore, al fine di essere sempre più conformi ed al passo con le realtà economiche e territoriali nelle varie aree dell’Italia, aprono ufficialmente all’ingresso dei Comuni negli Osservatori regionali per mettere a punto, riguardo agli studi, un vero e proprio restyling in chiave federale. Non a caso, nella giornata di ieri, 3 luglio 2009, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha firmato un Provvedimento in virtù del quale i Comuni italiani apporteranno, grazie a rappresentanti dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), una effettiva partecipazione all’elaborazione degli studi di settore in sede di Osservatori regionali. Negli Osservatori regionali sugli studi di settore, quindi, è prevista in via permanente la presenza di un rappresentante dell’ANCI ai fini della individuazione di condizioni che a livello locale sono specifiche per l’esercizio di determinate attività. In futuro, gli studi di settore saranno così sempre di più predisposti sulla base di differenziazioni territoriali anche grazie alla nomina, nella Commissione degli Esperti, di due rappresentanti dell’ANCI.

In particolare, la nomina del rappresentante ANCI negli Osservatori Regionali è a cura ed a garanzia del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, mentre i rappresentanti ANCI nella Commissione degli Esperti, che prenderanno parte ai lavori, saranno nominati, su segnalazione dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per mezzo di un apposito decreto ministeriale. E se quindi in futuro gli studi di settore saranno rimodulati in funzione delle economie del territorio, per quest’anno i contribuenti soggetti agli studi di settore si sono dovuti “accontentare” dei correttivi anticrisi predisposti dall’Amministrazione finanziaria per tenere conto della difficile situazione economica e congiunturale dello scorso anno.

Applicando i correttivi, in particolare, il contribuente può mantenere la coerenza dei propri indici reddituali e di costo con quelli che si ricavano dagli studi di settore tenendo conto, ad esempio, dei surplus di costi sostenuti lo scorso anno a causa dell’impennata dei prezzi dei prodotti energetici; oppure si può ancora far leva su correttivi che permettono di “rientrare” negli studi anche se il volume d’affari conseguito nel 2008 risulta essere inferiore alla media storica.