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Pressione fiscale 2013 al 53%

La pressione fiscale effettiva è salita al 53 per cento, mentre l’economia “sommersa” varrebbe circa il 18 per cento del prodotto interno lordo. Sono queste le principali considerazioni formulate dal presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, che in una recentissima audizione in Parlamento ha citato i dati forniti dal Ministero dell’economia, definendo “molto grave” il problema  dell’evasione fiscale, e sottolineando le divisioni esistenti sul tema del suo contrasto.

Stando a quanto ricordato da Giampaolino, a fronte di quasi 5 milioni di contribuenti che svolgono attività produttive indipendenti, a maggiore rischio di evasione, i controlli posti in essere dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate sarebbero meno di 200 mila. In pratica, ogni contribuente che svolge attività indipendente sarebbe sottoposto a controllo mediamente una volta ogni 20 anni.

Tra le principali propensioni “a non dichiarare”, vi è certamente l’Iva. Secondo i calcoli, la sottrazione di imposta valutata dalla Corte dei Conti si aggira “in 46 miliardi di euro nel 2011”. Sommando all’Iva i dati sull’Irap, “il vuoto di gettito creato dall’evasione stimato dall’Agenzia delle Entrate ammonterebbe nel solo 2011 a 50 miliardi” (vedi anche pressione fiscale sempre più alta, articolo del quale parlammo qualche settimana fa).

Per quanto invece concerne la propensione all’evasione, “Sud e Isole realtà dove è più intensa con oltre il 40% dell’Iva e il 29% dell’Irap, a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese”. Per quanto prevedibile, se si ragiona in termini assoluti, “le differenze si invertono: la maggior parte dell’evasione si concentra sul Nord-Ovest, zone nelle quali si realizza la quota più rilevante del volume di affari e redditi”.  Infine, Giampaolino ricorda ocme il problema dell’economia sommersa abbia raggiunto “dimensioni rilevanti: fino al 18% del Pil”.

La pressione fiscale – rapportata al Pil depurato dall’economia sommersa – “si è così impennata fino al 53 per cento” ha spiegato la Corte dei Conti, “dieci punti oltre quella apparente”.