Federalismo fiscale: rischio divario economico per un italiano su due

Nel nostro Paese un italiano su due, per la precisione il 50,2% della popolazione, teme che l’entrata in vigore del federalismo fiscale contribuirà ad allargare il divario economico tra il Nord ed il Sud del Paese. A rilevarlo è il Censis nel sottolineare come le attese sulla riforma del fisco in senso federalista spacchino in due il Paese. Il Rapporto del Censis arriva tra l’altro proprio oggi, giovedì 3 febbraio 2011, quando da pochissime ore la Commissione Bicamerale, con un pareggio, 15 a 15, ha respinto il Testo sul federalismo fiscale proposto dall’attuale Governo in carica. In ogni caso,il Censis ha altresì rilevato, con una maggioranza al Nord, che poco più di quattro cittadini italiani su dieci ritengono che comunque il federalismo fiscale potrebbe portare nel nostro Paese ad una riduzione dello spreco di denaro attraverso una migliore gestione dei soldi pubblici.

Fisco: Confesercenti presenta i balzelli d’Italia

La tassa sui gradini, quella sull’ombra, ma anche quella sui ballatoi, la tassa sulle paludi e quella sulla raccolta dei funghi. Sono queste alcune delle tasse che fanno tribolare gli italiani e che la Confesercenti ha “riunito” in un Rapporto dal titolo “Balzelli D’Italia“. Nel documento viene descritto il “bestiario” delle tasse più assurde, curiose, ma anche antiche ed insopportabili. L’Associazione degli esercenti al riguardo ha voluto dimostrare come nel nostro Paese sia necessaria una riforma del Fisco urgente affinché vengano restituite all’Italia delle prospettive di crescita solide. Tra le altre imposte del “bestiario” c’è quella su caccia e pesca, sui cani, sul bestiame, ma anche “tasse patriottiche” come quella sul Tricolore. Questo dopo che a Desio l’Amministrazione comunale ha chiesto ad un albergatore, sebbene poi sia stata fatta marcia indietro, un tributo per l’esposizione della bandiera dell’Italia e dell’Unione Europea.

Federalismo fiscale con amministratori responsabili

In materia di federalismo fiscale non si arriverà da subito, specie nelle Regioni italiane che sono in maggiore difficoltà, ovverosia quelle del Mezzogiorno, ad una riduzione delle tasse. A dichiararlo, nel corso di un convegno promosso dalla Regione Molise, avente come titolo “Per il Sud qualcosa di nuovo:regionalismo e federalismo possono ancora convivere“, è stata Renata Polverini, Governatore della Regione Lazio, la quale in particolare ha sottolineato come serva che si guardi non solo alla riduzione delle tasse, ma anche al miglioramento dei servizi a fronte, per il futuro, della crescita di una classe di amministratori che sia responsabile.

Tasse locali in crescita, ogni italiano paga 1.200 euro

1.233 euro all’anno per ogni cittadino. È la somma dei tributi che ogni cittadino italiano paga in termini di tasse locali. È il dato emerso da uno studio della Cgia di Mestre in base a un’analisi del suo ufficio studi sulla pressione tributaria locale, ovvero la somma delle entrate che sono versate a Comune, Provincia e Regione in rapporto ai residenti di quel territorio. Gli studi evidenziano che sono i Comuni appartenenti alla regione Lazio a pagare più tasse locali, in quanto l’addizionale regionale Irpef e l’aliquota dell’Irap sono state portate ai valori massimi stabiliti dalla legge.

Milano: il sindaco Moratti preme per il federalismo fiscale

Il federalismo fiscale comincia a fare proseliti, almeno per quel che concerne il territorio lombardo: Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha infatti espresso il suo desiderio di vedere applicato in tempi brevi il provvedimento tanto sognato dalla Lega, un desiderio che è dettato soprattutto da motivi finanziari. In effetti, volendo considerare esclusivamente l’Imu, la nuova tassa unica sugli immobili che ha sostituito l’Ici, il comune meneghino riuscirebbe a incassare in tal modo ben 169 milioni di euro in più, una vera e propria boccata di ossigeno per le proprie casse. La priorità milanese è dunque il federalismo, una volta attuato il quale si procederà con i programmi relativi al lavoro. L’intervista della Moratti è stata molto chiara in questo senso: le stime sono più che positive secondo il sindaco, ma il federalismo può rappresentare una sorta di incentivo benefico.

