Cedolare secca 2011 ancora in standby

 L’imposta sostitutiva sui redditi da locazione, ovverosia la cedolare secca sugli affitti, che entrerà in vigore proprio a valere sull’anno in corso, è comunque a conti fatti ancora in standby. A metterlo in evidenza è stato il portale di annunci immobiliari online Idealista.it nel sottolineare, di conseguenza, come la cedolare secca 2011 sia da considerare allo stato attuale solamente come ai blocchi di partenza. Al riguardo facciamo un po’ d’ordine: la prima cosa, su cui non ci piove, è quella che prevede l’entrata in vigore, il 7 aprile 2011, del decreto legislativo sul federalismo fiscale municipale che, tra i provvedimenti previsti, contiene anche quello per l’imposta sostitutiva sui redditi da locazione; il decreto, infatti, entrerà in vigore dopo che da poco è avvenuta la pubblicazione dello stesso sulla Gazzetta Ufficiale. Ma non basta l’entrata in vigore del Decreto affinché la cedolare secca 2011 sia pienamente operativa in quanto serve che venga approvato il relativo Decreto attuativo.

Alberghi: l’Iva è dovuta nel paese del committente

 Anche quando si tratta di parlare di camere d’albergo ha senso introdurre la disciplina relativa all’Imposta sul Valore Aggiunto: più in particolare, nell’ipotesi di prestazioni di intermediazione, allora l’Iva è dovuta nella nazione del committente, ma solo se quest’ultimo è anche un soggetto passivo dal punto di vista tributario. Cosa succede invece se lo stesso soggetto è un privato? L’imposta in questione è sempre dovuta, ma nel paese in cui viene posto in essere il servizio alberghiero, vale a dire nel posto in cui è ubicato con esattezza l’immobile coinvolto. Inoltre, i pasti e le bevande dell’albergo vengono a essere fornite, ma non come normale prestazione di ristorazione o di catering, se al contempo non si presenta anche un supporto per quel che concerne il consumo da effettuare in maniera immediata. Tutte queste disposizioni possono essere facilmente estrapolate da uno specifico testo normativo, il Regolamento 282 di quest’anno del Consiglio dell’Unione Europea.

Contrasto evasione fiscale: i risultati degli ultimi dieci anni

 Oltre 230 miliardi di euro di imponibile evaso e recuperato dal Fisco a fronte di quasi 350 mila tra evasori totali, lavoratori in nero ed evasori paratotali scoperti dalla Guardia di Finanza. Sono questi, dal 2001 al 2010, i dati ufficiali su dieci anni di lotta all’evasione sui quali la CGIA di Mestre ha effettuato alcune analisi. Innanzi tutto, considerando il numero di evasori scoperti, negli ultimi dieci anni il Fisco ha sottratto loro una media di quasi 64 milioni di euro al giorno. Ma che fine fanno o devono fare queste ingenti risorse finanziarie recuperate? Ebbene, secondo il Segretario dell’Associazione degli artigiani mestrina, Giuseppe Bortolussi, a fronte di un dato di tutto rispetto servirebbe destinare le risorse recuperate andando ad abbattere la pressione fiscale a favore dei contribuenti che pagano le tasse fino all’ultimo euro, altrimenti questi subirebbero la beffa di continuare a subire a conti fatti una pressione fiscale alta nonostante il loro comportamento corretto.

Contribuenti.it: l’Italia si segnala per la lentezza dei rimborsi

 Lo Stato italiano non può certo essere catalogato come un buon pagatore in questo preciso momento storico: anzi, i versamenti fiscali, ma non solo, vengono effettuati in costante ritardo da parte delle nostre amministrazioni finanziarie. In effetti, secondo quanto rilevato da un’indagine di Krls Network of Business Ethics per contro di Contribuenti.it, il tempo necessario per il rimborso di tasse e imposte è addirittura superiore ai quattordici anni (14,1 per la precisione), di gran lunga superiore alla media che viene invece registrata nel Vecchio Continente (dodici mesi). La classifica in questione non fa certo onore al nostro paese, il quale occupa la prima posizione dei paesi più lenti per quel che concerne i rimborsi tributari appunto; seguono a ruota altre nazioni, tra cui possiamo elencare la Turchia (4,2 anni), la Grecia (3,8 anni) e la Spagna (2,3 anni), mentre stati importanti come la Francia, l’Inghilterra e la Germania sono senz’altro più virtuosi, visto che sono in grado di pagare gli indennizzi, rispettivamente, in 1,6, 1,2 e 0,8 anni.

