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Ridurre costi della politica e delle tasse

Oltre l’80% del gettito fiscale allo stato italiano arriva dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Quasi duecento euro a testa é il costo della democrazia ogni anno ai circa due milioni di contribuenti campani, secondo uno studio della Uil che ha illustrato in questi giorni a Napoli i risultati sui costi della politica e le possibili soluzioni per ridurli. E come possibile soluzione una riduzione dei costi della politica che, come sottolinea il sindacato, non si tradurrebbe in una diminuzione della democrazia per i cittadini, anzi in un aumento della democrazia, mettendo gli interessi del cittadino al primo posto alleggerendo innanzitutto il carico fiscale.

In questi giorni di festeggiamenti dell’Unità Nazionale, appare opportuno comprendere quanto ad esempio ci costa la nostra rappresentanza democratica nel nostro Paese. La democrazia costa, è quindi un fatto innegabile, a questo punto occorre chiedersi quanta parte dei costi del suo funzionamento è inevitabile, se ci sono degli sprechi di denaro, a quanto ammontano e di quali si può fare a meno.

Ridurre i costi della politica non significa ridurre l’esercizio della democrazia – commenta il segretario generale della Uil di Benevento, Fioravante Bosco, a margine del convegno a Napoli -, ma rafforzarla lenendo la pressione fiscale su chi la subisce, pagando le tasse. Sono infatti i lavoratori dipendenti e i pensionati che contribuiscono per oltre lo 80% al gettito fiscale dello stato italiano. In Campania, e anche nel Sannio, rispetto al reddito pro-capite, c’è uno dei livelli di imposizione fiscale fra i più alti d’Italia se pensiamo a Tarsu, addizionali Irpef Regionali e alle Accise sulla Benzina. Denaro dei lavoratori speso senza che spesso al dazio sborsato corrisponda un servizio di spessore. Soltanto trovando le risorse da investire nella qualità dei servizi pubblici, dove spesso i tagli sono solo ragionieristici e lineari, si potrà creare sviluppo per la Campania e le sue province.