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Tremonti prosegue la stretta offshore sulle tasse

Una delle novità introdotte con le ultime misure anti-crisi firmate dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, potrebbero rovinare i sonni tranquilli di molti imprenditori che hanno deciso di sviluppare una fitta rete di società in paesi europei vantaggiosi dal punto di vista fiscale. Infatti, vengono estese a tutti i paesi stranieri le regole che sono attualmente previste per i paradisi fiscali veri e propri. Per fare un esempio, se una società controllata da soggetti italiani, ma con sede all’estero, pagasse localmente meno tributi rispetto a quello che succederebbe in patria, allora dovrà provvedere a versare la differenza al suo fisco nazionale. Qual è l’intento della norma? Sostanzialmente si vogliono limitare al massimo gli arbitraggi fiscali, vale a dire la scelta di collocare la sede di un’impresa in un paese che consente di pagare meno tasse. Sarà ora compito delle banche documentare che gran parte delle fonti di finanziamento e dei ricavi sono nate nel territorio di insediamento.

 

Casi simili sono molto frequenti soprattutto nel settore della moda: il gruppo Prada, Benetton, Fendi e Bulgari, solo per fare alcuni esempi, sono tutti titolari di una o più aziende nei Paesi Bassi. Si tratterebbe dunque di una bella svolta, dopo decenni di “lassismo” e laissez-faire in questo ambito. Il fine ultimo di queste disposizioni sembra essere quello di recuperare gettito fiscale, in un momento in cui le casse pubbliche vivono un momento ben difficile. Un altro obiettivo del ministro Tremonti potrebbe anche essere quello di indurre il governo olandese e molti altri ad alzare l’aliquota sulle royalties.

 

Nel caso si dovesse superare il 13,75%, il prelievo verrebbe riportato a più della metà di quello italiano e non vi sarebbero problemi con le holding all’estero. Rimane però il rischio contestazioni: tra i problemi maggiori c’è la mancanza di una data di efficacia delle norme, un elemento espressamente richiesto dallo Statuto del contribuente.