I milionari Usa disposti a pagare maggiori tasse

 La notizia arriva direttamente dall’America, mentre qui in Italia si parla ogni giorno di balzelli fiscali troppo alti e quasi impedenti alla crescita del Paese, negli Stati Uniti ci sono almeno un centinaio di milionari che invece vorrebbero pagarne di più e hanno scritto al governatore dello stato Andrew Cuomo. Questa strana (almeno per noi) iniziativa, presa da circa cento facoltosi abitanti chiedono di prolungare la cosiddetta tassa per i milionari, un provvedimento che sarebbe dovuto scadere ad aprile che preleva una sovrattassa sugli individui che guadagnano più di 200.000 dollari all’anno e le famiglie con un reddito sopra i 300.000. La domanda viene spontanea; perchè? La ragione è che vogliono fare la loro parte per aiutare lo stato ad affrontare la crisi di bilancio, una ragione sociale quindi.

Tassa sulle grandi ricchezze, proposta Cgil

 Una tassa sulle grandi ricchezze, ovverosia sui contribuenti italiani ricchi e ricchissimi, il 5% circa, ragion per cui ne sarebbe comunque esentato il 95% dei cittadini. E’ questa la proposta della Cgil al fine di reperire risorse, fino a possibili 18 miliardi di euro annui, da andare a redistribuire alla collettività, a partire chiaramente dai più bisognosi. Questa tassa sulle grandi ricchezze, in accordo con quanto spiega il più grande Sindacato italiano, si andrebbe ad applicare solamente su quelle famiglie la cui ricchezza complessiva supera il livello degli 800 mila euro; quindi, ai fini del raggiungimento o meno di tale limite andrebbero conteggiate le case, ma anche le giacenze nei conti correnti e gli investimenti in azioni, titoli di Stato ed obbligazioni.

La Finlandia applicherà il reverse charge all’edilizia

 L’inversione contabile, meglio conosciuta con il termine anglosassone “reverse charge”, è un particolare meccanismo che prevede una specifica eliminazione della detrazione fiscale dell’Iva sugli acquisti: l’imposta non viene dunque applicata nel momento in cui il cliente viene a qualificarsi come professionista o imprenditore nei confronti dei fornitori. Nell’ipotesi, poi, di una qualifica come consumatore finale, la detrazione viene ad essere esclusa allo stesso modo. Nel nostro paese questo strumento si addice perfettamente al settore dell’edilizia, ma l’Italia non è l’unica ad adottarlo; in effetti, anche la Finlandia sta provvedendo in tal senso, visto che i soggetti Iva della nazione scandinava sono tenuti ad emettere una sorta di autofattura, soprattutto quando si ha a che fare con i subappalti del comparto in questione.

Dichiarazione dei redditi e prima casa, chiarimenti Entrate

 Non tutti i contribuenti, in sede di dichiarazione dei redditi, sono obbligati a presentarla. In certi casi, ed in particolare per redditi bassi, può infatti scattare l’esonero. E’ il caso, in accordo con una nota ufficiale emessa in data odierna, venerdì 25 marzo 2011, dall’Agenzia delle Entrate, di chi ha solamente redditi da terreni e da fabbricati; se il reddito complessivo è sotto i 500 euro, e non ci sono altri redditi da dichiarare, allora scatta l’esonero per quel che riguarda la dichiarazione dei redditi. Pur tuttavia occorre fare attenzione all’abitazione principale che, relativamente ai casi di esonero con limite di reddito, deve essere inclusa. Quindi, porta ad esempio proprio l’Amministrazione finanziaria dello Stato, se il contribuente possiede solo redditi da terreni e fabbricati, per 450 euro relativi ad un terreno, e per 700 euro dati dall’abitazione principale, allora il totale fa 1.150 euro; essendo 1.150 euro superiori al limite dei 500 euro, allora il contribuente è obbligato alla presentazione della dichiarazione dei redditi e, quindi, non può scattare l’esonero.

Inventari: in caso di assenza scattano gli studi di settore

 La sentenza di due giorni fa della Corte di Cassazione ha chiarito alcuni aspetti relativi all’applicazione degli studi di settore: in base a questa pronuncia, infatti, l’accertamento posto in essere mediante questi specifici strumenti tributari diventa automatico nel momento in cui una società non riesce a provare l’esistenza del libro degli inventari. Questo documento ricostruisce in maniera precisa tutto l’imponibile aziendale, anche attraverso delle presunzioni o con l’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente che viene coinvolto. La precisazione si era resa necessaria alla luce di un ricorso della nostra amministrazione finanziaria, la quale voleva riconosciuto come valido un accertamento di questo tipo. Piazza Cavour ha preso spunto direttamente da un testo normativo, il Dpr 600 del 1973 (“Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi”), visto che l’ufficio delle imposte ha la facoltà di ricavare il reddito d’impresa partendo dalle stime e dalle informazioni che sono state raccolte, decidendo se è opportuno o meno prescindere da quanto risulta dal bilancio e dalle scritture della contabilità.

