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Redditometro incostituzionale secondo l’Adusbef

Siamo in dirittura d’arrivo per l’approvazione del redditometro 2013 e come è logico che sia le associazioni dei consumatori manifestano il loro dissenso rispetto a questo ulteriore provvedimento. Secondo l’Adusbef, il redditometro 2013 sarebbe incostituzionale nonché contrario allo Statuto del contribuente.

L’Adusbef, l’associazione in difesa dei diritti dei consumatori ha dichiarato che il redditometro violerebbe gli articoli 3, 24 e 53 della Costituzione e dello Statuto dei diritti del contribuente. Innanzitutto si contesta che sia a carico del cittadino l’onere della prova per discolparsi e giustificarsi da eventuali spese fatte eccedendo il reddito dichiarato del 20 per cento e secondo il presidente Lannutti “numerose pronunce consolidate di Cassazione deve essere il Fisco a dover provare l’incoerenza del reddito in ordine alla presunzione semplice dell’accertamento sintetico”.

Inoltre, sempre secondo l’associazione, l’Agenzia delle Entrate è impegnata su più fronti e dispone già di molti strumenti utili al controllo dei conti correnti bancari e postali con i quali si possono incrociare i dati dichiarati e quelli relativi alle spese realmente sostenute, dichiarando che il calcolo da effettuare tramite redditrometro è “solo un’inutile vessazione”. I controlli del redditometro partono da marzo, e se lo scostamento è superiore al 20 per cento, parte l’accertamento fiscale; sarà suo compito dell’Agenzia inviare al contribuente una comunicazione sull’inizio dell’attività istruttoria preventiva, invitandolo ad un primo confronto per dare chiarimenti.

Altra caratteristica contestabile, è il fatto che il redditometro sia retroattivo (il calcolo redditometro si effettua per redditi  risalenti al 2009)  e ciò sarebb in contrasto con quanto affermato nell’articolo 3, primo comma, della legge n. 212/2000, in base al quale le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo.

Il Redditrometro, secondo l’Adusbef “invece di contribuire alla lotta all’evasione fiscale sta ottenendo l’effetto di un ulteriore risentimento dei contribuenti onesti, trasformando il Fisco e un vero e proprio Stato di polizia fiscale”.

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