Home » Agenzia delle Entrate » Redditometro: ancora troppo pochi contribuenti sono congrui

Redditometro: ancora troppo pochi contribuenti sono congrui

I dati che giungono dalle rilevazioni del nuovo redditometro (lo strumento fiscale che misura la capacità contributiva in base a determinati elementi di ricchezza) non inducono all’ottimismo: in effetti, secondo quanto affermato dall’associazione Contribuenti.it, ben tre soggetti su quattro non rispetterebbero la congruità in questione, vale a dire non sarebbero in linea con le richieste dell’Agenzia delle Entrate in merito al reddito imponibile, fattori da cui poi si ricavano le imposte da pagare. Le difficoltà di questo metodo innovativo sono dunque di tutta evidenza. In particolare, l’accertamento sintetico, il quale dovrebbe è in grado di ricostruire alla perfezione il reddito dei contribuenti analizzando i diversi consumi effettuati e il tenore di vita condotto, appare come troppo stringente, se è vero come è vero che ben pochi italiani sono risultati allineati alle nuove esigenze. Che cosa è emerso, di preciso, dalle stime di Contribuenti.it?


Lo Sportello del Contribuente è impegnato in questo continuo monitoraggio sulla situazione dell’evasione fiscale nel nostro paese e, in base a questa analisi, è risultato che nel 2008 la percentuale di soggetti non congrui al redditometro era pari al 74,6%; a due anni di distanza, in questo periodo d’imposta si prevede invece una crescita sostenuta verso il 78,2%, un aumento che comunque ha delle spiegazioni precise. Una risposta in tal senso l’ha fornita Vittorio Carlomagno, il presidente dell’associazione fiscale, il quale ha parlato espressamente di incongruità dovute sostanzialmente alla forte evasione delle tasse che ancora persiste in Italia.

Tra l’altro, soltanto due anni fa il fenomeno risultava essere vicino al 25% del prodotto interno lordo, una stima che deve indurre a riflettere. Rimane comunque la fiducia: lo stesso Carlomagno vede nel nuovo redditometro lo strumento più adatto per scongiurare l’evasione e far emergere quei redditi che vengono nascosti (il riferimento va sia al lavoro autonomo che a quello dipendente), esaminando con cura i beni utilizzati e i servizi posti in essere.