Elusione fiscale: una questione di famiglia a Milano e Vicenza

 L’elusione fiscale è un fenomeno di cui si parla meno diffusamente rispetto all’evasione, eppure anch’esso rappresenta una piaga da contrastare nella maniera più efficace possibile: come è noto, si tratta di una serie di tentativi di ridurre il carico tributario attraverso lo sfruttamento opportuno di agevolazioni, esenzioni e facilitazioni. Uno degli ultimi accertamenti posto in essere dalle direzioni provinciali di Milano e Vicenza della nostra amministrazione finanziaria ha consentito di portare alla luce proprio una vicenda di questo tipo. In effetti, quattro fratelli che risiedono nelle due province avevano posto in essere una operazione elusiva piuttosto complessa; al termine dei controlli di rito è stato possibile accertare il mancato versamento di ben quindici milioni di euro nelle casse statali, pagamento a cui i contribuenti coinvolti hanno provveduto immediatamente.

Federalismo fiscale a costo zero per l’Erario

 Gli effetti del federalismo fiscale, ed in particolare del federalismo regionale, unitamente a quello cosiddetto municipale, in quanto riguarda i Comuni, saranno a costo zero per le casse dello Stato centrale. Questo perché a fronte delle tasse e delle imposte che resteranno sul territorio lo Stato italiano effettuerà tagli ai trasferimenti per gli stessi importi. Quindi, per l’Erario il federalismo fiscale è senza costi così come stabilito dal legislatore con la cosiddetta Legge delega; pur tuttavia, in questo valzer di somme devolute, e di trasferimenti tagliati, ci saranno, almeno all’inizio Regioni che ci perderanno ed altre che ci guadagneranno. Quali sono queste Regioni? Ebbene, al riguardo la CGIA di Mestre, attraverso il proprio Ufficio Studi, ha effettuato una simulazione/proiezione rilevando come allo stato attuale a guadagnarci saranno Regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Questo perché con la nuova “regola” che le tasse resteranno sul territorio proprio le Regioni del Nord sono quelle destinate ad avere più soldi in tasca, mentre al Sud invece resteranno sul territorio meno risorse.

Giordania e Algeria, la leva fiscale per calmare le proteste

 Algeria e Giordania sono due nazioni piuttosto vicine in questo momento, soprattutto se si effettua un ragionamento prettamente tributario: in effetti, gli stati in questione sono accomunati da un utilizzo strategico della cosiddetta “leva fiscale”, la quale può consentire di affrontare in maniera migliore la crisi finanziaria, oltre al rincaro di materie prime, generi alimentari e quant’altro. Si tratta di un indicatore dell’intensità della politica fiscale adottata, calcolato attraverso la misura dell’impatto della stessa sul livello del reddito. Ebbene, i governi di Algeri e di Amman hanno pensato bene di sfruttare a fondo tale opportunità, visto che le tensioni sociali e politiche continuano a riempire le loro piazze. Partendo dalla nazione africana, c’è da dire che di fronte all’incremento delle tariffe di beni come olio e farina si è intervenuti sospendendo i diritti doganali, le tasse e i tributi relativi a olio e zucchero, una misura che rimarrà in vigore almeno fino al prossimo 31 agosto.

Federalismo fiscale regionale: rischio aumento tasse locali

 Con l’entrata a regime del federalismo fiscale regionale, si rischia un aumento delle tasse locali fino, complessivamente, a ben sei miliardi di euro. A ricavare questo dato è stato l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre andando ad applicare i contenuti e le disposizioni presenti attualmente nel decreto sul federalismo fiscale regionale in discussione presso la Commissione bicamerale. Al riguardo, innanzi tutto, l’Associazione degli artigiani mestrina fa presente come il dato ricavato, frutto di una stima, sia del tutto teorico in quanto si basa sul presupposto che, a partire dall’anno in corso, e fino all’anno 2015, le Regioni italiane vadano ad aumentare l’aliquota regionale, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), fino al livello massimo consentito dal Decreto stesso. Ma a quanto ammontano queste aliquote massime?

Friuli Venezia Giulia: disponibile il 730 in lingua slovena

 Come accade di consueto, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di venire incontro alle esigenze linguistiche di quei contribuenti che risiedono nella regione Friuli Venezia Giulia, ma che parlano in sloveno: Obrazec 730/2011 e le sue relative istruzioni sono già presenti online, all’interno del sito web della nostra amministrazione finanziaria, insieme alle istruzioni per la compilazione del documento relativo alla dichiarazione dei redditi pensato appositamente per questa minoranza presente in Italia. L’obiettivo è quello di rendere ancora più semplice questo adempimento tributario. Tra l’altro, il sito internet delle Entrate diventa in questo modo ancora più internazionale e globalizzato, con una gamma di prodotti e software a disposizione di un vasto novero di contribuenti. Cosa c’è da dire in merito a questi nuovi documenti redatti appositamente in sloveno? Il 730 in questione deve essere usato da quei soggetti che sono lavoratori dipendenti o anche dai pensionati, in modo che abbiano l’opportunità di dichiarare i redditi che sono stati percepiti e guadagnati nel corso dell’ultimo anno.