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Dichiarazione redditi: 5xmille all’Unicef, ma su 10 euro solo 6 ai poveri

Quante volte al supermercato troviamo dinanzi a noi giovani studenti che chiedono un contributo per associazioni ummanitarie: la fame nel mondo, l’Aids, sclerosi multipla, sono solo alcuni dei mali che attanagliano il pianeta in questo secolo.

Piccoli gesti, pochi euro che possono fare qualcosa, se siamo in tanti a contribuire. Per dovere di cronaca dobbiamo però dire che non tutto il denaro che doniamo va realmente ai bambini poveri. L’Unicef per esempio si avvale di quasi un milione di euro di consulenze in Italia e 16 milioni di dollari di altre collaborazioni esterne a New York, 956mila euro di spedizioni postali a Roma e 74 milioni di dollari investiti dall’ufficio centrale negli Stati Uniti per la comunicazione interna e istituzionale.

Ci sono quindi parecchi costi da sostenere. Sono inoltre da aggiungere l’affitto delle sedi e l’acquisto di beni per la raccolta dei fondi: quasi un miliardo di dollari di gestione generale.

Tenendo bene a mente tutti questi costi, per una donazione di 10 euro, meno di 6 andranno a un progetto per aiutare un bambino. L’Unicef nel 2006 ha raggiunto la cifra record di 5 milioni e 900mila euro di donazioni attraverso la dichiarazione dei redditi.

Su 10 euro, spendere 4 per l’Unicef é troppo? Siamo quind di fronte e una vera e propria tassa burocratica, troppo alta rispetto a quel 30% di costi amministrativi previsto negli Stati Uniti come quota massima di spesa che una Ong deve destinare ai propri uffici. L’unicef conta ben 37 sedi nazionali per i Paesi industrializzati del mondo e il comitato italiano è al sesto posto per denaro trasferito alla sede di New York: nel 2007 la sede italiana ha ottenuto 61 milioni 83mila euro di donazioni ma ha trasferito all’Unicef internazionale 42milioni 288mila. In pratica di tutte le donazioni il comitato di Roma ha trasferito all’agenzia Onu il 69,3%, registrando quindi una percentuale di costi amministrativi del 30,7%.