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Comuni-Entrate: alleanza anti-evasione funziona

L’alleanza anti-evasione tra il Fisco e tantissimi comuni italiani che hanno già aderito al “patto” non solo funziona, ma sta iniziando a dare i primi frutti. Ad esempio, in Emilia Romagna, così come riferisce la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, a soli sei mesi dalla stipula dell’alleanza anti-evasione con i comuni, sono già stati già notificati numerosi accertamenti a fronte di un vero e proprio boom di segnalazioni. Nei mesi scorsi, l’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha siglato con l’Agenzia delle Entrate l’alleanza anti-evasione, e successivamente i comuni, in questo caso dell’Emilia Romagna, hanno via via aderito all’iniziativa che, cosa non trascurabile, permette loro non solo di avere un ruolo attivo nel contrasto all’evasione con le segnalazioni, ma anche di incassare il 30% delle maggiori imposte che il Fisco sarà in grado di recuperare.

Finora ad aderire sono stati complessivamente 148 comuni dell’Emilia-Romagna, pari al 43% del totale e con la quasi totalità di tutti i capoluoghi di provincia: da Cesena a Ferrara e passando per Ravenna, Bologna, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena e Forlì; ma ci sono anche città come Riccione, Imola, Faenza e Carpi che rappresentano dei rilevanti centri per l’attività economica. Al momento, l’attività congiunta Fisco-Comuni ha portato in Emilia-Romagna a rilevare oltre 0,5 milioni di euro di maggiori imposte cui vanno aggiunte le sanzioni e gli interessi; questo a fronte di oltre mille segnalazioni dei comuni emiliano-romagnoli e ben quattro milioni di euro di maggior imponibile accertato.

In termini percentuali, le maggiori imposte accertate sono state quelle del settore immobiliare e del patrimonio edilizio tra case non dichiarate e canoni di locazione in nero. A seguire ci sono le maggiori imposte accertate a seguito di fenomeni di elusione fiscale per quanto riguarda la cessione di unità immobiliari; ulteriori casi che hanno portato all’emersione di maggiori imposte sono avvenuti per residenze fittizie, circoli privati che, invece, esercitavano l’attività di ristorazione, e capacità contributiva elevata da parte di soggetti che, invece, hanno dichiarato un reddito non compatibile con il proprio stile di vita.

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