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5 miliardi di euro in più dalle nuove tasse

5 miliardi, questo il conto dei rincari e delle nuove tasse che sono state già decise ed introdotte dagli esecutivi precedenti. L’aumento iva di un punto percentuale (si passa quindi dal 21 al 22 %, vedi anche aumento iva 2013) è stato già deciso dal Governo Berlusconi che ha introdotto l’aggravio del tributo indiretto per avere una maggiore garanzia in materia di pareggio di bilancio. Alla fine l’aggravio dell’imposizione è stato spostato sino alla data del 1° luglio 2013, e l’introduzione potrebbe comportare aumenti tra 20 e 60 euro per famiglia che alla fine si tradurrebbero in maggiori entrate per circa 2, 1 miliardi di euro. Tuttavia le stime sono solo teoriche visto che il recente aumento di un punto percentuale iva (si è passati dal 20 al 21 %) non ha garantito il gettito sperato in virtù della contrazione dei consumi (il calo alla fine è stato di circa 2 punti percentuali).
La possibilità di evitare l’aumento di un punto percentuale iva è legato ad un possibile riordino dei bonus fiscali e assistenziali. Anche se in pratica difficilmente potrà essere realizzato un progetto del genere, mentre più realisticamente occorrerà attendersi maggiori risorse da parte dei tagli operati dalla spending review o di trovare ulteriori risorse in altri contesti.
Discorso analogo vale per l’imu in materia di fabbricati del gruppo D (capannoni, alberghi e impianti). Su tali fabbricati infatti l’acconto sarà pagato con l’aliquota dello 0,76 per cento e sarà interamente devoluto allo Stato. Tuttavia la riduzione di tale valore rispetto al passato, nell’anno passato l’aliquota è stata mediamente dello 0,95 %, dipenderà da alcuni fattori. In particolare l’aumento del moltiplicatore comporterà un aggravio dell’8,3 % a parità di aliquota comporterà in ogni caso l’aumento di aliquota. Dopo vi saranno anche l’eliminazione di tutte le agevolazioni automatiche previste per lo scorso anno e anche la possibilità che i Comuni portino all’1,06 % l’aliquota in modo tale da incassare la relativa addizionale.
Alla fine se tutte le città optassero per l’aumento imu l’aggravio per i cittadini sarebbe di circa 1,5 miliardi di euro in più.