Confesercenti contro il federalismo: aumenta le tasse delle pmi

L’ultimo studio approntato dalla Confesercenti mette in luce una realtà piuttosto amara per quel che concerne il progetto di federalismo fiscale che l’attuale esecutivo si appresta a porre in essere; in effetti, l’associazione di categoria, la quale rappresenta gli interessi delle piccole e medie imprese attive nel commercio, nei servizi e nel turismo, ha messo nero su bianco dei dati che testimoniano come il progetto in questione porterà a un inasprimento tributario nei confronti di alcuni contribuenti. In particolare, in base a questo rapporto, i lavoratori autonomi e le stesse pmi dovranno far fronte a un maggior carico in questo senso, con l’addizionale Irpef regionale ancora più salato di quello attuale.

Irpef, Iva e Irap: cosa cambia con il federalismo

Quello del federalismo fiscale è e sarà nel nostro Paese un processo lento e lungo visto che solo nel 2018 si arriverà ad una piena e totale attuazione che stravolgerà i meccanismi di tassazione con lo Stato che, in particolare, non staccherà più “assegni” a Province ed Enti locali, e con un’autonomia fiscale che sul territorio dovrebbe garantire autosufficienza e meno sprechi con vantaggi per tutti. Questo è quanto ci si aspetta, ma chiaramente solo davanti ai fatti compiuti ed ai dati ufficiali si potrà capire se effettivamente il nuovo modello federalista potrà, tra l’altro, contribuire ad arrestare un’emorragia caratterizzata da un debito pubblico che, anno dopo anno, non fa purtroppo altro che aumentare. E allora, cosa accadrà nel breve, nel medio e nel lungo termine per imposte come l’Irpef, l’Irap e l’Iva?

Federalismo secondo Fazio migliorerà la sanità

Il Consiglio dei ministri approva il maxi-decreto legislativo sul federalismo fiscale, il provvedimento che comprende le nuove disposizioni sulla finanza regionale, provinciale e sui costi standard in sanità. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha riferito, lasciando Palazzo Chigi, che il testo del decreto legislativo unico non è stato modificato rispetto a quello iniziale e che il decreto dovrà essere ora sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni e all’esame del Parlamento. Solo dopo questo iter il decreto tornerà in Cdm per l’approvazione definitiva.

Imu: il Federalismo introduce una tassa di compravendita

La principale novità che riguarda la nuova imposta comunale sugli immobili si riferisce sostanzialmente alla sua bipartizione; in effetti, in aggiunta al consueto prelievo sul possesso dell’immobile stesso, i Municipi potranno ricavare del gettito tributario anche da una innovativa tassa sulle compravendite, con un’aliquota che varierà dal 3% (nell’ipotesi della prima casa) fino al 7% (nel caso degli altri immobili). L’introduzione appena descritta è stata sancita dall’ultimo testo relativo al Federalismo fiscale dei comuni del nostro paese, un provvedimento che, tra l’altro, verrà discusso proprio oggi in seno al Consiglio dei Ministri. Ma cerchiamo di comprendere nel dettaglio le novità fiscali del decreto in questione. Anzitutto, sarà creato un apposito fondo quinquennale, la cui alimentazione dipenderà dalle entrate di diversi tributi, tra cui l’imposta di registro, quella di bollo, le tasse ipotecarie e l’Irpef sui redditi di tipo fondiario. Inoltre, quando si provvederà a iscrivere al catasto i cosiddetti immobili “fantasma”, il gettito in sovrappiù spetterà ai Comuni, con una compartecipazione pari al 50% per quel che concerne i ricavi derivanti dalla lotta all’evasione.

Finanziaria: prima casa rimane esente da imposte

Il federalismo fiscale non toccherà la legislazione sull’imposta prima casa e portera’ probabilmente anche alla cedolare secca sugli affitti. La finanziaria ieri e’ stata per la prima volta presentata ufficialmente dal governo subito dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri in seduta straordinaria. La prima casa restera’ esente dall’imposta Ici quindi, come ha annunciato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi e rispondendo a chi parla di costi del federalismo fiscale, sostenendo che il vero costo per l’Italia é non farlo.

La prima casa restera’ esente dall’imposta – ha affermato il ministro -. Ho sentito parlare dei costi del federalismo fiscale: il costo c’è se non si fa, se si lascia fuori controllo la finanza pubblica. Abbiamo avviato la simulazione su Provincie e Comuni, sulle Regioni non siamo pronti a dire cosa dare di fiscalita’ propria, lo sapremo a luglio.

Le nuove prospettive per Anagrafe Tributaria e Federalismo Fiscale

L’Agenzia delle Entrate ha messo in campo delle importanti soluzioni per quel che riguarda il Federalismo Fiscale e la cosiddetta Anagrafe Tributaria: in particolare, sono state ideata soluzioni relative ai servizi che vengono catalogati per regioni e comuni, al sostegno offerto agli enti presenti sul territorio per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale, agli strumenti tecnologici all’avanguardia volti ad elaborare un gran volume di dati in poco tempo, solo per citare alcuni esempi. Il tutto è stato deciso nel corso dell’audizione dello scorso 18 febbraio, la quale si è tenuta presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe Tributaria: il direttore delle Entrate, Attilio Befera, ha voluto sottolineare, nel corso del suo intervento, come sia necessario intervenire proprio su questa anagrafe, dato che si vogliono introdurre vari progetti per favorire l’integrazione tra le varie amministrazioni locali.

 

Roma dà il via alla sperimentazione del federalismo fiscale

Roma è ufficialmente il primo comune d’Italia a dare il via alla sperimentazione del cosiddetto federalismo fiscale, il noto provvedimento tributario adottato dal governo: la firma che sancisce l’avvio del programma è arrivata nella giornata di ieri, quando è stato concluso proprio in Campidoglio un protocollo d’intesa tra il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), Sergio Chiamparino, e il presidente dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale dell’Anci (Ifel), Angelo Rughetti. Un’attuazione, dunque, molto importante, che viene già presentata come portatrice di risultati positivi in termini di servizi più efficienti, a tutto vantaggio dei cittadini. Ma, al di là dei proclami, cosa cambia con il federalismo fiscale?

 

Federalismo fiscale: i pensionati chiedono servizi e sanità efficiente

In Italia i pensionati sono preoccupati sulle ricadute a livello economico e sociale che avrà su di loro il federalismo fiscale; in scia ai processi di riorganizzazione dello Stato, che comunque non saranno brevi, i pensionati sono infatti molto interessati a come verrà strutturata l’offerta dei servizi sociali e di quelli sanitari. In merito se ne parlerà dall’11 al 13 settembre prossimi durante l’undicesima Festa nazionale dei pensionati della Confederazione Italiana Agricoltori; la manifestazione, organizzata dall’Anp, l’Associazione nazionale pensionati, sarà proprio l’occasione per fare il punto su come il federalismo fiscale sarà in grado di generare ricadute, auspicabili positive, sul sistema delle autonomie.

Federalismo fiscale: le implicazioni sull’Ue a 27

L’entrata in vigore della legge delega sul federalismo fiscale è stata senza dubbio un evento molto importante: attraverso questa introduzione normativa, infatti, si è proceduto alla riforma del titolo V della costituzione regolando l’assetto dei rapporti “tra centro e periferia”. L’intento principale del federalismo fiscale è soprattutto quello di riallocare l’equilibrio di risorse dal Nord verso il Sud, ma quello che bisogna sottolineare è che esso fa parte di un più ampio programma di riconfigurazione delle amministrazioni europee, anche e soprattutto mediante il rafforzamento del ruolo delle regioni (in particolare quelle dei paesi della Scandinavia) e il contenimento della parcellizzazione comunale. È ormai passato un anno dall’introduzione, in alcuni paesi dell’Unione Europea, di questo progetto: quello che bisogna comprendere ora sono le modalità di applicazione del federalismo all’interno dei paesi dell’Unione e quale livello di crescita può produrre il sistema impositivo di finanziamento dei vari stati, tenendo presenti le differenze che esistono a livello di amministrazione (vi sono ad esempio nazioni molto “centraliste”, come la Francia e il Regno Unito).